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Nel silenzio delle nostre coscienze chiediamo scusa al piccolo Checco

“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e cammina a testa alta muore una sola volta” - Giovanni Falcone -

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venerdì 17 aprile 2015
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Anche Checco, un bambino di solo quattro anni, vittima della disumana violenza di un mondo adulto sempre più impazzito, ci ha lasciati; ci ha lasciati con un vuoto profondo ed incolmabile.

La sofferenza dei genitori disperati per una morte così innaturale, è anche la nostra sofferenza.

Oltre alla solidarietà umanamente dovuta, c’è da chiedere scusa per non essere riusciti a garantire al piccolo Checco di vivere la sua vita, stroncata da un male che trova le sue responsabili radici negli avvelenatori della nostra madre Terra, una Terra pattumiera che uccide anche i bambini, vittime innocenti di un mondo tutto da cambiare, se non si vogliono cancellare tutte le possibilità di vita umana, su questa nostra martoriata Terra, dove e sempre più, la gioia di vivere diventa, come per la scomparsa di Checco, dolore, disperazione e morte.

Diventa tradimento; diventa speranza tradita e cancellata.

È questo il grave segno della disumanità italiana; è il grave segno per l’indifferenza della vita degli italiani che, oggi come non mai, possono innaturalmente morire in tutte le età, sempre più per cause non naturali, ma per mali voluti e costruiti dall’uomo.

Il piccolo Checco che esce dalla vita a solo quattro anni è anche lui come tanti altri bambini sfortunati, vittima di un mondo sbagliato; di un mondo dal corso deviato, dove non c’è assolutamente rispetto per la vita umana di qualsiasi età.

Tutto può essere sacrificato agli egoismi umani che non hanno rispetto per l’uomo ed ancor meno per la natura, sempre più ammalata di uomo.

E così, con la gratuita licenza di maltrattare la natura e di violentare il proprio habitat, sempre più invivibile, la nostra madre Terra (l’Italia e soprattutto il Sud, ne è un grave esempio), regala a piene mani, morte in tutte le età.

Sono questi tanti morti, il prodotto del male fatto dagli uomini alla natura che soffre per le tante violenze ed i tanti abusi che subisce.

Caro piccolo Checco per farti vivere non sono bastate le carezze e le preghiere del Papa Francesco; non è bastata la solidarietà umana dei tanti che si sono affezionati a te e ti hanno veramente voluto bene, sperando in quel miracolo che non c’è stato, di vederti in vita; di vederti crescere e vivere la tua vita su questa Terra che ti ha visto vivere per pochissimo tempo e dopo un breve inferno terreno, nel dolore di chi ti ha voluto tanto, tanto bene, te ne sei andato.

L’imperdonabile tuo male, il tumore che ti ha stroncato, è il frutto della Terra campana in tante sue parti, sempre più avvelenata dall’uomo che ne abusa, non rispettandola.

La morte innaturale di un bambino come Checco è una grave sconfitta per tutti; è una vera e propria catastrofe umanitaria; una catastrofe umanitaria che non può né deve assolutamente passare inosservata, ma che deve diventare parte delle nostre coscienze per cambiare a fondo il corso della nostra vita; per impegnarsi a cambiare il corso della vita del nostro Paese e del mondo che sta precipitando sempre più, nel fondamentalismo dell’indifferenza umana.

Caro Checco oltre al tuo posto d’onore tra gli angeli del Paradiso, avrai un posto importante anche nel mondo dei giusti su questa nostra maltrattata Terra.

Oltre alla denuncia, affinché gli uomini non si rendano più oltre responsabili di morti innocenti, per colpa delle violenze umane alla madre Terra, ci sarà da parte dei tanti saggi del mondo,un Progetto uomo che avrà le sue basi in un sano ed armonico rapporto con la natura, con la Terra da rispettare, per così garantire la vita che diversamente sarebbe assolutamente impossibile e quindi sempre più negata.

Checco caro, riposa in pace; rimani sempre al fianco della tua mamma che, purtroppo, soffre di un dolore che l’accompagnerà per tutta la vita e solo il tuo gioioso bel visino di bambino che voleva fortemente vivere, potrà aiutarla a sopportare il disumano calvario delle sue tante sofferenze terrene.

Checco non ci lasciare; sii sempre presente tra noi, con la tua forte immagine di bambino che ama la vita; sii affettuosamente sempre con noi e tra noi.

Soprattutto, non lasciare la tua mamma sola a soffrire in disperato silenzio con se stessa.

A volerti bene, non sono solo i tanti disperati della Terra dei fuochi con tante mamme che hanno visto morire i loro figli proprio come te, vittime innocenti del più grave male del nostro tempo.

Purtroppo, non è tanto e solo la crudeltà di quel tumore che ti ha tolto la vita, quanto anche quella pazzia umana senza freni e senza limiti che si è impossessata delle coscienze confuse di tanta gente del mondo dell’apparire, sempre più indifferente all’essere, impegnata a fare e farsi male pur di soddisfare le smanie infinite dei loro godimenti terreni, radicati fortemente e sempre più, nella corsa sfrenata all’avere, con un apparire che sta fortemente compromettendo il futuro dell’uomo su questa maltrattata nostra Terra che sta per implodere, non potendo più oltre, sopportare le violenze, costrette a subire per mano dell’uomo.

Sono queste, l’emblema di un degrado della Terra che è ormai e sempre più, diventato anche il degrado delle coscienze degli uomini che si vanno spogliando dell’umanità dei giusti della Terra, per diventare ferocemente disumane e violente.

Fermiamo le mani assassine di chi non vuole bene alla Terra; di chi la violenta distruggendone le sue caratteristiche di vita, avvelenando l’aria, l’acqua, il suolo e quel cibo che poi, sulle nostre tavole, diventa sempre meno cibo della salute, per trasformarsi in cibo killer di morte; di morte anche di un bambino che ha succhiato il latte avvelenato al seno della propria madre che si è nutrita di cibo spazzatura, di cibo avvelenato che produce danni gravissimi fino alla morte per tanti, soprattutto innocenti bambini, costretti a pagare l’insana follia di chi ci avvelena, avvelenando la Terra e facendone morire anche tante piccole anime bianche, violentemente cancellate dal loro diritto alla vita. Purtroppo, sarà sempre più un diritto negato per colpa dell’orco assassino senza volto, in agguato in ogni angolo della Terra, pronto a fare male, per farsi, tra l’altro, male e per fare soprattutto male alle vite innocenti dei figli nati per vivere e non per tragicamente morire così come il nostro Checco, disumanamente strappato alle braccia della sua cara madre, distrutta da un dolore che nessuno e niente potrà cancellare dal suo animo di “madre addolorata”.

Cara mamma di Checco hai ben ragione a chiederti circa il nesso di causalità tra la morte di tuo figlio e l’ambiente avvelenato.

Purtroppo, non è assolutamente dovuto al problema del nostro DNA improvvisamente impazzito.

Si muore di tumore e ne sono sempre più vittime anche i bambini come il tuo piccolo Checco, per colpa di quei dannati veleni che ammorbano in Campania, la Terra dei fuochi e non solo in quella, ma anche tante, tante, altre parti del territorio campano e italiano, disumanamente avvelenato per trarne illegalmente profitto, avvelenando così l’aria, l’acqua, il suolo e quindi, in maniera tragica, il cibo che, mettiamo a tavola; quel cibo che fa dire a Pierre Rabhi, un grande difensore della Terra per l’uomo che, sedendosi a tavola purtroppo, non basta dire “buon appetito”; è sempre più necessario augurare “buona fortuna”; tanto, proprio in virtù di quel cibo avvelenato che mangiamo e che scatena gravi danni nel nostro organismo che non ha le necessarie autodifese per quei veleni infestanti che arrivano al nostro stomaco direttamente dal suolo che li ha innaturalmente ospitati per sola colpa dell’uomo avvelenatore che, così facendo, fa, tra l’altro, male anche a se stesso, preso da una incontrollabile furia omicida e suicida allo stesso tempo.

Chiudo questi miei pensieri tristi sul piccolo Checco, morto per quella violenta disumanità assolutamente poco umana che si accanisce sempre più contro la Terra, maltrattandola ricordando le sagge parole del Papa Francesco nella sua recente visita a Napoli, pronunziate per esprimere la vicinanza spirituale ad un popolo maltrattato ed offeso fin nella carne, “Auspico che la dignità della persona umana ed i diritti alla salute vengano sempre anteposti ad ogni altro interesse”.

C’è da augurarsi che le parole di Francesco, per Napoli, la Campania, l’Italia ed il mondo che soffre di uomo, violentatore della natura, possano un giorno produrre dei buoni frutti.

Tutti noi ne abbiamo bisogno; ne abbiamo bisogno per qualcosa che va oltre il presente e che riguarda tragicamente il futuro delle nuove generazioni, vittime predestinate di un rapporto sempre più demenziale dell’uomo con la natura che, in modo folle, violenta, distrugge e rende, con grave danno umano, assolutamente invivibile.

La risposta tragica alla domanda disperata della mamma di Checco sul nesso di causalità ambiente-salute, veleni-morte, viene dal libro recentemente pubblicato di Antonio Giordano e Paolo Chiariello; un libro illuminante sul danno alla salute dall’ambiente ammalato sin dal titolo “Monnezza di Stato - La Terra dei fuochi nell’Italia dei veleni”.

Un libro dalle amare verità scientifiche; leggendolo, si viene a conoscenza dei gravi mali uomo-Terra da cui è necessario assolutamente guarire; tanto, per non morire; tanto, per evitare la catastrofe umana che è ormai dietro l’angolo e verso la quale, in maniera indifferente, demenzialmente corre veloce l’uomo della Terra, facendo male alla natura che va invece rispettata, per non morire; per evitare tragicamente la fine di tutto.

La conclusione di questo mio ricordo appassionato del piccolo Checco, innaturalmente stroncato da un tumore che gli ha “regalato” l’umanità infame del nostro tempo, l’affido ad Antonio Giordano, autore di Monnezza di Stato.

Non ci potrebbero essere parole più appropriate delle sue, contenute nelle conclusioni (pag. 180 di “Monnezza di Stato”). Antonio Giordano, con l’autorevolezza e la passione antica della sua professione, ereditata, tra l’altro, dal padre professor Giovan Giacomo Giordano, attento studioso del cancro e delle implicazioni dell’ambiente sul crescente e sempre più diffuso insorgere di questa malattia, scrive: “Se è vero che non possiamo fermare il mondo, la tecnologia, lo sviluppo e il fantomatico benessere, siamo ancora in tempo per cambiare rotta per evitare che deragli. Riuscirci è ancora possibile, bonificando territori e coscienze, puntando sull’uomo e sulla sua umanità”.

Condivido in pieno il pensiero del prof. Antonio Giordano e lo faccio mio per quella parte di umano e sociale impegno che accompagnerà tutto il tempo della mia vita, ricordandomi e ricordando a tutti che non è assolutamente naturale far morire bambini come Checco di soli quattro anni, per gravi colpe di mani e menti umane che hanno avvelenato la Terra, unitamente alle coscienze degli uomini, in un mondo da fermare, per evitare che deragli.

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