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Il Cilento dei saperi eleatici, una grande realtà per il futuro del mondo

Il Cilento Terra dei tristi, un mondo sedotto ed abbandonato.
Il cammino del pensiero. Basta con la dimenticanza!
Una conquista di civiltà

📅 venerdì 11 dicembre 2015 · 📰 AttualitàCilento

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Purtroppo, il Cilento, pur essendo l’ombelico del mondo, per essere la Terra dei saperi eleatici (il pensiero parmenideo dell’Essere), assolutamente centrale per il futuro dell’uomo che inesorabilmente ha scelto la strada umanamente sbagliata del solo avere-apparire, non sa assolutamente che fare e come potrebbe essere una realtà territoriale saggiamente attenta al proprio futuro.
Un futuro già positivamente segnato e che ci viene in eredità da un lontano passato di saperi e di saggezza umana che i più preferiscono dimenticare, pensando in modo sbagliato, di percorrere strade altrettanto sbagliate e senza ritorno.
Questo povero e triste Cilento, abituato da tempo a farsi male per colpa dei suoi poco saggi uomini che lo governano, proprio non la smette di stupirci per le tante tappe forzate del suo cammino sbagliato; un cammino fatto di negatività umane che fanno tanto male al presente ed ancora più, fanno tanto, ma tanto male, al futuro cilentano.
A ricercarne le cause e la risposta possibile, c’è da dire che, tutto questo, non capita al sofferente mondo cilentano per pura casualità; non è assolutamente così, in quanto, come più in generale per l’Italia, trattasi di mali antropici, con gravi sofferenze umane che compromettono e non poco, la vita dell’insieme umano cilentano, sempre più dal futuro mancato; sempre più dal futuro negato.
La causa dell’arretratezza cilentana è, prima di tutto, una causa culturale; il Cilento, come gran parte del Sud, soffre di una profonda arretratezza culturale.

Nel Cilento c’è, purtroppo, un nanismo culturale diffuso e dominante; un nanismo che ha prodotto non sviluppo, con alla base una triste condizione umana, mista a rassegnazione ed a scelte di non protagonismo, quale quella dannata ed ormai di lungo corso, di trovare le soluzioni possibili per il futuro della propria vita, abbandonando il Cilento.
Una soluzione non soluzione che a danni aggiunge danni, sottraendo al Cilento quelle risorse umane (di cervelli e di braccia da lavoro), senza le quali non c’è sviluppo; non c’è possibilità alcuna di costruire insieme un progetto di sviluppo possibile sia dal punto di vista umano che dal punto di vista territoriale.
Il Cilento, in un tempo non lontano, Terra della civiltà contadina, oggi inesorabilmente ed a passi spediti, sta perdendo anche questa sua specifica identità umana dalle forti radici e dal forte e sacrale fare di un impegno diffuso di conservazione dei territori, strappati con sofferti sacrifici alla macchia mediterranea e con un fare saggio, terrazzati e piantumati (soprattutto con olivi e fichi), conservando una Terra - paesaggio non solo bella da vedere e da vivere per tutte le sue buone caratteristiche ambientali mediterranee, ma anche e soprattutto, per i suoi buoni e salutistici prodotti dai sapori antichi che ne hanno fatto per secoli una Terra del vivere sano, della longevità e della buona salute, così come riconosciuto dall’UNESCO, attraverso l’inserimento della Dieta Mediterranea, nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità.
Si è trattato di un grande ed importante riconoscimento interamente reso possibile dagli studi riguardante il rapporto cibo/salute, messi a punto per lungo tempo, sul territorio cilentano dallo studioso di nutrizione statunitense Ancel Keys che, attraverso i suoi studi antropico-territoriali, ha fatto conoscere il Cilento nel mondo come Terra del buon vivere e della buona salute.
Ma oltre a tutto questo, come attentamente studiato da un altro pensatore americano, il politologo E. Banfield, in senso generale il Sud, ed il Cilento in particolare è umanamente chiuso in se stesso; un mondo di solitudine, con radicate caratteristiche umane familistiche amorali, oggi tra l’altro, mutate in una condizione di individualismo che rende purtroppo invivibili tante realtà cilentane, non più realtà dove è bello vivere (paesi dell’anima), ma un mondo di profonda e sofferta solitudine (paesi senz’anima).
Che brutta mutazione genetica! Una situazione ormai e sempre più espressione di una vita non vita dell’umanità cilentana, oggi come non mai rassegnata al nulla esistenziale; tanto, con indifferenza per tutto e con una forte e determinata volontà di rifugiarsi sempre più nel mondo virtuale del web, con amici dialoganti, i soli invisibili del web; tanto succede al Cilento sedotto ed abbandonato, più che altrove, con conseguenze gravi per l’umanità cilentana che, un tempo, nel lungo corso della civiltà contadina era attivamente dialogante ed aperta al confronto con l’altro, bevendo spesso insieme un buon e salutare bicchiere di vino.
È questo il Cilento di oggi; un Cilento, più che mai sedotto ed abbandonato; un Cilento, terra di profonda solitudine, dove i suoi tanti paesi dell’anima, sono diventati sempre più paesi vuoti e senz’anima, con tanti scenari tristi dalle profonde sofferenze esistenziali che, volendolo, si possono eliminare, in quanto trattasi di sofferenze volute dall’uomo che nel Cilento, più che altrove, diabolicamente agisce facendo e facendosi male, aggiungendo così mali ai mali, senza saperne poi trovare le soluzioni possibili per uscirne.
Questo Cilento, va assolutamente riconsiderato; non può continuare ad essere familista ed ancora peggio individualista, senza una rete di insieme fatta di nuovi modelli educativi, i soli che possono produrre nuovi modelli di sviluppo possibile.
Un male antropico del Cilento, purtroppo, in continuità con il passato, sta nel fatto che si produce poca conoscenza e di conseguenza altrettanta poca innovazione; l’individualismo e la solitudine agiscono negativamente contro l’insieme solidale e contro la capacità di operare solidalmente per il bene comune; così facendo, proprio non si sa pensare positivo, pensando insieme al futuro, come un percorso umano fatto di idee condivise, utile alla gente non solo e tanto nel presente, ma soprattutto per quelli che verranno e che, nel Cilento, ombelico del mondo, per il suo patrimonio del sapere parmenideo dell’Essere, possono trovare le radici di un mondo nuovo.
Di un mondo di saperi e valori veri, non appiattiti sui falsi miti di un’umanità confusa che crede nel solo avere-apparire, avendo cancellato l’Essere e l’importanza di quei valori senza i quali c’è solo, il NIENTE UMANO, essendo l’avere-apparire, una grave negazione dell’Essere; una maledetta negazione dell’uomo in quanto “È”.
Nella conservazione delle radici del passato c’è il cammino possibile dell’umanità; c’è la strada maestra per il futuro dell’umanità.
È importante ricordare al Cilento ed ai cilentani, una significativa frase di Pitagora “Lascia che la tua mente inquieta ascolti e impari”.
Una frase importante che, travalicando i confini cilentani, meridionali, italiani, deve necessariamente raggiungere le menti inquiete dell’Europa, dell’Occidente e del mondo, aprendosi così ad un’attenta serenità di ascolto e predisponendo il proprio essere uomo ad atteggiamenti virtuosi finalizzati ad imparare, per meglio conoscere e capire gli altri; i tanti altri della Terra, portatori di diversità-ricchezza.
Come nel mondo, in senso più generale, anche in questa nostra piccola umanità cilentana, di utile riferimento per tutti “gli altri” della Terra, l’UOMO, è disumanamente attraversato da una grave ed insanabile crisi; una crisi fortemente antropica, l’amaro ed indigesto frutto degli egoismi umani che, molto inopportunamente, hanno fatto crescere le distanze umane, spingendo l’umanità confusa, alla rottura del patto sociale, mancando il quale non c’è assolutamente futuro per il mondo umanamente impazzito.
Il futuro possibile oltre che necessario, è una conquista di civiltà.
Tutti devono contribuire e partecipare attivamente per spianarne la strada, rendendo così il futuro possibile, una conquista del mondo; del mondo che verrà e che può essere salvato proprio dalla ricetta Cilento, terra del sapere parmenideo dell’Essere, il solo che può salvare il mondo impazzito dal devastante e sempre più diffuso modello unico dell’apparire-avere, un modello nemico del mondo; un modello assolutamente pericoloso per il futuro dell’uomo sulla Terra.
L’uomo deve sapersi ancorare al passato; alle radici del passato. Senza passato, nessun uomo della Terra, può avere futuro.
Il Cilento ha un importante passato; purtroppo, nessuno riesce a renderlo centrale per il futuro dell’uomo; ma, nonostante tutte le tante difficoltà e negazioni presenti, prima o poi accadrà, così restituendo al mondo, proprio attraverso il Cilento, ombelico del mondo, per il suo importante patrimonio di saperi, forti del pensiero dell’Essere parmenideo, le tante attese prospettive certe di un futuro possibile, oggi confusamente dimenticato, ma non certamente cancellato.
Tanto accadrà, in quanto trattasi di una conquista di civiltà che, non lo dico solo per buonismo umano, non potrà mai essere negata all’UOMO che, come ci insegna la sua secolare storia, ha saputo sempre dare risposte giuste alle sue difficoltà umane.
Le saprà sicuramente trovare e dare anche in questo inizio travagliato di Terzo Millennio, con una mondializzazione globale dei popoli dinamicamente in cammino, non essendo più disponibili alla stanzialità di sempre e convintamente in movimento per il grande progetto umano di società-mondo in una Terra-Stato.
Anche se sarà lungo e tormentato il percorso per il raggiungimento di tale importante obiettivo, arriverà comunque il giorno della riscossa e rinascita umana, universalmente intesa; sarà una grande rinascita che si lascerà dietro il disagio e le sofferenze di questo momento di grave confusione umana, non ultime quelle dell’immigrazione e della sicurezza, minacciata da un presente di barbaro oscurantismo che vuole sovvertire, cancellandola con la violenza, la Pace e la civiltà dei popoli della Terra.

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