LA NOSTRA TERRA. IL RITORNO ALLA TERRA
di Giuseppe Lembo | BlogC’è, in più parti delle regioni italiane, un ritorno alla Terra; un ritorno alla madre Terra, come richiamo alle radici, come attrazione fatale di un passato che, nessuno mai può cancellare, abbandonando la propria Terra.
Il fascino delle radici; il profumo delle zolle fumanti del proprio suolo natio, il forte richiamo delle pietre parlanti, sono ambasciatori di radici italiane nel mondo dei giovani; sono un richiamo per un ritorno alla Terra da vivere e da coltivare.
Sono un richiamo per il ritorno alla Terra ed al paesino silente in cui si è nati e/o dove sono nati i propri padri in fuga verso la città, considerata una grande occasione per la propria vita e per il futuro dei propri figli che, oggi pur essendo figli di un mondo cittadino, dove hanno respirato i fumi delle ciminiere industriali, avvertono il richiamo del loro mondo antico; di un mondo dei campi che, pur non conoscendolo e non sapendone niente, lo considerano un mondo amico; un mondo dell’anima dove è bello vivere, costruendoci con le braccia e con la mente il proprio futuro.
Un mondo dagli orizzonti lontani, fatto di un paesino dell’anima, ormai abitato solo da vecchi e senza giovani, per la fuga delle generazioni passate che avevano costruito altrove la propria famiglia ed altrove avevano riempito anche le culle vuote dei tanti territori minori soprattutto al Sud che in sé, rappresentano l’altra Italia; rappresentano quell’Italia silenziosa ed indifferente a chi non la considera una parte italiana dal futuro umanamente possibile, in quanto per abbandoni, degrado, desertificazione ed invivibilità diffusa, è ormai “dismessa” e quindi dal futuro negato.
È questa parte d’Italia, patrimonio comune delle regioni italiane, soprattutto del Sud, assolutamente indifferente ai più, la Terra della nuova vita; la Terra del miracolo alla vita per il ritorno inaspettato di un mondo giovane, non più entusiasta e/o più di tanto, attratto dalla vita urbana, dove in Italia e nel mondo, sono andati e sempre più perduti i veri valori della vita; dove, prima di tutto, sono scomparsi i valori uomo-uomo e poi in modo altrettanto drammatico, i valori uomo-natura-ambiente.
Ma, oltre al rapporto con l’altro, purtroppo, c’è stato e c’è un crescente deterioramento anche nel rapporto uomo-natura-ambiente.
Un rapporto, come quello umano, di crescente e sempre più diffusa indifferenza per tutto il mondo naturale che, così è diventato un mondo negato; un mondo che sempre più tragicamente vede l’uomo distante dalla natura, compromettendone il futuro, con le conseguenti e disumane condizioni di vita negata all’uomo ed al suo futuro.
Mentre succede tutto questo, con scenari tristi e per molti aspetti apocalittici c’è, come per incanto, un risveglio primaverile in un mondo di giovani meridionali che si sentono attratti dalla Terra dei padri; che sentono in modo coinvolgente il richiamo delle pietre parlanti dei paesi in cui sono nati.
Un richiamo a distanza che fa sbocciare, tra l’altro, una grande attrazione per la Terra abbandonata; un richiamo ed un forte fascino antico per un mondo di piccole umanità in via d’estinzione, purtroppo, da tempo lontano ed indifferenti ai più.
C’è un inaspettato cambiamento nei comportamenti umani; c’è finalmente un’inversione di tendenza. Oltre ai tanti giovani che continuano a fuggire, ci sono anche dei ritorni miracolosi.
Ci sono i figli di seconda e terza generazione che pensano di dover tornare e di vivere saggiamente sulla Terra dei padri, una Terra abbandonata, per la sola mala sorte dei tanti tradimenti subiti.
Il richiamo della Terra, anche se da parte di pochi, è un fatto nuovo di grande rilevanza; un fatto nuovo umanamente importante che può favorire il sorgere ed il risorgere territorialmente diffuso, di economie sommerse e/o del tutto cancellate.
Può favorire produzioni agro-silvo-pastorali fortemente compatibili, rigenerando così un sano e saggio rapporto prima di tutto uomo-uomo ed in modo assolutamente non secondario il rapporto uomo-natura-ambiente, rimettendo ordine al disordine umano e naturale, con l’uomo sempre più nemico della Terra ed accanitamente in cerca di guai, facendo e facendosi male, senza poi saper trovare le soluzioni giuste e necessarie.
Con il ritorno dei giovani alla Terra si può avere al Sud un mondo più a dimensione umana; si possono avere prodotti della Terra a chilometri zero e meno inquinati da veleni che, proprio non giovano alla vita dell’uomo in uno con la vita della Terra, sempre più ammalata di uomo; sempre più vittima sacrificale di un nanismo umano mai prima tanto pericoloso come lo è ora, per il futuro dell’umanità, fortemente ammalata di uomo.
L’Italia non può vivere le sue diverse realtà fisico-geografiche e territoriali senza l’uomo; senza i suoi borghi dell’anima; senza l’uomo guardiano intelligente dei territori che, terrazzandoli, dotandoli di naturali opere spontanee di ingegneria idraulica (la solcatura), alberandoli con piante messe a dimora dai nonni, per vedere poi i frutti raccolti dai nipoti; senza i vecchi mestieri fortemente legati alla Terra; senza la sua pastorizia di transumanza che, nelle diverse stagioni rendeva vive le località di montagna, di collina e di pianura, producendo il buon formaggio dal sapore antico, una suggestione magica che può tornare a fare parte delle nostre tavole, restituendoci il gusto dimenticato dei tanti vecchi sapori, da tempo scomparsi, perché scomparso dai tanti luoghi dell’anima, l’uomo che li produceva.
L’uomo nel nostro Paese ha storicamente vissuto in simbiosi con la madre Terra; una simbiosi che viene da lontano e poi cancellata per l’indifferenza umana di chi doveva garantirne le condizioni di vita, evitandone la fuga; di chi, sentendosi tradito, ha ritenuto umanamente giusto abbandonare la Terra dei padri e cercare per sé e per i suoi figli nuove condizioni di vita in un mondo umanamente migliore, pensando così di poter cambiare, il corso della propria vita, liberandosi dei tanti sacrifici e delle tante sofferenze da rendere la propria vita, una vita negata.
Ebbene queste Terre della partenza e dei sofferti addii dei tanti che si portavano dentro oltre al profumo ed ai sapori del proprio luogo natio, anche la saggezza del proprio essere uomini rispettosi dell’”altro” in quanto uomo e del proprio vivere in simbiosi con la natura e l’ambiente, parte del proprio mondo, parte della propria vita sana e saggia, oggi sono miracolosamente anche se per soli casi isolati, Terre di arrivi; Terre di ritorno nel mondo antico abbandonato dai padri.
Sono Terre di ritorno per i giovani che, rifiutando l’urbanità ricercata dai padri, le hanno pensate come il loro possibile mondo da vivere, lavorando i campi e producendo con le tecniche di lavoro antiche e moderne insieme, i buoni prodotti di una volta, il frutto di un amore profondo tra l’uomo e la sua Terra, un mondo fantastico che, vivendolo, non tradirà mai nessuno.
Nelle potenzialità italiane, ci sono oggi anche gli abbandonati territori minori; sono territori soprattutto del Sud; sono territori ormai senz’anima e senza quella necessaria presenza umana intelligente di guardiani attenti per conservarli al futuro.
Per capirne l’importanza è necessario conoscerne il valore umano e territoriale; è importante conoscere le loro risorse che sono utili per il nuovo italiano; per un nuovo italiano dove il mondo dei campi è fortemente centrale alla vita delle giovani generazioni, che diverse per obiettivi e per comportamenti di vita rispetto ai padri, vanno intelligentemente scoprendo l’utilità ed il valore delle abbandonate Terre dei padri; e così, sono oggi Terre di ritorno per innervarvi un nuovo mondo, con nuove umanità in cammino che preferiscono la “saggia” natura, alle barbarie di mondi che, pur ritrovandosi a vivere insieme, sono di fatto mondi lontani; mondi del tutto umanamente separati.
Il Grand Tour della nuova Italia e non è male pensarlo anche per la nuova Europa, comincia proprio da qui. Comincia dalla Terra, la grande e generosa madre per troppo lungo tempo violentata, maltrattata e sempre più abbandonata a se stessa.
Nel Grand Tour della Terra c’è il nuovo italiano; c’è l’atteso miracolo del nuovo italiano con visitatori in cammino sulle tante terre italiane del gusto, alla ricerca di cibi, da cui provandoli si rimane ancora oggi, come una volta, attratti ed affascinati.
I piatti italiani, il frutto della buona Terra italiana continueranno a fare da ambasciatori del gusto italiano tanto caro ai tanti gastro-turisti di tutto il mondo che oltre ai beni artistici da visitare, oltre alla ricerca di angoli sconosciuti del nostro Paese, vengono da noi per scoprire gli oltre quattromila prodotti tipici italiani, un mondo del gusto, veramente unico al mondo.
Vengono, attratti dalla natura e dai sapori, vengono presi dalla voglia di scoprire le tante suggestioni della ruralità italiana ed i tanti angoli sconosciuti di mondi naturali unici che in uno con un quarto dei monumenti globali del mondo posseduti dall’Italia, rappresentano il più grande patrimonio artistico-naturale del mondo.
Dalla campagna italiana viene il meglio delle tradizioni regionali di un Paese veramente unico per tradizioni, per paesaggi e per cibi con piatti dal sapore unico ed inconfondibile.
Nel salutare la buona novella dei tanti che, figli di emigranti, tornano alle campagne italiane e soprattutto alle campagne del Sud, ad alta voce, tifando per chi torna, c’è da fare delle attente riflessioni sulle cose da fare; tanto, al fine di evitare che l’entusiasmo georgico e bucolico insieme per la buona Terra, da opportunità di futuro, non si trasformi nel fallimento di una disumana delusione che restituirebbe così e per sempre le “Terre abbandonate”, ad un futuro di totale abbandono senza appello e senza ritorno.
Perché tanto non accada, è necessario che lo spontaneismo di chi torna per coltivare la Terra e dedicarsi agli allevamenti, abbia il sostegno intelligente delle istituzioni territoriali, per tutti quegli interventi a supporto, necessari ad evitare il fallimento di chi, spinto dall’entusiasmo del fare, torna alla Terra, pensandola come risorsa del futuro suo e della sua famiglia.
È assolutamente necessario sostenere le iniziative di ritorno. Prima di tutto, è necessario garantire i territori di vivibilità, di sicurezza e dei servizi essenziali (strade, acquedotti, luce elettrica, servizi socialmente utili al vivere civile); tanto, per attrezzare così come si conviene, anche le campagne del necessario al vivere sicuro ed umanamente possibile, attivando, tra l’altro, una rete di insieme condiviso, per favorire il dialogo, il confronto ed un fare allargato per la conoscenza, le innovazioni, il governo dei territori, l’uso intelligente delle risorse umane e la necessaria finalizzazione delle cose da fare per promuoversi turisticamente, salutisticamente e come Terre dove è bello vivere e dai sapori di un cibo della tradizione, forte del suo passato.
Il ritorno alle Terre dei padri deve trovare una condivisione allargata in progetti territoriali di insieme, dove, partendo dal passato, si possano innervare tecnologie ed innovazioni condivise, per utilizzare intelligentemente insieme, tutte le risorse agro-silvo-pastorali, nonché ambientali e turistiche dei territori che, da risorse abbandonate del passato, diventino altrettante risorse vive di un futuro che in tanti vogliono costruirsi come non mai prima, coltivando la Terra, da amare e da usare nel rispetto di una intelligente simbiosi uomo-Terra, uomo-natura-ambiente.
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