DOVE VA LA CULTURA ITALIANA?
di Giuseppe Lembo | BlogIn Italia e non solo in Italia, c’è una grave ed inarrestabile crisi per il mondo del libro sempre più indifferente ai più.
In Italia più che altrove si legge poco; si legge veramente poco. Tanto, ha creato situazioni diffuse di grande incertezza, per il futuro del libro; per il futuro degli scrittori e dei poeti italiani che, nel passato hanno avuto un ruolo importante per la crescita umana e sociale del nostro Paese; i libri grondanti di saperi e di valori, sono stati per lungo tempo il pane italiano, sono stati il primo oro della gente italica attenta al futuro da costruire insieme attraverso i percorsi di un pensiero condiviso fatto di idee in cammino, senza le quali proprio non si va da nessuna parte.
Oggi, purtroppo, non è così; oggi al fascino del libro con il suo penetrante profumo di inchiostro, si va preferendo, con un fare aggressivamente alternativo, il mondo del pensiero digitale; un mondo, per come usato ed abusato, sempre più un surrogato secondario nell’ambito della cultura italiana.
Questo mondo, in forte crescita, va determinando una grave condizione di crisi per il libro italiano e per gli scrittori che ne sono gli insostituibili protagonisti di sempre.
Una crisi di cui si parla molto e che va producendo i suoi danni con l’allontanamento crescente dei lettori non più interessati, non più attratti dalla lettura di libri, anche se trattasi di un importante ed insostituibile strumento di conoscenza; ieri come oggi e mi auguro anche per il domani, è stato ed è uno strumento del sapere assolutamente utile alla società italiana, una società in forte crisi ed in grave deficit di futuro.
Il miracolo di questo credo e di questo atto di speranza è rappresentato dallo scrittore Edoardo Albinati che, sfidando tutto e tutti, ha pubblicato con Rizzoli un libro di 1.300 pagine. Attenzione al numero delle pagine! Sono proprio 1.300!
Perché tanta abbondanza di pagine? Per raccontare in questo nuovo romanzo la Scuola; la Scuola di Albinati è il mondo.
Si intitola “La Scuola cattolica”. Con questo, assolutamente non comune libro, in quanto a spessore di narrazione, Edoardo Albinati si propone come primo e dichiarato obiettivo, quello di capire il mondo e di trovare un modo umanamente sicuro, da uomo tra gli uomini, per starci.
Siamo di fronte ad un evento narrato assolutamente e sorprendentemente nuovo. Nuovo anche per lo stesso Albinati, già autore di interessanti libri quali “Maggio selvaggio” e “Vita e morte di un ingegnere”.
Nella “Scuola cattolica” suo ultimo e poderoso lavoro, partendo da un nucleo centrale, la Scuola, gli anni della sua Scuola, con una narrazione allargata a grappolo, fa germogliare un raccontare per raccontarsi, abbondantemente ricco di interessanti spunti nuovi, unitamente a temi e riflessioni che accompagneranno per lungo tempo il lettore, pagina dopo pagina, fino ad arrivare alla fine del libro, segnato dalla pagina 1.294.
Veramente un bel percorso di impegno e di saperi per gli altri! C’è da dire entusiasticamente bravo ad Albinati; con coraggio ha osato tanto e fuori dal coro, gridando forte la sua fiducia per un futuro possibile; per un futuro che verrà anche per gli scrittori italiani, da tanti, già dati come rottamati; come dismessi ed ormai parte di un mondo del pensiero che non serve più; di un mondo ormai parte di cose inutili di cui si può fare assolutamente a meno.
Ma non è così! A dimostrarcelo è proprio Albinati che crede, come non mai, al suo futuro di scrittore anche in un diffuso clima italiano di crescente “dismissione” di un tutto che non può essere cancellato, in quanto serve al futuro; al futuro delle nuove generazioni che non possono pagare per i mali d’Italia, il frutto di un grande e diffuso nanismo umano e culturale che tanto fa soffrire il nostro Paese.
Albinati, da scrittore convinto di un futuro possibile anche per gli scrittori italiani, proprio non arretra, anzi con grande determinazione e coraggio si propone proponendosi con le sue 1.294 pagine, partendo dal racconto della sua esperienza legata agli anni della Scuola.
Si tratta di un racconto fortemente coinvolgente; ha al centro la Scuola di via Nomentana, il San Leone Magno, frequentata dal ragazzo Albinati.
Oltre a parlare della Scuola che Albinati considera senza confini come un vero e proprio spazio di un sapere mondo, porta all’attenzione la Scuola di San Leone Magno per parlare, tra l’altro, del delitto del Circeo, legato a giovani che avevano frequentato quella Scuola, un’importante palestra di vita.
L’occasione del raccontare per raccontarsi non è assolutamente cronachistica; l’autore macina con forte convincimento pagine su pagine per trattare temi importanti e di grande attualità, ieri come oggi; e qui la sua intelligente penna, da pensatore delle cose del mondo, allarga i confini ad innumerevoli argomenti quali la formazione del maschio, l’educazione cattolica, la famiglia, la borghesia, il sesso, la violenza spesso poco sotterranea di frustrazioni generate negli animi confusi della gente da tutte le richiamate cose insieme.
Il suo raccontare per raccontarsi Albinati lo tiene sempre attentamente ed intelligentemente sotto diretta osservazione; ne segue, da compagno di viaggio, tutte le diverse situazioni raccomandando ai lettori il da farsi; il come rapportarsi, facendosi coinvolgere, alla lettura; il come scegliersi le pagine da leggere, selezionandole ed evitando così di annoiarsi e/o di perdere del tempo prezioso in letture inutili.
Un libro, quello di Albinati, assolutamente nuovo; un libro fortemente originale per come pensato dal suo autore e per la sua narrazione senza termini di paragoni e/o di possibili accostamenti di stile e di contenuti.
È veramente ed in assoluto, un’importante novità letteraria; una novità che rompe la monotonia della scrittura, così come, non sempre felicemente, spesso si impone e si propone in un tempo come il nostro, dove c’è una grande indifferenza per tutto, soprattutto se trattasi di un tutto letterario assolutamente indifferente a chi legge; tanto, capita sempre più spesso; tanto, sempre più spesso, domina la scena, creando situazioni diffuse da scenari tristi e da mondi negati anche per un mestiere antico che è quello dello scrittore, sempre più senza futuro, per una crescente e diffusa disaffezione alla lettura, un insostituibile toccasana, veicolo di saperi, oltre che un grande godimento dell’anima.
Il fine che anima la scrittura di Albinati è quello di capire raccontandolo, il percorso della propria esistenza con tutte le esperienze vissute e/o vissute dagli altri; tanto, attraversandole con tutto se stesso, al fine di meglio capirle, per darsi un proprio saggio spazio di vita e trovando per questo, da parte di tutti, un proprio modo di stare al mondo, per essere utile a se stessi e più ancora agli altri; agli altri di un insieme umano che così com’è, rappresenta il mondo.
Per Albinati scrittore, anche la Scuola in sé è il mondo; dovendo raccontarsi e raccontare della Scuola-mondo, le 1.294 pagine sono tutte insieme, un insostituibile strumento di utile e condivisa conoscenza umana; uno strumento di utile e condiviso mondo dei saperi.
Sono in sé l’humus fertile di un dialogo vivo ed intelligente tra chi scrive e chi legge, seguendone l’anima narrante fino in fondo, senza dare segni di stanchezza, di fastidio e/o di indifferenza per le tante, ma tante cose lette, il frutto di una “formula” di libertà, da parte di chi scrive, convinto di potersi concedere tutto, senza trovarsi di fronte ad atteggiamenti di fastidio da parte dei lettori e/o peggio ancora di rifiuto per avere l’autore osato abusare della loro pazienza. Leggendo con la dovuta, paziente attenzione, questo libro-romanzo della vita di Albinati, ciascuno alla fine, ben cercando a fondo, può ritrovare molto di se stesso.
Così facendo, è questo l’importante messaggio delle 1.294 pagine scritte da Albinati per tutti noi e per ciascuno di noi, singolarmente inteso, possiamo ritrovare quella intelligente parte di noi che ci aiuta tra l’altro, a capire il significato della nostra esistenza, unitamente al modo di stare al mondo, come uomini del mondo e come insieme umano universalmente inteso.
Albinati, nella sua dimensione di scrittore libero, va per la sua strada, rompendo completamente gli argini del tempo e dello spazio.
Una libertà la sua, senza compromessi anche con il mondo dei suoi stessi lettori. Si concede tutto in libertà; è questa l’originalità della potenza espressiva e senza confronti della sua scrittura.
È questo di Albinati, un libro importante; un libro tutto da leggere; un libro dove il lettore, sfogliandolo o leggendolo, finisce dentro un mondo ed una vita, senza nessuna fretta di doverne poi uscire.
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