“ARRIVANO I NOSTRI”
di Paolo Abbate | BlogE’ proprio vero che la storia la scrivono i vincitori, che ci riempiono la testa di bugie, solo per giustificare le loro atrocità. In nome del progresso e della civiltà (la loro) l’uomo bianco ha commesso crimini di cui nessuno ne parla, né i libri di storia – almeno quelli su cui ho studiato - né i film, né altre fonti di informazione - salvo rare eccezioni.
Quanto erano cattivi quegli indiani nativi d’America che assaltavano le diligenze, che scotennavano i nemici uccisi per difendere le loro terre e tradizioni!
Insomma, dalla scoperta dell’America in poi si parla di 100 milioni di nativi sterminati dai colonizzatori bianchi, per impossessarsi delle ricchezze del territorio, per uso e consumo degli occidentali. Erano dei selvaggi da civilizzare, e così fu commesso un olocausto del quale la grande democrazia americana dovrebbe chiedere scusa e celebrane il massacro. Lo sterminio degli indiani d’America è come lo Shoah, entrato tristemente nei libri di scuola, ma di cui “nessuno parla, che ogni anno non viene celebrato, che non restituisce dignità alle vittime”.
Oltre alle terre, alle ricchezze naturali e del sottosuolo, i colonizzatori bianchi decimarono i pellerossa lasciando in cambio malattie inesistenti in America, come vaiolo, influenza, varicella, morbillo, tutte patologie sbarcate assieme agli occidentali.
Per non essere solo di parte, gli occidentali una cosa buona la fecero per mettersi in pace la coscienza. Fotografi professionisti lasciarono alla memoria dei posteri ritratti di indiani nativi, con i loro costumi tradizionali, specialmente delle donne, ritratte con il loro vestito e monili delle feste. Donne bellissime, onorate e rispettate dalla loro tribù, che posano tuttavia per i vincitori senza un sorriso, mostrando nel volto rassegnato tutto il dramma vissuto dalla loro gente. Con gli indiani d’America infatti morirono anche “le loro tradizioni, la cultura e venne distrutto per sempre un habitat naturale incontaminato”.
Il dramma tuttavia continua ancora oggi nelle foreste pluviali dell’America meridionale, dove i nativi vengono uccisi per impossessarsi delle loro terre, tagliare alberi secolari per far posto alle palme da cui si estrae l’olio.


Foto da Vintage everyday – GreenMe di 3 febb, 2017 - D.Trunfio
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