ITALIA SENZA SAPERE “Senza sapere - Il costo dell’ignoranza in Italia” di Giovanni Solimene (Editori Laterza)
di Giuseppe Lembo | BlogDa un intelligente ed attivo pensatore del Sud, un libro dal titolo e dal contenuto di grande, attuale interesse.
L’autore, Giovanni Solimene, un avellinese di Bagnoli Irpino, con grande spirito osservativo e diretta conoscenza numerica del fenomeno, ha messo il dito su una delle più gravi piaghe umane e sociali, maledettamente dannose per la società italiana, purtroppo ancora poco saggiamente, in diffuse condizioni di “senza sapere”.
La mancanza di sapere, fortemente esteso nella società italiana, è un danno grave per l’insieme italiano che ne soffre le conseguenze con danni in tutto e per tutto il vivere umano e sociale dell’Italia, fortemente e gravemente ammalata di mancanza di sapere.
L’Italia senza sapere è un Paese che non può migliorare e migliorarsi a fondo e tantomeno competere con gli altri d’Europa e del mondo che sono più attenti e più ricchi di sapere, una grande risorsa per il buon vivere dei popoli e soprattutto, una grande risorsa per il futuro dell’umanità.
Il sapere e questo lo sa bene il nostro autore che molto opportunamente scrive un libro dalle pagine amare per il danno che subisce il cittadino italiano, diffusamente un cittadino da serie B, è una grande risorsa umana, sociale ed anche territoriale per costruire condizioni di sviluppo diffuso, possibili solo se i territori da sviluppare sono ricchi di sapere.
Come individui, come popolo e/o come tempo storicamente definito, sono in sé espressioni di un sapere che giova al vivere meglio insieme, governando al meglio gli eventi che hanno necessariamente bisogno di sapere e di conoscenza per renderli utili all’uomo ed al suo insieme umano ben determinato nel suo tempo di vita, storicamente definito.
Da buon meridionale, una terra del sole fortemente vocata ai saperi dell’ESSERE, lo scrittore Giovanni Solimene, docente, saggista, mette il dito sulla triste piaga del non sapere italiano; lo mette in modo convinto e determinato parlando delle conseguenze per la società italiana che ne è drammaticamente vittima predestinata.
Dice Solimene “Gli investimenti di istruzione e ricerca ci costerebbero meno di quanto costa l’ignoranza”. Che disastro!
Soffriamo di ignoranza e dobbiamo, tra l’altro, sobbarcarcene il grave peso; un peso disumano e per molti suoi aspetti, insopportabile.
Chi e per quale regia del fare e soprattutto del pensiero italiano sceglie la strada tutta in salita del non sapere italiano per negare, così facendo, il futuro possibile, facendo male a tanta nostra gente che da “ignorante” vive male? Vive proprio male e non dà al Paese quell’apporto-risorsa dell’uomo e per l’uomo che viene proprio dal sapere; che viene al cittadino e poi oltre alla società del sapere individuale che diventa cammin facendo, sapere d’insieme per la società che ha in sé le sagge risorse per essere ed essere vissuta come società condivisa; come società del sapere delle tante anime pensanti socialmente condivisa.
Giovanni Solimene, insegnante della Sapienza dove dirige il Dipartimento di Scienze documentarie, linguistiche e filosofiche dice, con dati concreti alla mano che, questo nostro Paese del “senza sapere” è gravato dal costo disumanamente alto dell’ignoranza, sempre più gravemente diffusa, un male italiano che, attraversando il presente, diventa tristemente futuro.
Perché tutto questo? Perché si vuole inopportunamente infangare di ignoranza il nostro Paese con una storia di saperi che ci invidia il mondo?
Mi azzardo, senza tema di smentita a dare una risposta concretamente possibile; una risposta che ci nega al futuro, in quanto viene da un fare italiano gravemente mediocre con le radici nel tutto italiano e soprattutto nelle sfere confuse ed assolutamente poco illuminate di chi governa - sgovernando questo nostro Paese; di chi non vuole competitori saggiamente portatori di saperi, soprattutto in modo consapevolmente diffuso.
Una condizione italiana di società progredita, fatta di gente che sa e che è saggiamente capace di scegliere il meglio per se stessa e per l’insieme italiano, non è gradita ai poteri costituiti che, da dominatori, con il loro peso asfissiante sui dominati non vogliono essere infastiditi.
Preferiscono che i cittadini capiscano il meno possibile e da silenziosi toculacapo non infastidiscano il potere unico che, sempre più, così come va dimostrando, dando pienamente ragione alla tesi del “senza sapere italiano” di Giovanni Solimene, si è negativamente impadronito dell’Italia, compromettendone il presente e soprattutto il futuro, con un umano-sociale, sempre più culturalmente debole; sempre più culturalmente depresso.
È questa di Solimene una bella lezione di umanità italiana. Una lezione da testimone di vita del sapere che fa capire a chi vuole capire, aprendo gli occhi, quanto importante sia per l’uomo della Terra, italiano compreso, il sapere e la conoscenza per vivere bene con se stesso ed insieme agli altri della Terra.
Il nostro bel Paese, purtroppo e sempre più, soffre dei “troppi” che vogliono tutto per sé; tanto, va disumanamente determinando, il peso asfissiante dei dominanti sui dominati; così facendo, si rende il mondo italiano, un mondo chiuso ed assolutamente poco aperto e connesso prima di tutto nel suo rapporto d’insieme italiano e poi con il mondo che, diventa un mondo sempre più lontano da noi.
Tra le cause a base della nostra Italia “senza sapere”, ce n’è una fortemente strutturale. Noi Italia, siamo il Paese d’Europa con il più basso tasso di laureati.
Una condizione questa che proprio non giova. Non giova all’Italia che, facendosi male, non sa amare la cultura ed i saperi, creando il grave e diffuso male italiano del “Senza sapere”.
Viviamo nel tempo nuovo di una globalismo umano e del sapere che non fa sconti a nessuno.
L’unica difesa possibile per l’uomo e la sua società di appartenenza è proprio e solo nella cultura; è proprio e solo nel sapere, una grande difesa per i valori identitari delle comunità di appartenenza.
Siamo una società mondo e come tale una società aperta dove il protagonismo del fare discende direttamente dal protagonismo del sapere senza il quale come uomini della Terra e come società d’insieme, siamo assolutamente dal futuro negato.
È saggio quindi investire in istruzione e ricerca. Costa, come ci dice, dimostrandolo, Giovanni Solimene, meno di quanto ci costa l’ignoranza diffusa in cui viviamo per colpa di una mediocrità italiana che fa male a ciascuno di Noi e che di mediocrizzazione può anche morire.
Di mediocrizzazione sicuramente muore
Mi correggo e molto opportunamente, di mediocrizzazione ormai sempre più indigesta, l’Italia purtroppo muore nella più assoluta indifferenza italiana.
Giovanni Solimene, con il suo “Senza sapere. Il costo dell’ignoranza in Italia”, fa da par suo, un grande servizio all’Italia; un grande servizio non solo all’Italia di oggi, ma al futuro italiano che, per essere certo e vero, deve avere alla base il sapere.
Si tratta di un grande investimento italiano, in quanto determinerebbe una condizione di assoluta convenienza rispetto agli scenari tristi dell’ignoranza italiana, causa di gravi costi italiani umani, sociali e dal futuro negato.
Tanto non solo per il presente, ma soprattutto per il futuro che, così facendo, diventerebbe futuro italiano assolutamente negato; futuro italiano violentemente ucciso dal non sapere italiano.
Come fare per mettere mano all’ignoranza italiana, dal costo disumano, se non smantellabile almeno riducibile e di tanto? La via obbligata per tale saggezza del fare italiano è promuovere l’Italia della cultura, dei saperi e della conoscenza; tanto, in una con l’Italia della comunicazione autentica.
Sono queste le vie necessariamente obbligate per il nuovo italiano; un nuovo che deve essere liberato e ci deve liberare da una decadenza culturale che, avendo ormai superato i livelli di guardia, rappresenta in sé, un vero e proprio pericolo italiano. Tanto, per l’oggi italiano ed ancor più, per quel futuro italiano che ha assolutamente bisogno dei saperi per capire individualmente ed insieme agli altri, il nuovo del mondo; un nuovo, sempre più lastricato di innovazioni che bisogna saper governare per evitare i confini del proibito, soprattutto per quanto riguarda il mondo del lavoro già gravemente in crisi; già gravemente compromesso e sempre più, senza via d’uscita.
L’uomo quando sa è, con il suo sapere, una grande risorsa per il mondo. È l’uomo che non sa, l’uomo dell’ignoranza che diventa un problema.
Un problema grave, prima di tutto, per se stesso, ma non solo. Diventa un problema - peso per la società nel suo insieme che d’ignoranza agonizza e poi muore, senza soluzioni alternative, perché negate a chi, con occhi bendati, si è andato negando e si nega, facendosi male, alla conoscenza del mondo culturale, un mondo di casa e caro al nostro autore che, con forza e da protagonista, lo scorso anno scelse di dimettersi dal Consiglio superiore dei Beni culturali, non condividendo alcune scelte del ministero.
Oggi, in virtù del suo fare cultura, Giovanni Solimene, è, tra l’altro, il nuovo Presidente della Fondazione Bellonci, organizzatrice del Premio Strega. Subentra a Tullio De Mauro di recente scomparso, di cui a buon diritto, raccoglie l’eredità ideale e progettuale.
Giovanni Solimene, sa bene quanto sia necessario vincerla, non per se stesso, ma per l’Italia tutta, un Paese che deve saper credere nella cultura, come grande risorsa italiana, assolutamente necessaria per nuovi percorsi di vita italiana.
Per percorsi che devono dismettere quel “Senza sapere”, un grave danno italiano che produce, con il negativo dell’ignoranza italiana, una grave sofferenza di vita per l’Italia che di ignoranza, madre del mediocre italiano, muore. Il nostro Paese muore, rigenerandosi purtroppo, nei percorsi del negativo italiano, fatti di un potere senz’anima che cancella disumanamente il futuro italiano; tanto, per la grave mancanza dell’ossigeno del sapere che, con stravaganza, viene assorbito dall’ignoranza causando la negazione del sapere e del suo futuro di buona e saggia umanità condivisa in Italia e nel mondo sempre più globale.
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