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L’UOMO DEL MONDO DICE BASTA AL SUO INFAME “STATO DI FAME”

IL MONDO E’ IL SUO “STATO DI FAME”

📅 lunedì 27 marzo 2017 · 📰 AttualitàSalerno

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

L’emigrazione di massa è il nuovo schiavismo del Terzo Millennio. Ha per obiettivo dichiarato, lo sfruttamento dei migranti, cancellandone i diritti. Cancellandone e/o abbassandone i diritti umani di tutti, riducendo, così facendo, il mondo globale, alla triste condizione di migranti.

Il tempo in cui viviamo con le sue caratteristiche assolutamente nuove, è un tempo soprattutto nuovo per il comportamento degli uomini.
Degli uomini sempre più globali che, per non morire di diritti negati, si mettono in cammino, rivendicando per sé quel diritto alla sopravvivenza, non sempre riconosciuto dagli egoismi umani di chi può, a non cedere niente del suo agli altri del mondo che ne hanno bisogno; che ne hanno tanto, ma tanto bisogno, per non morire di quella “povertà amica” (si va per dire amica), che hanno tristemente ereditato quando sono venuti al mondo con il disumano destino di vivere sulla Terra, il proprio inferno terreno.
L’uomo della povertà diffusa, stanco di morire di fame conclamata, gridando il suo “basta”, si ribella ed affronta i rischi del mondo sconosciuto per chiedere a viva voce, il suo legittimo e naturale diritto alla vita.

Un diritto purtroppo non riconosciuto se non da leggi e trattati che nei fatti non servono a niente, in quanto non riempiono lo stomaco di chi ha concretamente fame e tantomeno diventano energie di vita per chi muore di fame per mancanza assoluta di cibo.
Contro questa disumana tragedia, i tanti rifiuti umani della Terra, con sdegno dicono il loro “basta”. Il loro no, in forma diffusamente inascoltato.
Siamo ormai ad una condizione di mondi separati con i poveri del mondo in cammino per rivendicare per sé quei diritti che i potenti del benessere mondiale, egoisticamente negano, facendoli disumanamente morire.
In questa triste cornice di disperazione e di morte, assistiamo ad una crescente emigrazione globale dalle caratteristiche di massa; un fenomeno che sarà sempre più disperatamente crescente e che non fermerà niente e nessuno se non per effetto di un saggio confronto e di un dialogo tra le diversità umane della povertà da una parte e della ricchezza dall’altra, con le dovute garanzie di un welfare mondiale il solo che può salvare il mondo da una sempre più possibile catastrofe umanitaria da cui non si salva nessuno; dico nessuno, in quanto sconvolgente per tutti, per un fare violento e distruttivo dei poveri sui ricchi.
Dei poveri ostinatamente contro i ricchi per le loro disumane condizioni di una fame maledetta che si traduce in morte, a cominciare dai bambini, malnutriti e vittime innocenti della fame disumana che il mondo dei “criminali” e dei tanti “boia” della Terra si dovrebbe assolutamente risparmiare, ponendo ai dannati crimini di Pace la parola fine, in quanto trattasi di crimini senza se e senza ma, a cui si può anche togliere l’inopportuna parola PACE, essendo in sé solo atti di guerra; atti di una feroce guerra contro l’umanità che vanno assolutamente dismessi.
Che vanno opportunamente dismessi per evitare che il mondo dei disperati della Terra invadano tutti e tutto, attuando con ostinata determinazione la loro violenta vendetta, per così vendicarsi dell’indifferenza umana di lungo corso e della fame, prima causa di morte, a partire dalla nascita, regalando come loro primo vagito una vita di fatto negata; di fatto mai venuta al mondo per colpa di un mondo “carnefice” che egoisticamente governa-sgovernando, la ricchezza del mondo al solo beneficio dei pochi che egoisticamente pensano di poterla avere tutta per sé.
Ma così non è! Così non può essere! Così non deve essere!
Occorre, come ci ha lasciato scritto Zygmunt Bauman, praticare nel mondo animato da un nuovo e saggio umanesimo, un welfare mondiale.
È, come incontro universale, delle diversità umane, disumanamente distanti le une dalle altre, la saggia ed unica soluzione per salvare il mondo, diversamente coinvolto da un’inevitabile, devastante catastrofe umanitaria, con gravi conseguenze per il futuro del mondo che diventerebbe, così facendo, un futuro tristemente negato per tutti.
È questo un momento di responsabilità umana soprattutto da parte di chi è chiamato a comportarsi con un fare responsabile, dimostrandosi solidale con chi dal mondo ha sempre e solo ricevuto indifferenza; ha sempre e solo ricevuto disumana indifferenza e porte sbarrate ai diritti umani, disperatamente vissuti sempre e solo, come diritti negati.
Bisogna assolutamente evitare che l’emigrazione di massa assuma il volto disumano dello schiavismo del Terzo Millennio; del tempo nuovo di un mondo globale che rivendica, a giusta ragione, un mondo nuovo con i diritti concretamente parte di sé e la giusta e saggia cancellazione della Fame che uccide i tanti disperati della Terra; i tanti rifiuti umani che vogliono per sé la dignità di uomini della Terra, con il diritto alla vita ed alla libertà dal bisogno, un diritto universalmente riconosciuto come valore umano a tutti, dico a tutti, nessuno escluso.
C’è da vigilare ed aprire gli occhi contro il possibile fare schiavistico che l’emigrazione di massa può trasformare sempre più le crescenti ondate migratorie, con un’invasione di schiavi e non di uomini, utile e funzionale tra l’altro, a ridurre l’umanità più in generale, in un’umanità negata e con gli stessi diritti dei migranti.
In un’umanità disumanamente cancellata e sempre più impoverita, facendo così accrescere il potere sempre più potente e prepotente dei ricchi del mondo.
Dei ricchi che considerano l’emigrazione dei nostri tempi un grande, grandissimo affare, su cui rapacemente cercano di mettere le mani, per creare ulteriori disastri nel mondo del benessere negato sia ai migranti che ai tanti della Terra sempre più dismessi e ridotti in povertà, creando situazioni da futuro negato per tutti e soprattutto per quelle tante parti della Terra già naturalmente cancellate al futuro; un futuro che ha assolutamente bisogno della saggezza umana per evitare, senza appello, la disumana catastrofe di un insieme umano destinato a morire di uomo; destinato ad essere cancellato al futuro possibile per le gravi colpe dell’egoismo umano che pensa negativamente al tutto per sé.
Occorre, camminando insieme, garantirsi identitariamente nel percorso di un multiculturalismo e di un meticciato, in cammino attraverso un’immigrazione globale che deve essere utilmente integrata per evitare al mondo quel disastro umanitario che non giova assolutamente a nessuno, in quanto sarebbe un disastro da “fine del mondo”.
Siamo in un mondo fortemente confuso. In un mondo dove l’uomo della Terra riesce sempre meno a ritrovare se stesso.
Siamo in un mondo di chiaroscuri; in un mondo di ombre che accompagnano ogni successo; siamo in un mondo dove lo svettare dei grattacieli si accompagna allo squallore delle vite disperate; delle vite sole e negate a tutto, con dentro e materialmente fuori, un profondo e disumano abisso della sofferenza umana, del tutto indifferente al mondo; a quel mondo di benessere che non sa, perché si rifiuta, guardarsi attorno ed accorgersi della miseria che si annida ovunque e diventa disumanamente protagonista di cose inconfessabili, con dentro un malessere profondo ed impresso, unico e maledetto percorso di vita possibile, dalle tristi caratteristiche di vita negata; di vita tradita e disumanamente negata al futuro del mondo.
Che ne sarà del futuro del mondo di questa società contemporanea iperconnessa di cui tutti Noi del mondo facciamo parte, in modo sempre più stretti da spazi di vera e propria reclusione, con indifferenza per l’altro che, con crescente solitudine non considera assolutamente compagno di viaggio? Tanto, con indifferenza per quell’”oltre il muro” che può rappresentare, per ciascuno di Noi, un vincolo sia della propria libertà individuale che collettiva.
Nel nostro tempo, l’uomo del mondo, attraverso il suo migrare globale, ha deciso di dire basta al suo mondo, disumanamente fermo e con in sé quello “stato di fame” che vuole cancellare; che si deve cancellare, in quanto è di tutti, il garantirsi il diritto alla vita, un diritto che, in quanto riconosciuto e quindi garantito, non può essere assolutamente negato, facendo morire di fame tutti i disperati della Terra che, oggi, negandosi alle disumane ingiustizie, hanno deciso di sfidare il mondo; tanto, alla ricerca di un mondo nuovo con la saggia riappropriazione del “diritto alla vita”; un diritto che va garantito a tutti gli uomini della Terra.
Che succederà al mondo con il suo popolo di disperati della Terra, protagonisti di una migrazione globale, dalle dimensioni assolutamente imprevedibili? Tanto, rompendo gli argini ed in massa cercando di cancellare dalla propria condizione di uomo quello “stato di fame”, violentemente e schiavisticamente imposto da chi pensa a governare-sgovernando il mondo, per dare concretezza ai soli egoistici fini, con un fare indifferente per i tanti uomini della Terra che muoiono; che muoiono di fame e per fame, nella più assoluta indifferenza di chi da “padrone del mondo”, pensa di essere nel pieno diritto al tutto per sé; all’uso con abbondanza di spreco, delle risorse del mondo, falsamente considerate dei soli pochi del mondo, creando, così facendo nel mondo, scenari inquietanti.
Occorre fermarsi a riflettere! Occorre non accettare più oltre le violenze disumane di un mondo dell’assurdo che, all’aumentare delle capacità cognitive di ciascuno, vuole fare corrispondere la condizione umana di un contare di meno come individui.
Siamo veramente all’assurdo! Le nostre conoscenze che devono diventare sapere collettivo, da trasmettere alle future generazioni, purtroppo e sempre più, nostre non sono, in quanto sono altri, pochi altri a determinarne l’uso-abusato.
Che succederà all’umanità? Che succederà a quest’umanità dell’emigrazione di massa, impegnata come non mai prima, a squarciare, liberandole, le nebbie del futuro, che è in sé fortemente accidentato, per il crescente e diffuso potere di una forte integrazione della conoscenza con quella delle macchine, a tutto ed esclusivo vantaggio di una piccola èlite? Tanto, con una casta inferiore, in prospettive future dominata da nuovi superumani, con poteri decisionali affidati alle macchine che continueranno ad abbassare i diritti umani, riducendo nel mondo anche i cittadini normali, nella triste condizione di migranti.
Che mondo! Che futuro del mondo! Tanto deve essere fermato, eliminando così facendo, il grave rischio di disumanità e di continuità di un potere devastante dei pochi forti sui tanti deboli del mondo.
Tanto, come accade ora, o peggio ancora di come accadrà, cancellando così, il grande sogno globale di un mondo nuovo che oggi anima i migranti, disperatamente in cammino per conquistare, a costo della propria vita, un mondo umanamente nuovo.
Un mondo che deve ridare a tutti gli uomini della Terra la dignità perduta, cancellandone la triste condizione disumanamente schiavistica dello “stato di fame”, imposto dagli uomini del potere ad altri, tanti altri uomini della Terra, ridotti a schiavi, senza diritti o meglio dire, con il solo ed unico diritto riconosciuto di uomini dalla vita negata, costretti a morire di Fame.

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