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“DA ANIMALI A DÈI. BREVE STORIA DELL’UMANITÀ” DI YUVAL NOAH HARARI

Dal libro l’universalità dei saperi, necessari al futuro

📅 giovedì 8 giugno 2017 · 📰 LibriCilento

08062017 libro yuval
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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Bompiani - Overlook ha pubblicato in Italia il Libro dal titolo “Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità”. Ne è autore Yuval Noah Harari, uno scrittore che viene dal mondo accademico, avendo conseguito il dottorato di ricerca in Storia all’Università di Oxford.
Oggi svolge il ruolo di professore universitario presso il Dipartimento di Storia della Hebrew University di Gerusalemme, con la specializzazione in Storia Mondiale.
Il suo Da animali a dèi, pubblicato nel 2011, è diventato rapidamente un best seller, tradotto in 20 lingue.
Al prof. Harari nel 2012 è stato conferito il Polonsky Prize for Creatività and Originalità in the Humanistic Disciplines.
Il suo libro, sin dalla sua prima uscita, ha avuto una grande attenzione di pubblico e di critica. Si è trattato di una vera e propria ascesa esplosiva, al punto da diventare subito un best seller internazionale.

La linea guida del libro di oltre 500 pagine, costo euro 22,00, è quella dell’autore saggiamente ed attivamente protagonista nell’affrontare i più grandi interrogativi della storia e del mondo moderno.
Il suo narrare intelligente ha al centro i più grandi interrogativi della storia e del mondo moderno, con le sue radici in un passato lontanissimo.
La narrazione parte da lontano; da tanto lontano, in un tempo umanamente difficile da immaginarsi. Parte da centomila anni fa con le sei specie di umani che abitavano la Terra.
Si trattava di animali assolutamente insignificanti. Partendo da quel lontano tempo, l’autore diventa protagonista di saggia, attuale narrazione, con al centro una sola specie di uomini.
Si tratta di Noi. Si tratta dell’Homo sapiens, signore del pianeta Terra, con un grande successo d’insieme umano sulla Terra, dovuto alla forte immaginazione dell’uomo.
Grazie a quella forte immaginazione, l’uomo (l’homo sapiens) e non altri, può parlare di cose che appartengono a noi umani, in quanto mondi fantastici.
È solo dalle umane fantasie collettive, la grande forza che tiene insieme il mondo, con le sue tante diversità.
È per questo ed in questo, la grande risorsa umana che viene da lontano; da tanto lontano ed è in sé la grande forza che domina il mondo.
Si tratta di un percorso umano, con al centro l’uomo, capace di associarsi e di vivere insieme, mentre il mondo animale (dagli scimpanzé a tutti gli altri) sono fuori dal sistema umano che da secoli e secoli governa la Terra.
“Da animali a dèi”, in un percorso scientifico-fantastico che affascina chi ha il piacere di scoprirlo, leggendolo pagina dopo pagina. L’autore ci accompagna nel percorso del fare umano che ha permesso all’uomo di creare città, regni ed imperi e di arrivare saggiamente a credere negli dèi, nelle nazioni e nei diritti umani; tanto, fino alle odierne degenerazioni di un fare umanamente violento del nostro tempo che ci ha portati ad essere ferocemente, schiavi della burocrazia, del consumismo e della ricerca della felicità, non sempre raggiunta ma, purtroppo e sempre più negata, per mancanza di umanità condivisa ed assolutamente necessaria a ciascuno di Noi per camminare insieme, guardando con saggia consapevolezza, al futuro possibile.
È un libro da leggere! Non si può non conoscere l’uomo in cammino; non si può non conoscere quello che siamo stati, prima di essere quello che oggi siamo.
È un atto di saggezza l’attenta lettura delle 500 pagine di “Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità”.
Serve a conoscere quel passato ormai scomparso, ormai cancellato che Harari scrittore, specializzato in Storia mondiale, riporta alla luce, regalandoci quella conoscenza umanamente utile che in se, è parte delle nostre radici; che è parte della nostra identità che ci serve e, tanto, tanto serve al futuro dell’umanità, per camminare saggiamente insieme nella saggia universalità umana che serve al futuro, per un cammino di insieme con al centro l’uomo.
Con al centro l’uomo della Terra che, oggi come non mai, ha bisogno del suo passato, delle sue radici, necessarie per crescere umanamente, facendo saggiamente percorsi di insieme forti, soprattutto, del loro passato; forti del loro passato geneticamente modificato, con una mutazione che ha in sé il nuovo dell’uomo, fortemente attento al futuro che tutti Noi dobbiamo contribuire a costruire.
Grazie Yuval Noah Harari per il tuo impegno di universalità umana! Con il tuo libro, il frutto del tuo saggio ruolo di storico mondiale, hai saputo regalare al mondo momenti di un sapere umano che sono saggiamente utili al futuro del mondo; utili a quel futuro del mondo che, per essere concretamente rispettoso dell’umanità, deve essere ricco di tanta, tanta conoscenza umana, come nelle sagge pagine di “Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità”.
Un’umanità che, conoscendo le pagine del libro di Harari, può concretamente sentirsi più ricca e più forte; un’umanità che può sentirsi umanamente protagonista di futuro, partendo dal suo passato; dal suo passato che ci appartiene, in quanto parte di Noi umani in cammino verso quel mondo nuovo che dobbiamo saper costruire insieme attraverso i percorsi di una saggia centralità umana.
Credo, a questo punto dell’attento percorso critico-analitico, utile e necessario offrire agli amici lettori dei brevi messaggi - assaggi di questo libro che in sé è una breve, ma significativa e saggia storia del mondo; di un mondo che, dalle sue lontanissime origini, è stato sempre in cammino verso il nuovo, come forza e desiderio di attesa del cambiamento che è in ciascuno di Noi.
Di Noi uomini della Terra che, come ci ha ricordato il Padre DANTE siamo “NON FATTI PER VIVERE COME BRUTI, MA PER SEGUIRE VIRTUTE E CONOSCENZA”.
Una virtute e conoscenza che è in sé una forte, importante spinta verso il futuro possibile; verso il futuro, così come immaginato nel libro di Yuval Noah Harari.
Mi sembrano sagge le sue attente riflessioni umane contenute a pagina 170. Dice e ci dice l’autore Harari, “ … ci sono alcune differenze biologiche oggettive, come il colore della pelle e il tipo di capelli, ma non c’è alcuna prova che le differenze si estendano all’intelligenza o all’etica”.
Molti sostengono che la gerarchia esistente all’interno della propria società sia una cosa naturale, mentre le gerarchie vigenti in altre società sono basate su criteri falsi e ridicoli.
Nell’età moderna agli occidentali è stato insegnato che, l’idea di una gerarchia razziale è tutta da ridere. Essi sono fortemente scioccati scoprendo che ci sono leggi che proibiscono ai neri di vivere nei quartieri bianchi, di studiare nelle scuole dei bianchi o di essere curati negli ospedali dei bianchi.
Ma la gerarchia fra ricchi e poveri, che prescrive che la gente ricca deve abitare in quartieri separati e lussuosi, che devono studiare in scuole distinte e più prestigiose e ricevere un trattamento sanitario in strutture separate e meglio equipaggiate, pare perfettamente congrua agli occhi di molti americani ed europei.
Eppure è provato che, la maggior parte dei ricchi sono tali per la semplice ragione che sono nati in una famiglia ricca, mentre la maggior parte dei poveri restano poveri semplicemente perché nati in una famiglia povera.
Purtroppo le società umane complesse, paiono richiedere gerarchie immaginate e discriminazioni ingiuste.
Certo, non tutte le gerarchie sono identiche sul piano morale; alcune società hanno patito forme di discriminazioni più estreme di altre. Gli studiosi non hanno, fino ad oggi, scoperto alcuna società strutturata che sia stata capace di fare a meno di una discriminazione di qualche tipo.
Assai spesso gli umani hanno creato in seno alla loro società un sistema in base al quale si classifica la popolazione secondo categorie immaginate, che possono essere appunto quelle della gente di rango, comuni e schiavi; bianchi e neri; ricchi e poveri.
Tali categorie hanno regolamentato i rapporti tra milioni di umani rendendo alcune persone superiori ad altre sul piano legale, politico, sociale.
Le gerarchie svolgono un’importante funzione. Fanno si che le persone totalmente estranee fra loro sappiano subito come trattarle a vicenda senza mai perdere il tempo e la fatica per acquisire una conoscenza personale.
La pagina 278, ha un suo raccontare dal titolo “La venerazione dell’uomo”. Scrive, Harari che gli ultimi trecento anni sono stati spesso dipinti come un’epoca di crescente secolarismo, in cui le religioni hanno perduto progressivamente importanza.
Se parliamo di religioni teiste, è in gran parte vero. Ma se prendiamo in considerazione le religioni che asseriscono di fondarsi su una legge di natura, la modernità si rileva come un’epoca di un intenso fervore religioso con alla base uno sforzo missionario senza uguali e di guerre di religione tra le più cruenti della storia.
L’età moderna ha assistito alla nascita di un certo numero di religioni di questo tipo, come il liberalismo, il comunismo, il capitalismo, il nazionalismo ed il nazismo.
Queste fedi non amano essere chiamate religioni e si propongono con il nome di ideologie. Questo però è semplicemente un esercizio semantico.
Se la religione è un sistema di norme e di valori umani che si fonda sul fatto di credere in un ordine sovrano, il comunismo sovietico non fu meno religione dell’Islam.
Naturalmente l’Islam è differente dal comunismo, perché l’Islam considera l’ordine sovrumano a governo del mondo come l’editto di un dio creatore onnipotente, mentre il comunismo sovietico non crede negli dèi.
“… il comunismo sovietico fu una religione fanatica e missionaria. Un comunista devoto non poteva essere cristiano o buddista, ci si aspettava da lui che diffondesse il vangelo di Marx e Lenin anche al costo della propria vita”.
La breve storia dell’umanità così come scritta dallo scrittore Harari, oltre al suo percorso di lungo tempo, con la sua rivoluzione cognitiva che parte dalle sei specie di umani che affollavano la Terra, arriva a Noi “Homo Sapiens” i “signori” del pianeta e, va oltre, molto oltre quel primum mobile, con le tante creazioni che l’uomo pensa per il futuro del mondo. Per il sempre più possibile ed assolutamente poco umano futuro del mondo, con un momento finale dal percorso di un’”altra vita” ; di una vita disumanamente diversa.
Leggiamo alla pagina 497, quanto scrive Harari, sul futuro del mondo. Sul sempre più vicino futuro del mondo, con le sue caratteristiche di crescente e diffusa umana disumanità. Tanto, ad un punto tale da non saper trovare le parole giuste di possibili progetti di umanità in via di sviluppo.
“… il più rivoluzionario, dice Harari è il tentativo di creare una diretta interfaccia a doppio senso tra cervello e computer, che consentirebbe a quest’ultimo di leggere i segnali elettrici di un cervello umano, trasmettendo simultaneamente segnali leggibili del cervello”.
Cosa succederebbe se simili interfacce fossero usate per collegare direttamente un cervello con internet, o per collegare direttamente diversi cervelli gli uni con gli altri, creando in tal modo una specie di inter - cervello - net?
Cosa succederebbe alla memoria umana, alla coscienza umana e all’identità umana, se il cervello avesse diretto accesso ad una banca collettiva della memoria umana?
In una simile situazione, un cyborg potrebbe, per esempio, richiamare i ricordi di un’altra persona. Non apprenderli, non leggerli come se fossero un’autobiografia, non immaginarli, ma ricordarli direttamente come se fossero propri.
Quando le menti dovessero diventare collettive, cosa succederebbe a concetti quali l’Io e l’identità di genere? Come faresti a conoscere te stesso o seguire il tuo sogno, se questo non è nella tua mente, ma in qualche deposito collettivo delle aspirazioni?
Un simile cyborg non sarebbe più umano e neppure organico. Diventerebbe qualcosa di complementare, diverso. Sarebbe un essere di tipo così profondamente diverso che non possiamo neppure afferrare le implicazioni filosofiche, psicologiche o politiche di una trasformazione siffatta.
Sarebbe l’umano tragicamente trasformato, con caratteristiche senz’anima, assolutamente disumane.
Caratteristiche che sicuramente non piacciono al nostro autore. Al nostro amico-scrittore Harari che, nel costruirne i percorsi, sente in sé una grave sofferenza; tanto, per avere solo immaginato un percorso di umanità con in sé caratteristiche di una disumanità mai prima conosciuta e/o tanto meno immaginata come parte dell’umano possibile.
Voglio mettere qui la parola fine. Tanto, sia per i brani-testimonianza riportati, sia per le mie osservazioni che hanno accompagnato il percorso di un libro, per i molti suoi aspetti, assolutamente nuovi.
Di un libro da leggere con la dovuta attenzione, evidenziandone con saggezza, le tante cose dette che meritano attenzione e/o approfondimenti.
Non è assolutamente un libro di tutti i giorni. Non è un libro, pensato e pubblicato, per trasformarlo in oggetto ingombrante ed impolverato sugli scaffali delle Biblioteche.
È un libro da leggere; è un libro, tutto da leggere, in quanto strumento di saggia conoscenza umana.
È un libro pensato per l’uomo del mondo; per l’uomo, universalmente inteso che ha bisogno della conoscenza per costruirsi e costruire insieme agli altri, un mondo saggiamente ed umanamente nuovo.
Tanto, nel rispetto del passato e di quella saggezza di insieme umano che serve come non mai, per costruire un futuro dai percorsi di umanità condivisa, espressioni di una scelta aperta che deve evitare assolutamente di rincorrere il buio del futuro del mondo, un buio pericoloso che può regalarci (si fa per dire), la catastrofe umana della fine del mondo. Tanto non deve assolutamente accadere!
L’uomo saggiamente, deve continuare a camminare insieme evitando, pericolosamente, di trasformare il saggio umano, in un pericoloso e buio disumano, con il solo fine certo di un futuro umanamente negato; di un futuro umanamente cancellato; tanto, con le gravi conseguenze di una fine certa della “saggia umanità” di cui ha assoluta necessità il mondo degli umani, per continuare ad esistere come insieme umano, con protagonista l’UOMO che, nel suo fare tecnologicamente avanzato, non deve assolutamente dimenticare di essere un UOMO; di essere un UOMO della TERRA, lontano erede di quell’HOMO SAPIENS, da cui è partita la storia dell’uomo sulla Terra, in un rapporto umano fortemente diversificato e, sempre più conflittuale con la stessa Madre Terra. La madre buona di tutti NOI che spesso, sempre più spesso, proprio non sappiamo rispettare, così come merita, dimenticandoci di usare, abusandone, tutto quello che ci è stato dato in uso, per poi trasferirlo in eredità a quelli che verranno.

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