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GALEOTTA FU LA DIRETTIVA E CHI LA SCRISSE!

📅 lunedì 10 luglio 2017 · 📰 AmbienteCilento

10072017 direttiva ambiente
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foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Veramente sarebbe più corretto dire galeotto il DPR n. 357 del 1997, che ha recepito la Direttiva europea Habitat, definendo la “valorizzazione” dei Siti della Rete Natura 2000 per salvare la biodiversità in pericolo.

Ma tutto cominciò con la Conferenza Mondiale tenuta nel 1992 a Rio de Janeiro. Gli Stati erano preoccupati della veloce perdita di biodiversità nel pianeta e quindi decidere come arginarla. La causa di questa perdita, manco a dirlo, era l’uomo con il suo incontrollato e distorto sviluppo. Sviluppo che ormai era chiaro innescava il cambiamento climatico, l’inquinamento degli ecosistemi naturali del pianeta e la fine delle risorse.

Fintanto che nel Summit di Rio si affrontò l’importanza di tutelare la biodiversità in pericolo, tutti i rappresentanti delegati degli Stati si trovarono d’accordo a stipulare una convenzione (l’Italia la ratificò due anni più tardi).

denominata appunto “Convenzione sulla diversità biologica”. Ma quando si trattò di decidere sullo sviluppo cominciò il vero e infuocato dibattito, e i nodi vennero al pettine. Si può dire che quel Summit fu in effetti un fallimento, perché partorì un compromesso tra gi Stati economicamente sviluppati e quelli, la maggioranza, ancora allo stato di sotto sviluppo e quindi fortemente motivati a raggiungere quel sospirato benessere dell’Occidente sviluppato. Naturalmente non c’ero, ma mi sembra di sentire le proteste dei delegati del Terzo Mondo. Perché dobbiamo pagare anche noi i disastri causati dall’Occidente? Fermatevi voi! Contestavano e non a torto. Lasciateci raggiungere quel benessere che voi avete ottenuto sfruttando le risorse del pianeta e regalandoci i vostri rifiuti – mi sembra ancora di sentirli. La conclusione fu che si arrivò al compromesso sofferto di un o sviluppo, ma “SOSTENIBILE”.

Ma torniamo al Decreto n. 357 che stabilisce la tutela e la gestione dei siti appartenenti alla Rete Natura 2000 considerati “di grande valore in quanto habitat naturali, in virtù di eccezionali esemplari di fauna e flora ospitati”. Ma i comuni, ai quali ,ahinoi!, è demandata la valorizzazione e gestione dei Siti di importanza comunitaria, non sembrano avere alcun interesse a tutelare il valore naturale. Preferiscono tener conto delle “esigenze economiche, sociali e culturali” contemplate dal DPR (art,1). L’articolo appunto parla chiaro: “le procedure disciplinate dal presente regolamento tengono conto delle esigenze economiche, sociali e culturali”.

opere nel parco

Altro che tutela del valore naturale degli ecosistemi! Si realizzano progetti, pagati con i soldi pubblici, ad esempio di “riqualificazione e recupero ambientale” dei Siti. Risultato? Movimenti di ruspe, interventi di esperti ben pagati e altro.

Non è certo una mia opinione, perché troppi ne posso indicare di queste riqualificazioni di siti comunitari, compiute a spese della Natura. Cala del Cefalo nel pieno Pncvd fu forse il primo esempio, seguita dopo l’infrazione europea dovuta al degrado del sito e che costò allo Stato italiano 300 mila euro al giorno per tre anni. La foce del Bussento fu un altro esempio di compromissione tentata dal comune di Santa Marina che prevedeva un porto canale, un’aquafan e un complesso residenziale. Si potrebbero continuare gli esempi con il rifugio e strutture varie sul Monte Bulgheria, e perché no, il laghetto con casotto per l’osservazione degli uccelli, spazzati via dalla prima piena del fiume (la gente ancora ride). Le strane costruzioni in legno (5 gazebo) esistono ancora, ma vandalizzate, lungo il corso del Bussento, anche loro poste sulla riva e pertanto in pericolo per una esondazione improvvisa del fiume. Che dire del Monte Cocuzzo e della cava antica con le sue attrezzature in ferro a Tortorella, trasformati da architetti geniali in opere inutili?

Infine, le piattaforme e passerelle in legno massiccio che corrono nell’area boscata della duna di Ascea sono state realizzate dal Parco per “fruibilità sostenibile finalizzata ad attività sportiva ed educazione ambientale” : così si riportava sui tabelloni, adesso scomparsi. La ricca biodiversità della duna arcaica è stata manco a dirlo distrutta.

Siamo pertanto davanti a ipocrisia pura, rendendo permeabili, complice il decreto galeotto, agli interessi egoistici dell’uomo quei siti naturali che dovevano essere protetti proprio in nome di quella umanità intervenuta al Summit di Rio

opere nel parco

Come ecologista da una vita, credo ormai che sia impossibile contrastare, con gli strumenti che hanno le associazioni ambientaliste, questi scempi della Natura, giustificati sempre come interventi di crescita economica, finalizzata al turismo,e di sviluppo “sostenibile”.

Il Cilento e il suo Parco nazionale, così ricco di biodiversità, sono serviti !

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