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COME RECEPIRE A PROPRIO VANTAGGIO LE DIRETTIVE EUROPEE

📅 martedì 5 settembre 2017 · 📰 AmbienteCilento

05092017 articolo abbate 01
Credits Foto Paolo Abbate

foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Mi voglio riferire alla Direttiva Habitat del 1991 e al D.P.R che l’ha recepita nel 1997: Scalfaro presidente Repubblica, Prodi presidente Consiglio, Flick Guardasigilli. La Direttiva viene emessa dal L’Ue per proteggere la biodiversità attraverso la Rete Natura 2000 che prevede in ogni Stato membro Siti importanti per la presenza di fauna e flora tipiche da tutelare. Si legge al proposito nell’articolo 2 che “Scopo della presente direttiva è contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali…”.

Il Parlamento italiano la recepisce sei anni più tardi, evidentemente perché i politici di turno sentivano l’esigenza di accomodarsela tenendo conto delle esigenze locali, delle varie lobby e perche no degli interessi privati. Tanto è vero che la legge che ne scaturisce riporta nell’art 1, “Campo di applicazione”, che le procedure disciplinate “dal presente regolamento devono tener conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonchè delle particolarità regionali e locali”. L’art. 4 inoltre prevede che nelle zone speciali di conservazione (Sic e Zps) si realizzino entro sei mesi “appropriati piani di gestione specifici ed integrati ad altri piani di sviluppo”.

Il punto cruciale però del Decreto sta nell’art. 5 : “Valutazione d’incidenza”, la quale è demandata a chi presenta i progetti di gestione. Qui si sbizzarriscono i vari professionisti, solitamente architetti e ingegneri, esperti in frasi fatte, dichiarazioni d’intenti, insomma artefici che cercano di coniugare le esigenze ecologiche dei siti naturali con l’esigenze economiche, sociali e culturali locali. Ed è noto che le regioni hanno passato ai comuni anche la gestione dei siti di importanza comunitaria, creando così ai politici locali uno strumento potente di scambio di voti.

Ma non è finito l’assalto agli ecosistemi naturali dai quali tutti gli esseri viventi dipendono per vivere. Una pioggia di fondi europei vengono elargiti ai progetti di gestione dei siti suddetti. Quanti scempi inutili e costosi nascono così sul territorio , presto dimenticati proprio perché “utili” solo a chi li ha voluti o progettati. Così una Direttiva europea, nata per tutelare la biodiversità spesso degradata per cause antropiche, si trasforma, in uno Stato membro al quale è diretta, in una legge con la quale politici di ogni tendenza, nazionali e locali, o enti creati per tutelare la biodiversità come i Parchi naturali, si curano spesso e volentieri i propri interessi.

foto

Ne posso fare diversi di questi casi nel Cilento e il suo Parco nazionale, così evidenti da sembrare impossibili, quasi finti. L’ultimo mi è arrivato come una mazzata sulla testa. La vasta retroduna di Ascea Marina, ricca di fauna e flora tipica , sito d‘importanza comunitaria denominato ““Stazione a Genista cilentana di Ascea”, ma famosa anche per la rupe che brilla da lontano per le vene di calcite piegate da intensa tettonizzazione, geosito del Parco, e per la Torre del Telegrafo che la sovrasta, è stata gravemente compromessa da un piano di sviluppo scellerato, denominato “Fruibilità sostenibile”, ovvero di “Attività sportive e di educazione ambientale”. Piattaforme, passerelle, sette casotti tutti in legno, uno con bagno chimico, si rincorrono su palafitte per tutta l’area dunale, tra gigli di mare, Quercus ilex , ginepro e la Genista cilentana, rarissimo endemismo del Parco nazionale del Cilento.

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Tale scempio porta le firme del direttore e dell’ufficio tecnico del parco, che appaiono sul cartellone ma adesso stranamente scomparso. Ma la mazzata consiste soprattutto dalla notizia che lo scempio operato dal Parco, è stato messo in concessione per 7 anni e la regione finanzierà il progetto,con 700 mila euro per terminarlo. Infatti è rimasto incompiuto per spese impreviste. L’importo riportato sul tabellone è di 476,338 euro.

Le ultime tre foto risalgono a due anni fa, ma niente è cambiato d’allora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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