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LA DIETA MEDITERRANEA E LA CRESCITA DEMOGRAFICA

📅 martedì 3 ottobre 2017 · 📰 AmbienteCilento

03102017 vecchietta corna
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foto autoredi Paolo Abbate | Blog

Siamo a tutti gli effetti in un nuovo periodo geologico definito Antropocene, l’intervento umano infatti con la sua crescita demografica e i suoi consumi delle risorse naturali causa complessivamente effetti nei cambiamenti del sistema Terra profondi e superiori a quelli prodotti dalle grandi forze della natura nell’arco di 4,6 miliardi di anni di vita del nostro pianeta. Al proposito Darwin insegna che tutte le specie viventi si accrescono naturalmente con tale rapidità che se non fossero distrutte “la Terra si coprirebbe presto della prole di una singola coppia”.

Esiste quindi una capacità portante dell’ambiente (“capacità di carico”) di sostenere con le sue risorse un certo numero di individui. Superare la capacità portante può condurre anche all'estinzione della specie. La specie Homo sapiens sembra invece non ubbidire a questa regola naturale tanto che con i suoi 7,600 miliardi di individui ha già superato la soglia sostenibile per la sua sopravvivenza, avviando quindi il pianeta, ovvero la sua stessa casa, ad un cambiamento epocale, come la seta estinzione già prevista dagli studiosi a partire dal 2100.

Gli ecologisti già dagli anni settanta avevano ipotizzato questo pericolo. Paul, Ehrlch e Holdren con la loro celebre equazione I = P x A x T , ipotizzarono che l’impatto umano (I) era direttamente proporzionale alla popolazione (P) al tenore di vita (A) e allo sviluppo tecnologico (T). Ebbene, se vogliamo invertire questa rotta disastrosa occorre intervenire su tutti questi fattori, ma essenzialmente al numero degli individui della specie umana in crescita esponenziale. Quando si pensa a questo fattore ci si riferisce al controllo delle nascite che è avvenuto in Cina ad esempio. Si è trascurato tuttavia che la crescita demografica umana è favorita anche dall’invecchiamento crescente della popolazione in quasi in tutti i Paesi del mondo. Questo fatto è dovuto ai progressi della medicina, della tecnologia e dallo stile di vita; e la Dieta mediterranea, ormai famosa in tutto il Pianeta, si può considerare tra gli stili di vita più salutari per l’uomo.

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Nel 2050 gli anziani saranno il doppio, passando da 900 milioni a quasi 2 miliardi; aumenteranno tuttavia anche gli anni di malattia e disabilità. Limitare le nascite è un problema risolvibile, ma pensare ad una politica di limitazione degli anziani mi pare improponibile (io faccio parte di questa categoria). I politici sono occupati a rincorrere il consenso elettorale e non i gravi problemi sul tappeto, le organizzazioni ambientalisti a mettere a posto i loro conti in rosso; solo una economista, Kate Raworth, che persegue la economia circolare ha avanzato al proposito “l’economia della ciambella”, dove propone un modello legale per l’Antropocene. Richiede cioè “una regolazione responsabile per assicurare la promozione e la protezione degli interessi comuni attraverso la costruzione di nuove forme giuridiche che rappresentino un nuovo modo per rappresentare gli interessi di tutta l’umanità, nel presente e nel futuro” (G.Bologna, E. Giannini).

L’economia della ciambella di Kate Raworth è considerata quindi la grande sfida del nostro secolo, ovvero “riuscire a soddisfare i bisogni di tutti stando nei limiti del nostro pianeta”. Sfida sottoscritta dal wwf Italia perché costituisce uno strumento fondamentale per avviare questi processi di radicale cambiamento. Si pensa quindi a tutelare di più l’umanità anche se in crescita esponenziale e, meno l’ambiente.

Ho tirato in ballo “La Dieta” proprio perché potrebbe essere la soluzione per non “sopprimere” gli anziani in forte crescita. Seguendo la dieta mediterranea si invecchia serenamente e in salute, stando nei limiti del nostro pianeta, come si propone nella economia della ciambella. Il dottor Ancel Benjamin Keys infatti non trovò i suoi centenari nelle metropoli affollate ed inquinate ma nei borghi del Cilento, dove i ritmi di vita erano ancora lenti, il cibo prodotto in loco e soprattutto non inquinato da pesticidi vari. I vecchietti non avevano mangiato e non mangiavano patatine all’olio di palma, polli e maiali erano allevati in proprio e non esistevano gli allevamenti intensivi e i mega super mercati. Bevevano infine vino genuino ed acqua di fonte e non quella in bottiglia di plastica. E soprattutto non erano consumatori di farmaci salvavita.

Insomma gli ecosistemi naturali erano mantenuti sani e l’uomo viveva in armonia con l’ambiente. La dieta mediterranea quindi si può considerare un prototipo della Decrescita, aggiungi pure “felice”, e della strategia rifiuti zero. Decrescita che deve prevedere anche e soprattutto il controllo non traumatico dell’incremento della popolazione del pianeta. L’economista Kate Raworth ha fatto la scoperta dell’ombrello, a mio modesto parere , ed è completamente inutile correre a firmare “protocolli d’intesa” (vedi Wwf Italia) con le industrie sperando che si convertano al biologico a al tanto sbandierato sviluppo sostenibile.

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