UNA VIOLENZA INUTILE SU ANIMALI INERMI CHE NON PUO’ ESSERE PIU’ TOLLERATA
di Paolo Abbate | BlogUna vera e propria mattanza si pratica, da luglio a settembre, nelle isole Føroyar arcipelago situato nell'Oceano Atlantico appartenente alla Danimarca. Si chiama Grindadráp e viene spesso tradotta come caccia alle balene, pur trattandosi generalmente di caccia a vari generi di delfini. Gli abitanti di queste isole sperdute nell’Atlantico armati di coltelli e arpioni, uccidono centinaia di famiglie di cetacei. Prima spaventati e costretti a spiaggiarsi, poi infilzate dallo sfiatatoi e recisi nel midollo spinale.
Secondo i volontari del Sea Shepherd, associazione senza scopo di lucro che si occupa della salvaguardia della fauna ittica e degli ambienti marini, è inutile e crudele e spacciatosi da turisti riportano immagini che fanno rabbrividire: balene e delfini atlantici sgozzati in un mare di sangue.
Per i volontari non è raro vedere proprio i più piccoli avvicinarsi alle balene e ai delfini morti e poi ‘giocare con uncini nelle ferite’.
"Gli animali giacciono con ferite e teste quasi del tutto tagliate, ‘ma i genitori incoraggiano i propri figli a vedere lo spettacolo ancora più da vicino. C’è chi fa fotografie, chi addirittura si siede accanto al corpo inerme", si legge nell’indagine.
Secondo invece gli abitanti dell’arcipelago è un rito che si pratica da secoli e costituisce una delle più grandi risorse economiche del XX secolo. La maggior parte dei faroesi infatti considerano importante questa caccia, essendo una tradizione molto antica, e pensano che vada mantenuta.
Esiste una storia ed un’innumerevole serie di dati che testimonia come la Grindadráp non sia una “allegra festa dove, tra una risata e l’altra si squartano balene”, quanto un tradizionale metodo per procurarsi cibo in un angolo di mondo dove nemmeno crescono gli alberi. Inoltre è un'iniziativa che attira centinaia di turisti. Natura incontaminata, aria fresca e cultura autentica. Un paradiso naturalistico insomma si legge sulla pubblicità delle Føroyar.
Secondo le autorità danesi, questo tipo di caccia sarebbe addirittura sostenibile, visto il numero delle balene presenti. Riportano pertanto il parere importante dello IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), che dichiara le balene pilota (globocefali) del nord-Atlantico una specie non minacciata. Per IUCN 778.000 balene si trovavano nell'Oceano Atlantico settentrionale nel 1992. Dal 1997 al 1999, 956 balene all'anno furono uccise, quindi poco più dello 0.1% della popolazione totale.

Naturalmente le associazioni favorevoli alla caccia alla balena, come la Commissione marina dei mammiferi del nord Atlantico, ritengono che la caccia alla balena sia una tradizione da non perdere. Mi ricordano le giustificazioni ridicole della Federcaccia italiana.
I faroesi incalzano in difesa della mattanza considerandola come un’attività senza fini di lucro. Gli isolani non sono ricchi come i danesi: ogni anno la bilancia registra un negativo di 200.000.000 € per l’importazione di cibarie dall’estero. I prezzi, conseguentemente, sono alle stelle. La carne dei delfini uccisi rappresenta quindi un fattore importante nel bilancio delle famiglie, pertanto la carne viene suddivisa tra gli abitanti e quivi distribuita gratuitamente.
Concludendo, che possiamo dire di questa mattanza? Come animalista non giustifico l’uccisione di animali inermi con sofferenza intollerabile solo perché è una tradizione che va mantenuta. Sono contro tradizioni anche centenarie come la corrida, la caccia alla volpe, l’abbattimento, considerato come antidoto contro le corna, di centinaia di falchi pecchiaioli sullo stretto di Messina. Solo per citarne alcuni.
Come animalista inoltre, sebbene non vegetariano, considero il consumo di carne non necessario, specialmente se gli animali, esseri senzienti, vengono allevati e uccisi con sofferenza.
Come ecologista non giustifico la mattanza di animali come i globocefali perché non sono una specie minacciata di estinzione.
Mi ricorda molto da vicino il problema dell’uccisione del lupo o dei cinghiali.
La Grindadráp, pertanto, non può essere più tollerata e quindi contrastata con forza come fanno i volontari di Greepeace e di Sea Shepherd. AMEN
(notizie tratte da internet)
© RIPRODUZIONE RISERVATA







