PNCVDeA AREA FRANCA (OVVERO LIBERA DA VINCOLI E LACCETTI) ?
di Paolo Abbate | BlogChiesta dal presidente della Comunità del Parco, Salvatore Iannuzzi, alla Regione campana l’istituzione di una “Zona franca” nell’area Parco, per “compensare le popolazioni del Parco per le limitazioni e restrizioni IMPOSTE dal regime protezionistico della natura. Perché vivere nell’area protetta costa di più che vivere fuori”.
Le costruzioni di abitazioni nel parco richiedono infatti materiali particolari e costosi. Il trasporto richiede ore di automobile e il rischio di imbattersi nella fauna selvatica, coltivare significa condividere il raccolto con cervi e cinghiali, allevare il bestiame significa dividere mucche e pecore con i lupi.
“Disagi e costi a carico delle comunità locali che vanno compensate con incentivi speciali dallo Stato” – dichiara Iannuzzi – ricevuto dagli assessori regionali Amedeo Lepore e Corrado Matera, rispettivamente responsabili delle attività di sviluppo e promozione del turismo.


Richiesta strana, considerato che l’istituzione di un Parco naturale nazionale comporta la difesa della biodiversità, quale punto prioritario e irrinunciabile, della quale il parco del Cilento ne è ricchissimo. Lupi, cinghiali, cervi, caprioli esistevano molto tempo prima degli abitanti del Parco ed hanno pertanto il sacrosanto diritto di vivere e riprodursi nel loro habitat naturale.
Gli agricoltori, gli allevatori, gli esercenti di attività turistiche devono e dovranno attrezzarsi per convivere con la fauna e flora tipiche di un parco naturale, per di più Patrimonio dell’Umanità, MaB, Geoparco eccetera. Oppure la specie umana bisogna credere che sia padrona di tutto il “cucuzzro”?
Ho visitato molti parchi naturali italiani e stranieri. Ebbene tabelloni avvertono sulle strade la probabile presenza della fauna selvatica, pregando di rallentare e tenere gli occhi ben aperti, specialmente di notte. Gli allevamenti di pecore e mucche libere sono ben protetti da cani pastore e dai pastori stessi giorno e notte, specialmente se invadono gli habitat della fauna selvatica. Invece manca tutto questo nel parco del Cilento che sborsa milioni per i danni da animali selvatici. Le strade del nostro Parco interno, infine, sono un colabrodo e spesso franate, richiedono quindi un tempo lungo a percorrerle.
E NO, caro presidente: lo “sviluppo turistico e delle attività produttive” deve essere compatibile con la natura selvaggia protetta, e non comprometterla con campi da golf, alberghi mastodontici, autostrade, complessi edilizi di seconde case e chi più ne ha più ne metta. Invece la tendenza che trionfa, spesso impunemente, riguarda la cementificazione dei paesi rivieraschi, la costruzione di porti e pennelli che deviando le correnti innescando l’erosione marina della costa e spiagge bellissime occupate da una teoria di stabilimenti balneari che distruggono le fasce dunali e la loro flora tipica.
E No, cari abitanti del parco più blasonato d’Italia, questa tendenza che soddisfa i vostri interessi egoistici, cozza con le regole sacrosante di un parco naturale, previste da leggi regionali, nazionali ed europee.
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