Cambierà il colore sul territorio regionale e muteranno le regole. Secondo Lucia Fortini, Assessore regionale all’Istruzione,“..dobbiamo tornare alle lezioni in presenza, le scuole si sono attivate e sono pronte, nonostante le difficoltà”.Diversa però la posizione dei vari scienziati fra cui: Galli, Pregliasco, Crisanti ecc. Il virus già nella prima decade di marzo ha dimostrato la sua ferocia con l’impennata di casi di positività anche all’interno delle varie scuole.
La Campania, da lunedì, 19 aprile, sventolerà la bandiera arancione. Cambierà il colore sul territorio regionale e muteranno le regole. Ecco la nuova normativa che dovrà seguire la scuola in Campania. In zona arancione sarà assicurato lo svolgimento in presenza in classe: dei servizi educativi per l’infanzia (nidi e micronidi, sezioni primavera e servizi integrativi quali spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare comunque denominati e gestiti); dell’attività scolastica e didattica della scuola dell’infanzia (materna), della scuola primaria (elementari) e della scuola secondaria di primo grado (scuole medie). Le scuole secondarie di secondo grado (licei, istituti tecnici etc.) garantiranno l’attività didattica in presenza almeno al 50 per cento, e fino a un massimo del 75 per cento, della popolazione studentesca. Agli altri verrà assicurata la DAD. Verrà permesso di svolgere attività in presenza allorquando si renderà necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, garantendo, comunque, il collegamento telematico con gli allievi della classe che impegnati in didattica digitale integrata.
Lucia Fortini, Assessore regionale all’Istruzione, annuncia: “Dobbiamo tornare alle lezioni in presenza. Le scuole si sono attivate e sono pronte, nonostante le difficoltà”. Da lunedì riapriranno seconde e terze medie. Lezioni in classe anche per il 50-75% delle superiori, che dal 26 aprile potrebbero arrivare al 100%. Intanto i presidi mostrano perplessità. Chiedono utili linee guida comportamentali in presenza di varianti. Ogni variante richiede una specifica precauzione. La Fortini si affida al vaccino e gode di una certa serenità. “In generale, però, riferisce, c'è anche il fattore vaccini che tranquillizza: è stata fatta solo la prima dose, ma c'è una maggiore tranquillità”. In merito poi, sostiene, ai contagi in ambito scolastico non vi è nessun allarme focolai. “Le difficoltà ci sono, ma in queste settimane non c'è stato un vero allarme focolai. C'è soprattutto la voglia di tornare a scuola anche degli studenti più grandi che probabilmente da lunedì potranno tornare in classe, se arriva il decreto del ministero. Ho un costante contatto con i dirigenti scolastici, che mi parlano delle difficoltà per alcuni casi Covid nelle strutture scolastiche, ma soprattutto per mantenere sempre il giusto distanziamento nella lotta contro le varianti. Il problema maggiore sono infatti quelle varianti che portano a considerare contatti stretti la distanza di metri, anche con la mascherina. Ma ormai è evidente che dobbiamo tornare in presenza, le scuole nonostante le difficoltà si sono attivate e sono pronte. Da lunedì dovrebbero tornare in presenza quindi anche la seconda e la terza classe della secondaria di primo grado e il 50% di tutta la secondaria di secondo grado. Ovviamente aspettiamo il decreto ma ritengo questo lo scenario, si torna per tutti, dai licei agli istituti tecnici e professionali. C'è ancora un po' di ritrosia da parte delle famiglie, ma anche tanta fiducia e bisogno di riprendere un'attività normale. Anche chi era a favore della didattica a distanza ora non ne può più. Non è voglia, ma necessità di tornare alla normalità. Molti dirigenti scolastici e insegnanti mi dicono che i bimbi sono tornati in classe un po' spaesati, titubanti. Tornare nella socialità dopo essere stati per settimane a casa ha creato in molti un problema di nuovo ambientamento, sembravano stralunati. Ma dopo poco si sono riabituati e hanno reagito bene. Lo avevano preconizzato anche gli psicologi che i bimbi hanno una capacità di resilienza straordinaria, si sono dovuti riabituare ma ora stanno reagendo bene. I ragazzi delle superiori non sono contenti di tornare in presenza, li aspettano le ultime interrogazioni e molti di loro e si erano abituati alla Dad, in alcuni c'è preoccupazione, ma si troverà un equilibrio. I più grandi si avvicinano alla maturità e faranno un mese e mezzo di scuola che permetterà loro di vivere l'avvicinamento con i compagni, l'ansia dell'esame così si stempera, non ci arriveranno stralunati come lo scorso anno a fare l'esame in presenza dopo mesi di Dad”. Andrea Crisanti, virologo e direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, con la sua dichiarazione contrasta l’entusiastica e convinta posizione di Lucia Fortini. “Abbiamo gli strumenti per verificare qual è l’impatto della riapertura delle scuole? Se sì riapriamo, se è no è chiaro che dobbiamo attrezzarci. Il problema è se abbiamo un sistema per misurare se c’è trasmissione all’interno delle scuole aperte? E se aumenta cosa facciamo? Questa è la domanda da porsi”. Fra le tante voci contrastanti la politica di riapertura dei ristoranti e delle scuole in presenza vi è quella di Fabrizio Pregliasco, virologo e docente dell’Università Statale, di Milano. “Io dico non giochiamoci quello che potrebbe essere una riapertura successiva perché la cosa peggiore sarebbe aprire e poi dover chiudere come è successo l’anno scorso con l’effetto delle discoteche. Riaprire, aggiunge, è ormai un desiderio e una richiesta pressante anche se siamo messi peggio della Germania, che è più impaurita pur avendo dati tutto sommato migliori dei nostri. Direi sì a riaperture per gradi valutando via via l’andamento dell’epidemia e l’andamento della vaccinazione. Una potenziale nuova ondata dobbiamo temerla e avere l’obiettivo di evitarla: questo dipende soprattutto della capacità e dalla velocità di vaccinazione. Sicuramente il ristorante di per sé è un luogo da considerare a rischio perché il bello della cena è lo stare insieme a lungo, ridere e scherzare, ed è dimostrato che tutto questo facilita lo sporco lavoro del virus“. Per Massimo Galli, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano allentare le restrizioni in un momento drammatico come questo è “profondamente sbagliato, sarà difficile così arginare l’infezione”. Lo stesso in merito alle scuole: “Affermazioni tipo che le scuole non sono elemento di disturbo e di pericolo, in base ai dati che vedo io, mi sembrano azzardate. Purtroppo sono un elemento di pericolo, specie in presenza di varianti che incidono anche su bambini e ragazzi”. Le scuole aperte sono un serbatoio per la diffusione di varianti, dice Galli. “Non è sicuro riaprire le scuole in questo frangente. "Si tengono aperte delle falle e ritardiamo il processo di limitazione dell'infezione, io sono del parere che non si possono subire errori senza fare nulla. Occorre mettere in piedi dei programmi per lo screening in determinati contesti come la scuola, ad esempio provare a vedere se funzionano i test salivari. La variante inglese si trasmette con grande efficienza tra bambini e adolescenti e questo vuole dire che la scuola rimane un serbatoio importante. Abbiamo una guardia abbassata in questo momento". Già nella prima decade del mese scorso Galli si pronunciò intorno alla pericolosità delle suole in termini di contagio; esse sono pericolose per il movimento dei ragazzi prima e dopo le lezioni. “Una volta per tutte bisogna chiarire che la posizione di chi afferma che le scuole non sono un luogo pericoloso per la dispersione del virus è sbagliata. Le scuole lo sono e lo sono sempre state”. La facilità della diffusione del contagio, a dire di Galli, si riscontra nella dinamica obbligata per arrivare a scuola e tornare a casa. Oltre alla convivenza in classe per diverse ore, c’è il problema dei potenziali contagi derivanti da “prima e dopo la presenza nelle aule dei ragazzi”. Il semplice movimento dei ragazzi prima e dopo la scuola rappresenta un momento di rischio. E il virus diede già allora, i primi di marzo, dimostrazione della sua ferocia con l’impennata di casi di positività anche all’interno delle varie scuole. La condizione della scuola e dei trasporti, in termini di sicurezza, come è mutata rispetto al passato prossimo. Quali e quanti sono i termini di garanzia a fronte di questa tanto agognata apertura alla didattica in presenza? Fuori dal coro la recente dichiarazione di un politico, Francesco Boccia, deputato PD e responsabile Enti locali della Segreteria nazionale. Boccia affronta questo aspetto nella sua dichiarazione resa in prossimità del Nazareno per l’Assemblea nazionale del Partito democratico. “Nella scuola italiana, gli studenti, i genitori così come gli insegnanti e tutto il personale, attendono con ansia di conoscere le nuove misure di sicurezza per evitare il rischio di contagi da variante inglese. Sicuramente sarà stato predisposto un pacchetto immediato di interventi per salvaguardare la salute di tutti e proteggere la vita. Auspico, così come chiedono tanti sindaci e presidenti di provincia, che siano stati predisposti tamponi rapidi continui, un rigido distanziamento, l’igienizzazione continua e il tracciamento casi sospetti in tempo reale.
Riaprendo tutte le scuole con quasi 500 morti al giorno sarà stato predisposto un pacchetto di misure rigorose adeguate. Tutti abbiamo prima di tutto a cuore la vita dei ragazzi, delle famiglie e dei lavoratori ma sarebbe opportuno inserire nel provvedimento per le riaperture la garanzia assoluta alle famiglie della possibilità di chiedere la Dad in presenza di situazioni di fragilità”. Il virus non risparmia il nostro Cilento. A caso, consideriamo la condizione attuale di uno fra i diversi comuni del territorio costretti a pagare il prezzo Covid19. Ecco le recenti confidenziali raccomandazioni, pubblicate sul profilo facebook, ai suoi pazienti del medico di famiglia Dott. Vincenzo Sica di Capaccio/Paestum: “Il virus corre maledettamente nelle case dei capaccesi. E’ divenuto aggressivo. Vi prego, credetemi. Eppure bar, barbieri, palestre, estetisti sono chiusi. E allora? Il contagio evidentemente è avvenuto altrove. Di certo il contagio capaccese è impazzito. Troppa superficialità! Allora vediamo di evitare un ritorno al rosso in tempi rapidi. I bambini escono abbastanza in ordine dalle scuole, ma taluni genitori si raccolgono in attesa della campanella avanti la scuola. I positivi ricevono l’ordinanza di stare a casa, ma chi li controlla? Siamo certi che vengono dichiarati proprio tutti i contatti dei positivi? Si è parlato della variante di pasquetta, ma di quella di capodanno nessuno ne parla?” E ancora: “Lunedì riapriranno anche le scuole superiori. I numeri di Capaccio di queste ore non sono affatto rassicuranti, anzi si rivelano preoccupanti. Entro domani supereremo i 200 contagi. Cominciamo, inoltre, a ricoverare anche persone di giovane età per polmonite interstiziale. Con la morte nel cuore sono qui ancora a chiedere la chiusura delle scuole a Capaccio e la proroga della DAD. Non scherziamo col fuoco!” Altre piccole realtà, in lungo e in largo nella penisola, non differiscono rispetto a quella di Capaccio/Paestum. Tanti accorati appelli non bastano, servono buon senso e adeguate norme a tutela dei cittadini.
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