Col PNRR un investimento senza precedenti nella scuola
di Emilio La Greca Romano | BlogLa fine Covid si intravede nella immunità di gregge, nel vaccino, nella pandemia endemica controllabile. Fissare la data fine dell’epidemia non è possibile. Sarà un processo lungo e difficile. Allan Brandt, storico dell’Università di Harvard, afferma: “non sconfiggeremo il virus da un giorno all’altro”. L’Europa però non resta a guardare.
Quasi al varo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, abbrutito con la sigla PNRR. Questa sigla si riferisce a un testo che consta di ben 337 pagine. Ogni parola contenuta sotto la sigla PNRR racconta dettagliatamente il piano d’interventi che il nostro Paese vuole attivare. Un programma di investimenti che l’Italia intende praticare fino al 2026. Un programma di interventi per risollevare e sostenere l’economia mortificata dalla pandemia. Col Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si vuole risollevare l’economia interna dalla crisi economica provocata dal Covid. E’ articolato in 6 missioni e 16 componenti, il documento finale dovrà essere approvato da Bruxelles. Una parte considerevole dei 248 miliardi complessivi a cui ha fatto riferimento il premier alla Camera dei Deputati provengono dal Recovery Fund europeo. Un primo favorevole consenso il piano lo ha già ricevuto recentemente dalla Commissione Europea. Il PNRR si colloca nell’ambito del Recovery Fund, definito il “Piano Marshall” europeo, uno dei piani politico-economici degli Stati Uniti per la ricostruzione dell'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un intervento strategico finalizzato alla crescita economica a mezzo l’investimento di fondi garantiti a livello comunitario. Si tratta di uno stanziamento complessivo di 750 miliardi di euro. La somma dovrà essere divisa fra Stati e investita nei distinti territori. La divisione del capitale sarà effettuato sulla base dell’incidenza del danno provocato dalla pandemia in ogni specifica economia interna. La scuola non resterà fuori da questo investimento. Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione dichiara che si tratta di un investimento mai destinato a favore della scuola italiana.
“Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il governo realizza un investimento senza precedenti nella scuola. Puntiamo a superare i ritardi che il nostro Paese sconta nell’offerta di asili nido e servizi educativi per l’infanzia, con un investimento di 4,6 miliardi. Aumentare il tempo pieno e rendere disponibili le mense, soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree più fragili, vuol dire lavorare per superare i divari ancora esistenti, contrastare la dispersione e operare concretamente per la crescita dell’intero Paese.
Stiamo lavorando attivamente per ridurre l’abbandono scolastico, per mettere in sicurezza e modernizzare le nostre scuole, per ampliare la nostra offerta didattica, consolidando i percorsi dell’istruzione professionale e gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), a cui lo stesso PNRR dedica un’attenzione particolare. L’istruzione è la vera chiave per uscire dalla crisi che ha colpito l’Italia ben prima della pandemia e per garantire pari diritti alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi”. Per rimettere in moto il motore dell’economia italiana, Mario Draghi, ha parlato alla Camera dei Deputati di ben 248 miliardi di euro. Nostro obiettivo è riparare il danno. “Gran parte dei fondi disponibili, i 191,5 miliardi del PNRR, viene dai fondi europei: 122,6 miliardi di prestiti e 68,9 miliardi a fondo perduto. A questi si aggiungono 30 miliardi del Fondo complementare per dare vita ai progetti inseriti nello stesso PNRR. Stanziati, inoltre, ulteriori 26 miliardi di euro da destinare alla realizzazione di opere specifiche. L’Italia potrà disporre delle risorse fino al 2026, data entro cui l’impatto del PNRR sul Pil nazionale è stimato intorno ai 16 punti percentuali (24 al Sud Italia)”. Si tratta di un intervento epocale che distingue l’intervento, come accennato in sei missioni: Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per mobilità sostenibile e interconnessa; Istruzione e ricerca; Politiche attive del lavoro e della formazione, inclusione sociale e coesione territoriale; Salute. Non può mancare, in chiosa, l’ironica osservazione di Vincenzo De Luca, Governatore della Campania.
“Il titolo del piano di sviluppo dell’Italia, Pnrr, non è una sigla, ma un convoglio ferroviario con una decina di vagoni. Chi ha scelto questo titolo meriterebbe due anni di carcere. Questo è uno capace di qualunque delitto. Resilienza è una parola il cui significato è sconosciuto al 99% dei cristiani normali, quelli che si guadagnano la vita col sudore della fronte. I francesi hanno parlato di ‘Piano di rilancio’. Punto. Noi invece abbiamo il Pnrr, come le sigle che si danno alle galassie di nuova scoperta. Se partiamo così, a cominciare dal titolo del piano di sviluppo, voi capite che partiamo male e che ci sono tutti i motivi per non avere fiducia nel futuro”
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