AMARO RISVEGLIO. FERRAGOSTO DI LACRIME E SANGUE: L’ITALIA E’ PIU’ POVERA
di Giuseppe Lembo | BlogIl ferragosto 2011 sarà ricordato da tutti, come la svolta della “povertà” del Paese.
I provvedimenti governativi, finalizzati a contenere i danni di un debito pubblico ormai insostenibile, rappresentano un amaro risveglio per tutti e soprattutto per i tanti che pensano di poter vivere da nababbi in una ricca e godereccia “Bengodi” anche senza fare niente, anche senza dare il proprio contributo di lavoro e di idee per il funzionamento della società, il cui insieme, la cui forza, altro non è che il frutto della saggezza e dell’impegno di ciascuno di noi.
Se non si è virtuosi ed attivi nella società a cui si appartiene, allora anche la società nel suo insieme, non può essere virtuosa.
E poi, oltre all’etica del cittadino-protagonista, ci deve essere anche l’etica del buon governo e della classe dirigente che, purtroppo, sempre più indifferente al bene comune, pensa solo a godersi i privilegi di casta che fanno la grande differenza con chi ne è fuori e che fanno gridare allo scandalo la gente comune, così sempre più indifferente a quel che sarà ed al domani che verrà.
Questo è il quadro a tinte fosche del nostro Paese, dove, con indifferenza, ciascuno, imitando i propri “nocchieri”, ha fatto quel che ha voluto, manifestandosi sempre meno “virtuoso” e “responsabile”.
E così, nell’indifferenza della società-paese, ciascuno si è goduto la festa; sia chi si è arrangiato con le briciole, sia chi ha raccolto per sé ricchezza a piene mani; tutti hanno attivamente lavorato per un’Italia più povera, più debole e con un futuro del tutto incerto per quelli che verranno.
Ma dopo tanto abusare, c’è ormai una situazione da “allarme rosso”.
O ci si ferma e si prende coscienza di quel che realmente siamo, o sarà inevitabilmente la fine di tutto e per tutti.
La festa è finita. È finito il tempo delle belle promesse.
È finito il tempo del dolce sognare; il risveglio è amaro ed incerto.
È amaro ed incerto e senza alcun radicamento con la realtà.
Quello italiano è stato, purtroppo, un percorso poco virtuoso; alla fine e non poteva non essere così, ci ha regalato il ferragosto 2011, fatto di lacrime e sangue ed anticipatore di un “settembre ancora più nero”; è questa l’amara realtà con cui il Paese deve fare i conti e non si riesce a capire con quali prospettive e quali risultati.
Ma se il paese piange, è soprattutto il Sud a doversi preoccupare e non poco; c’è, un senso diffuso di inquietudine; c’è una situazione allarmante di assoluta disperazione.
In quest’area del paese non si produce più niente; non si produce ricchezza e siamo di fronte ad un PIL assolutamente piatto.
Che succederà? Che succederà in una città come Napoli e come tante aree del Sud, assolutamente poco virtuose, dove la gente è abituata a vivere arrangiandosi e vuole continuare a vivere arrangiandosi o meglio da “assistita”, indifferente di quello che c’è attorno e delle condizioni di povertà diffusa in cui si trova a vivere il nostro Paese?
Non è proprio pensabile più oltre, a parassitismi che dovrebbero essere mantenuti con ricchezze che non ci sono; non è pensabile a sprechi o privilegi di caste che hanno giustiziato il Paese Italia, rendendolo tra i più poveri d’Europa e verso una deriva micidiale che sarà motivo di lacrime e sangue per tutti e per tempi indefiniti, compromettendo così, anche il futuro di quelli che verranno e che, senza colpe, dovranno pagare per le colpe dei loro padri, poco virtuosi, poco responsabili, poco attenti a vivere il presente, pensando come si conviene al futuro.
Che fare?
Non ci sono ricette precostituite che possano darci soluzioni miracolose ai tanti problemi che tutti noi ci ritroviamo di fronte.
Certamente è necessario e da subito, riflettere e capire le cause dei tanti errori commessi.
Il primo serio dovere è verso se stessi; ciascuno deve capire dove ha sbagliato e riprendere un corso virtuoso della propria vita, assumendo comportamenti seri e responsabili, senza compromessi e senza fare sconti a nessuno.
Se a pagare per il “disastro Italia” è anche l’ultimo dei cittadini del nostro Paese a cui, tra l’altro, da oggi in avanti viene negato anche di sognare, allora ci deve essere una rigorosa resa dei conti per i veri responsabili, individuabili in una classe dirigente ed in una rappresentanza dei poteri forti indifferenti ed assolutamente incapace di pensare al bene comune.
Questa classe dirigente, questi mostri sacri dei poteri forti delle caste depositarie di solo privilegi , vanno rimossi e da subito, altrimenti i guai di oggi cresceranno e diventeranno da “day after” nel prossimo domani.
Liberato il Paese del male di chi lo ha diretto, bisogna, con assoluta urgenza, mettere mano al Sud, commissariandolo e ridandogli la forza produttiva, senza parassitismi, che è nelle sue risorse vere, quali l’agricoltura ed il turismo con i suoi tanti beni culturali.
Tanto è urgente fare, per non morire e per ridare all’Italia Unita quella forza d’insieme necessaria alle grandi sfide, al raggiungimento dei grandi obiettivi ed al percorso virtuoso per pensare virtuosamente al futuro, un dovere ed un impegno dovuto, da parte di tutti NOI.
Giuseppe Lembo
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