Vibonati, una grande sughera da salvare dall’abbandono
di Paolo Abbate | BlogQuattro mesi fa, precisamente il 10 giugno, il WWF regionale inviò al Parco, al CFS e al Comune di Vibonati una formale richiesta di intervento di manutenzione della quercia da sughero bicentenaria ancora viva e vegeta al km 213,5 della Statale 18 nel comune di Vibonati.
A parte questa presunta valenza di carattere storico gli alberi secolari rappresentano veri e propri monumenti verdi, da tutelare e valorizzare per la loro valenza naturale, quali scrigni di biodiversità, oltre che per la importanza paesaggistica, garantita per legge.
Tanto è vero che l’amministrazione comunale, nel 2002, emise un’ordinanza sindacale che ancora si legge sul foglio sbiadito affisso su un ramo dell’albero.
La grande sughera era ritenuta “risorsa straordinaria oltre che patrimonio storico-ambientale del Comune e come tale da tutelare, ma anche da sottoporre a specifici interventi di manutenzione, anche tramite specifici accertamenti volti a verificare le condizioni di stabilità e fitosanitarie dell’albero”. Nell’ordinanza si vietavano inoltre interventi di “cementificazione, edificazione, accensione di fuochi, scarichi e depositi di materiali inquinanti e nocivi, accumulo di materiali di risulta e simili nell’area di vegetazione della pianta”.
Il WWF infatti ha verificato un evidente stato di abbandono, “circostanza evidenziata anche dall’inglobamento da parte del tronco della vicina chiudenda in metallo, nonché del potenziale inquinamento del sottostante rigagnolo d’acqua che scorre proprio sotto tale essenza arborea e che spesso emanerebbe un odore acre e nauseante, e dalla presenza di vegetazione infestante”.
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Così l’associazione ambientalista si esprime, dopo aver effettuato un sopralluogo, nella urgente richiesta di intervento al comune di Vibonati, intervento che onorerebbe se non altro le ottime intenzioni espresse nell’ordinanza sindacale del 2002 .
Abbiamo usato il condizionale perché non vi è stato finora non solo alcun provvedimento in tal senso, ma neanche una ben che minima risposta alla associazione internazionale.

Una cosa è certa: per trovarsi ancora lì dove è nato, è riuscito a sopravvissuto all’apertura della strada statale, il cui tracciato sacrificò ( per non parlare del moderno centro commerciale) tanti ulivi e pini molto antichi, che rimangono ancora qua e là quali testimoni di un golfo soprattutto verde. Il toponimo Oliveto è indicativo. Paolo Abbate
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