PARCO NAZIONALE, DUE MUSEI QUASI DIMENTICATI
di Paolo Abbate | BlogLa costa cilentana risulta ormai saccheggiata da speculazioni di ogni tipo, appoggiate spesso e volentieri da politici e cittadini desiderosi, a sentir loro, di liberarsi dal medioevo in cui sono rimasti i territori del Cilento, specialmente quelli interni.
Si auspica pertanto interventi di sviluppo e crescita economica per traghettare il Cilento nella modernità.
Occorrerebbero pertanto campi da golf, villette a schiera, alberghi a cinque stelle, centri commerciali raggiungibili naturalmente da gallerie nelle montagne, superstrade e autostrade veloci. Oddio, le strade che esistono nel Cilento interno sono spesso rattoppate in molti punti, perchè vanno lentamente scivolando a valle per mancanza della necessaria manutenzione. Basterebbe mantenere efficienti queste vie di comunicazione che solcano le meravigliose montagne di roccia carbonatica, collegando i paesini arroccati su di esse.
Questi interventi sono quindi necessari, ma soprattutto occorre diffondere e curare le “eccellenze” presenti, quali appunto i due musei di Corleto Monforte e di Magliano Vetere, voluti e curati con sacrifici da “eroi” volontari.
Sono arrivato a Monforte percorrendo la statale 166, spesso rattoppata e transennata per frane, ma il Museo Naturalistico degli Alburni vale proprio la pena del viaggio. Sulla stessa strada del museo esiste una casa in pietra affacciata sul vallone, addirittura del 1733, che se qualcuno non se la a compra andrà in breve in rovina. Case così belle se ne trovano ormai poche nei “medioevali” paesi cilentani, assediati dalla speculazione edilizia e dal cattivo gusto.


Potrebbe essere offerta a mister Clooney, sempre in cerca di un alloggio degno nel Cilento, patria della dieta mediterranea (lui vorrebbe vivere fino a cent’anni: e chi non lo vorrebbe?).
Il museo di Monforte è stato fondato nel 1979 dal medico condotto Camillo Pignataro. Conserva centinaia di animali di tutto il mondo: mammiferi, uccelli, rettili, insetti qualcuno dei quali forse in via di estinzione.
Davanti a animali impagliati, alcuni di specie appunto in via di estinzione, sono rimasto perplesso: devo essere sincero perché sono un “ folgorato” sulla via di Damasco. Da ragazzino facevo collezione di coleotteri e mi dilettavo a catturare e spillare ancora mezzi vivi i poveri insetti. Questo per soddisfare il bisogno di collezionare. C’è chi colleziona monete, chi francobolli , scatole di fiammiferi o appunto animali debitamente impagliati. E’ un hobby, quest’ultimo, molto diffuso nell’Ottocento. Alfred Wallace, a cui si deve insieme a Darwin la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, viveva procurando esemplari rari a ricchi collezionisti. Viaggiò in lungo e largo l’Amazzonia. Abbattè uccelli. catturò sgargianti farfalle, pescò pesci conservandoli in alcool e spedendo tutto in Inghilterra via mare. Sicuramente l’estinzione di molte specie rare è direttamente proporzionale alla diffusione di questo hobby. Adesso però questo sterminio è divenuto illegale.
Comunque rimane il valore didattico di questo museo. L’opuscolo distribuito infatti all’entrata serve a conoscere gli animali dei principali ambienti dei monti Alburni. Un disegno mostra il tipico paesaggio e permette di individuare la specie conservata in vetrina.

Poi, molto più tardi, la zolla europea e quella africana si avvicinarono sollevando lentissimamente gli Appennini. I cartelloni didattici chiariscono questi eventi, per cui coloro che credono (mi è capitato di sentire) che sul Monte Bulgheria si trovano fossili di origine marina perché lassù c’era il mare, impareranno che il mare non è sceso ma le montagne si sono sollevate, piegate e corrugate per le spinte accennate, conservando nei sedimenti solidificatisi i resti fossili di animali e piante antichissimi.
Questo museo è stato aperto nel 2009 dal paleontologo Sergio Bravi che ha condotto e conduce ancora ricerche di giacimenti fossiliferi su queste montagne. Si pensi che questo museo non è ancora stato riconosciuto dalla Regione e viene gestito da volontari dell’associazione locale “Paleocilento” di cui è presidente la signora Cristina Rocco. Il comune ha messo a disposizione la struttura, una ex scuola elementare, ma molto materiale, comprato anche da commercianti di fossili, deve ancora essere esposto.
Ecco perché queste eccellenze, di grande valore culturale e scientifico devono essere sostenute e incoraggiate debitamente. Il Parco, Patrimonio Culturale dell’Umanità, è soprattutto questo.
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