RIPENSARE SAPRI
di Paolo Abbate | BlogE’ veramente necessario ripensare Sapri, specialmente adesso che il presidente della Repubblica Napolitano, con decreto recentissimo, ha promosso a città il paese della “Spigolatrice”. In verità nella promozione sperava tanto il paese di Policastro che si era da tempo promosso “La città del Golfo”. Sarà per la prossima volta.
Comunque sia è un bene o un male essere promossi a città? Senz’altro è un male se si pensa di ingrandirsi in lungo e in largo, e rifarsi il look come crediamo aver colto in una discutibile proposta architettonica che tanto ci ricorda Dubai dell’Arabia Saudita.
Invece è bene se rappresenta l’occasione per non avviarsi a diventare una città italiana tradizionale con i tipici problemi che la distinguono: caos di traffico motorizzato, produzione di rifiuti, distruzione o abbandono di edifici antichi, cementificazione del verde urbano, costruzioni abusive,eccetera.
L’importante riconoscimento può essere conferito ai comuni “insigni per ricordi, monumenti storici, e per l’attuale importanza”, si legge nel decreto presidenziale. In effetti Sapri possiede tutti questi meriti storici e culturali: le origini greco- romane, lo sbarco di Pisacane (condiviso con Vibonati), l’ospedale , le scuole di ogni ordine e grado. Che destino ingrato però! Il riconoscimento è arrivato quasi contemporaneamente alla catastrofe che ha colpito la città nella notte del 15 ottobre.
La catastrofe ha cause antropiche, non certo naturali. Non si può per Sapri declamare, come per Firenze, “Te beata gridai per i lavacri che a te versa Appennino”. I numerosi “lavacri” che scendono dalle colline intorno la baia e che hanno scavato i propri valloni in tempi geologici ma deviati, cementificati, ristretti hanno creato un dissesto idrogeologico simile ad una bomba ad orologeria, spesso imprevedibile e sempre più catastrofica. I politici e i tecnici che hanno determinato con le loro decisioni e progettazioni questa situazione dovrebbero essere messi in galera, se ancora sono in vita.
Oltre i valloni che attraversano Sapri - Santa Domenica, Ischitello , Incecco, Scarpilla, Piazza- ne è saltato fuori un altro quella notte, esondando violentemente sul cortile davanti la sede della Guardia di Finanza in via Cassandra. Murato , non ha resistito alla pressione dell’acqua e ha riversato tutto intorno acqua e fango. Cosa credevano di fare quegli architetti e ingegneri tappando i valloni per far posto a strade, case, attività commerciali? Non sapevano che, tappando da una parte, l’acqua fuoriesce da un’altra come in quelle comiche dell’ idraulico improvvisato?

Il Brizzi, il più grosso vallone di Sapri, non è stato cementificato ( anche se qualcuno lo prospetta), ma sugli argini o addirittura sopra il greto giacciono depositi ,capannoni e molti rifiuti trasportati dall’alluvione in mare e sulla spiaggia che i soliti volontari hanno subito raccolto.
Un milione di danni è costato quest’alluvione, ma per mettere in sicurezza le aste torrentizie ce ne vorranno 40 , secondo le stime della regione. Si spera che saranno spesi ripensando correttamente al complesso sistema di ruscelli che scendono dalle colline, non impedendogli cioè di scorrere liberamente a mare.
Ma occorre ripensare Sapri per altri problemi che degradano la città. Secondo confidenze di alcuni operatori ecologici la maggior parte dei cittadini (ormai si possono chiamare così) sapresi ignora la raccolta differenziata , per ignoranza e indolenza. Aspettano i due giorni dedicati alla indifferenziata e raccolgono umido plastica vetro alluminio carta tutto insieme, ponendo il sacco in strada la sera prima. Tanto è vero che in tali sere agli angoli delle strade si presentano cumuli di grossi sacchi di rifiuti che raccolti dagli operatori finiscono nella “discarica”, ex isola ecologica e adesso promossa a sito di trasferenza.
Non è possibile pensare una città dove la fatica i soldi il tempo dei cittadini viene vanificato da uno smaltimento di rifiuti a dir poco truffaldino. L’obiettivo ”rifiuti zero” dovrebbe essere il primo problema da ripensare e da raggiungere in breve tempo.

Ancora: non è possibile trascurare il grande valore ecologico e sociale degli orti- giardino, patrimonio che caratterizza la città di Sapri, come non si può abbandonare all’incuria i resti archeologici e le antiche case in pietra che fanno capolino nelle strade, dove purtroppo appaiono anche palazzi incompiuti che fanno cattiva mostra di sé. Opere le cui superfetazioni potrebbero essere eliminate rendendo una città ripensata a misura uomo i cui occhi vogliono la loro parte. Al proposito, ripensiamo anche a rendere gradevole a chi lo guarda il palazzo del municipio, secondo la proposta di un’associazione ecologista di affrescarlo con murales.
Le proposte per ripensare Sapri non sono certamente esaurite dal presente articolo. Consigli, commenti e ulteriori suggerimenti ben vengano dai lettori.
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