"lunedì senza carne"
di Paolo Abbate | BlogLa giunta comunale di Los Angeles ha deliberato di sponsorizzare ufficialmente l’iniziativa dl non mangiare carne il lunedì . Questa iniziativa non è stata supportata per accontentare gli animalisti o i vegetariani ma per una semplice constatazione.
Sebbene la carne d’allevamento rappresenti uno dei principali problemi per la nostra salute ed uno dei fattori di maggior inquinamento globale, il fabbisogno complessivo di carne nel mondo che era nel 1961 di 71 milioni di tonnellate, nel 2011 si sono superate le 300mila. Se il trend resterà invariato si stima che nel 2050 il fabbisogno sarà raddoppiato rispetto ad oggi.
Il problema maggiore, tuttavia, sta nel fatto che oltre la metà delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi, proteaginose, destinati agli animali. Cibo che altrimenti potrebbe essere usato per il consumo diretto degli esseri umani. E poi vi è il consumo di acqua: circa la metà dell’acqua potabile consumata negli Stati Uniti è usata per irrigare raccolti destinati a nutrire bestiame. Le deiezioni del bestiame finiscono spesso nelle falde acquifere, inquinandole. Inoltre, e non è cosa da poco, il gas metano prodotto da milioni di capi di bestiame produce effetto serra con le conseguenze che tutti conosciamo.
Dunque la giunta comunale di Los Angeles ha fatto semplicemente una considerazione ecologista promuovendo il lunedì senza carne: giornata che potrebbe essere tranquillamente adottata in Italia, paese di grandi consumatori di carne . Ma il rifiuto di mangiar carne – un cadavere nel piatto, per alcuni – ha motivazioni diverse e se vogliamo emotive: l’amore e la compassione per gli animali, il rifiuto di riti religiosi, il rifiuto di essere condizionati dalla pubblicità in favore del consumo di carne, eccetera.
Personalmente, fermo restante il rispetto per le motivazioni suddette, condivido la posizione ecologista. Tuttavia non mangio la carne rossa per motivi di salute e soprattutto la carne di agnellino. Li ho visti sacrificare alla dea Kalì in un tempio del Nepal dopo essere portati teneramente in braccio dai fedeli e consegnati al sacerdote.

Ma lo shock maggiore l’ho subito tempo fa in una pensione dove mangiavo di solito, la cui proprietaria teneva nel giardino un agnellino a cui dava il biberon e che la seguiva come una mamma. Arrivata la domenica di Pasqua lo ha sgozzato e servito a tavola cucinato al forno con patatine. Quel giorno purtroppo sono rimasto digiuno.
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