Le “puzzette” dei ruminanti
di Paolo Abbate | BlogE’ stato calcolato che una vacca adulta emette, ogni giorno, dagli 800 ai 1000 litri di metano (circa un terzo di quanto ne consumo io per riscaldarmi ogni giorno). Ma il metano, che e’ uno dei gas con più alto effetto serra, prodotto dal settore zootecnico è pari al 18% del totale; come percentuale questa è simile a quella dovuta all'industria e maggiore di quella dovuta al settore dei trasporti (13,5%). [McMichael2007]. L'umanità possiede 1,2 miliardi di vacche, per non parlare di cammelli, cavalli, pecore e capre. Tutti insieme eruttano nell'aria circa 73 milioni di tonnellate di metano ogni anno.
Questi sono gli stessi dati del dossier FAO Livestock Long Shadow, "la lunga ombra del bestiame" [FAO2006] e su cui concordano ormai tutti gli studi sul tema.
A misurare le puzzette delle vacche e’ stato il National Institute for Agricultural Technology dell’Argentina, dove Guillermo Berro ha inventato lo “zaino per mucche”, equipaggiato per raccogliere e poter poi misurare il gas emesso quotidianamente dai bovini.

Altri invece pensano che modificando la dieta dei bovini “se ne possano ridurre le emissioni di metano fino al 25%. Silvia Valtorta, del National Council of Scientific and Technical Investigations, suggerisce un menu a base di trifoglio e alfa-alfa, invece del grano”.
Altri ancora credono che le spezie mescolate alla dieta alimentare diminuirebbero il gas metano prodotto dall’organismo di ovini e di bovini.
Infatti, “il coriandolo nella fattispecie, grazie alla sua composizione chimica ricca di acidi insaturi, permetterebbe quasi di dimezzare la produzione di metano, passando da 14ml/g per alimento a 8ml/g, e favorendo un calo nella produzione di gas pari al 40%. La curcuma e i chiodi di garofano invece, prometterebbero riduzioni rispettivamente nell’ordine del 30% e del 22%. A tutto vantaggio dell’ambiente, della salute e delle papille gustative degli animali da allevamento”.
Insomma, invece di partorire tutte queste soluzioni, spesso strampalate, per risolvere i problemi della fame, del riscaldamento globale, delle malattie, dell'uso sostenibile delle risorse, non è forse più sensato l'addio al consumo di carne? Secondo l'Ente nazionale per la protezione degli animali (Enpa) è la chiave di volta per risolvere molte delle situazioni emergenziali del pianeta.
Infatti lo il 20% della popolazione mondiale ha regolare accesso alle risorse alimentari mentre il 26% della superficie terrestre è letteralmente invaso dagli allevamenti (ai quali è imputabile l'emissione del 18% dei gas serra), “che provocano la distruzione di milioni di ettari di foreste e la perdita di biodiversità, nonché la produzione annua di 1.050 miliardi di tonnellate di deiezioni”.
Per mantenere gli allevamenti si sperpera una grandissima quantità di risorse - spiega Ferri direttore scientifico dell'Enpa. Infatti “occorrono più di 16 chili di foraggi per produrre un chilo di carne. Inoltre, stando a quanto riferito dalla Fao, occorrono circa 15mila litri di acqua per produrre un chilo di carne e appena 2mila per ottenere la stessa quantità di grano. In altri termini, se le risorse necessarie alla produzione di carne fossero investite per l'agricoltura, probabilmente la fame sarebbe solo un ricordo”.
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