Mingardina e frane. Che fare?
di Paolo Abbate | BlogEra passata l'una di notte del 15 gennaio e una nuova frana di massi è crollata dalla montagna soprastante sulla Mingardina, pochi metri all’uscita della prima galleria.
Ma non è la prima, numerose altre frane sono avvenute e avverranno su questa arteria lungo il fiume Mingardo, aperta decenni fa alle falde del Bulgheria che, causa i fattori meteorologici, è considerata ad alto rischio idrogeologico.
Si interviene in un punto, proteggendo il versante con grosse e robuste reti d’acciaio, ma poco tempo dopo la montagna, imbevuta dalle piogge e tagliata alla base da questa strada, frana in un altro punto.
Accade lungo la Cala del Cefalo dove dalla falesia si staccano massi o dove un antico conoide di deiezione scivola in basso trascinando con sé alberi di pino d’Aleppo.

Davanti il camping La Pineta, lungo il cordone di contenimento formato da gabbioni d’acciaio, si sono formate deformazioni preoccupanti, causate dalla forte pressione dei detriti soprastanti, franati dalla collina. Prima o poi la pressione sarà tale da fare “esplodere” questo muro e una frana incontrollata scenderà sulla strada. Pensate cosa succederebbe se passa una vettura in quell’istante?

L’assessore all’ambiente Pierro ha dichiarato qualche giorno fa che “La Provincia di Salerno da tempo si è attivata per risolvere l’emergenza viabilità nell’intero territorio, in particolare nel Cilento, chiedendo alla Regione Campania il finanziamento per la messa in sicurezza delle tratte dissestate”.
Ma ci chiediamo: in questa tratta della Mingardina come è possibile risolvere un problema antico che risala all’apertura della strada stessa?
Quest’area del Parco nazionale che comprende 5 Siti di importanza comunitaria e una Zona a protezione speciale per i suoi valori naturali e storici, ricca cioè di biodiversità e di grotte dove vissero uomini del periodo Acheuleano di 700 mila anni fa, è stata sacrificata da “esigenze di crescita economica e di occupazione “ che hanno compromesso in modo irreparabile la montagna e i Siti stessi. E’ possibile immaginare la messa in sicurezza di questa arteria, divenuta suo malgrado una strada di grande transito?
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