CILENTO: PIANO DEL PARCO E PASQUETTA
di Paolo Abbate | BlogLa Pasquetta e la sua tradizionale gita fuori porta ha colpito ancora. Si sono infatti registrati accensione di fuochi, sistemazione di tende e amache, calpestio, giochi di palla a volo, rifiuti in aree tutelate come zona C di protezione nel Piano del Parco del Cilento.
Le autorità preposte alla tutela e sorveglianza, chiamate la mattina, hanno puntualizzato che le zone C si riferiscono “ad ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturalistici ed ambientali inscindibilmente connessi con particolari forme colturali”, ma compatibilmente con tali fini prioritari “sono ammessi interventi che tendono a migliorare la fruibilità turistica, ricreativa, sportiva, didattica e culturale che richiedano al più modeste modificazioni del suolo”. Così si puntualizza nel Piano; pertanto i gitanti non commettono reati perché tutto ciò è previsto nel Piano del parco stesso.
La legge quadro del 1991, frutto di un dibattito pluridecennale, ha dato, bisogna riconoscerlo, risultati straordinari: i parchi nazionali sono passati da 5 a 23; le regioni hanno intensificato l’istituzione delle loro aree protette; la superficie di territorio protetto ha oltrepassato quella che era la soglia strategica del 10% e procede verso la nuova soglia del 20%. “Ciò è potuto accadere grazie a una chiara visione della missione a cui le aree protette sono chiamate e agli strumenti che sono stati introdotti”. Naturalmente “La tutela dei valori naturale ed ambientali affidata all’Ente parco è perseguita attraverso lo strumento del Piano del Parco che suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione”.
Il parco del Cilento è stato istituito nel giugno del 1995. Ma , sebbene la legge quadro, art 12, prevedesse che il Piano fosse predisposto entro 6 mesi dalla sua istituzione, l’Ente lo ha redatto solo nel 2010.
Cosa è successo? Probabilmente i due presidenti allora in carica, Bassolino della regione e Troiano del Parco, hanno dovuto tener conto di compromessi tra la difesa della natura e gli interessi economici delle comunità locali che intendono un parco naturale solo come strumento di sviluppo e crescita economica del loro territorio. La naturalità di un territorio non è un valore aggiunto ma fondamentale come si rileva da una indagine del prof. Mannheimer del 2011: “ i primi elementi che vengono in mente all’83% degli italiani, sono un ambiente non inquinato, la natura incontaminata, un efficiente sistema di riciclaggio rifiuti, l’offerta culturale, e la pulizia di spiagge e del mare. La qualità ambientale e l’integrità del paesaggio, nelle risposte degli italiani, superano come elemento di scelta della meta delle vacanze l’hardware del sistema turistico: infrastrutture, strutture ricettive, servizi, presenza di discoteche. E questo approccio al turismo è ancora più marcato negli stranieri la cui presenza in Sicilia è in aumento».
Prendiamo la fascia costiera ricadente nel comune di Camerota dove si riversano molt i gitanti di Pasquetta ogni anno, cioè la Cala del Cefalo, area compresa tra le falesie e il mare, dove vi sono 5 Sic e una Zps istituiti per l’alto valore sia naturale che storico-culturale. Non si poteva infatti non riconoscere la bellezza della natura e del paesaggio di questa estesa cala con la sua foce del Mingardo, l’Arco naturale, la pineta d’Aleppo, la duna: il tutto incorniciato dalle falesie calcaree con le sue grotte preistoriche e dove fiorisce la Primula palinuri.

Quest’area particolare è stata sottoposta dal 1995 in poi alle più svariate aggressioni e speculazioni da parte dell’uomo, tanto che le sue peculiarità di flora e fauna protette sono ogni anno in pericolo crescente.
Nel 2006 la cala fu sottoposta addirittura ad un procedimento d’infrazione dell’Ue che costò all’Italia 300 mila euro al giorno. Il Parco corse ai ripari dopo 4 anni, recintando e costruendo passerelle in legno (costo 125 mila euro) sulla duna per non danneggiare la flora autoctona presente: passerelle che attualmente sono fortemente danneggiate a causa del materiale scadente usato , l’incuria e il vandalismo . Diciamolo sotto voce affinché non giunga all’orecchio della Corte dei Conti!
“State per attraversare uno degli ecosistemi più rari e preziosi del Parco nazionale del Cilento e V.D : la duna di Cala del Cefalo. Tale duna ha una straordinaria importanza ecologica in quanto è una delle poche rimaste in Italia dove è possibile osservare ancora tutti i microambienti che caratterizzano un sistema dunale integro”.
E si permette di danneggiarlo nelle feste così dette tradizionali, specialmente in primavera quando piante psammofile autoctone della duna sono nella loro piena fase vegetativa ? Che figuraccia, veramente! Ma anche non considerare reato la compromissione di questo patrimonio dell’umanità, tutelato per legge, è secondo noi una dimenticanza imperdonabile,

Il comune di Camerota ha tuttavia trovato una scappatoia, o meglio un compromesso, a questa contraddizione generata dal Piano del parco. Per Pasquetta si aprono le porte dell’area protetta (pasquetta viene considerata probabilmente solo “un esigenza economica sociale e ricreativa”). Sollecitato da una lettera della associazione Fare Verde dove si raccomandava la sorveglianza e la tutela della Cala, ha previsto nel pomeriggio un tavolo all’ingresso della pineta e volontari con i kit di Legambiente che hanno raccolto fine festa i numerosi rifiuti lasciati dai gitanti.

Ma, almeno qualcosa è stato fatto per tutelare la pineta e la duna. Le ferite più evidenti, i rifiuti, sono stati raccolti!
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