La SPLENDIDA CALA DEL CEFALO
di Paolo Abbate | BlogMalgrado le tante dichiarazioni delle associazioni balneari di Camerota, la situazione della Cala De Cefalo è a nostro avviso ancora insostenibile . Molto insostenibile.
“ Da anni, e con tanti sacrifici,si porta avanti il discorso legato alle imprese balneari ecosostenibili didattiche e verdi” – dichiara l’associazione – ovvero “ una buona pratica che parte dal SIC di Cala del Cefalo (Marina di Camerota Parco Nazionale del Cilento) e che dalla prima ora ha suscitato l'interesse di enti, istituzioni e associazioni di categoria”.
L’obiettivo manifestato dalle associazioni è “ limitare il consumo del suolo; un grande tema ambientale e che in spiaggia è facilitato e mitigato dalle imprese balneari ecosostenibili didattiche e verdi”. Tanto è vero che con il Manifesto che sarà presentato a Roma “si vuole coinvolgere le realtà territoriali affini, che da anni, anche inconsapevolmente promuovono una gestione dell’ambiente marino ecosostenibile in armonia con la natura”. Non solo: altresì “creando una rete virtuale di stabilimenti balneari ecosostenibili, intesi come presidi del territorio, capaci di creare l’identità dei luoghi, attraverso la salvaguardia dell’ambiente costiero, la biodiversità, la condivisione e la diffusione dei saperi, della cultura e delle tradizioni del territorio di appartenenza”.
Il passo successivo al Manifesto – dichiarano le associazioni - “sarà la creazione di un marchio di qualità che unitamente a quello sulle imprese balneari ecosostenibili connoterà le imprese che adottano buone pratiche e che certamente susciteranno maggiore apprezzamento da parte del turista”.

Ci piacerebbe assai che questi obiettivi manifestati dalle associazioni suddette fossero portati avanti. Ci guadagnerebbero i turisti, la natura, la biodiversità variegata della Cala. In verità gli ecologisti da tempo portano avanti una lotta per mantenere e tutelare questi valori naturali e culturali. Alla base della falesia infatti si aprono grotte preistoriche abitate da uomini da più di 700 mila anni fa, ed habitat di specie protette di chirotteri e rondini di montagna.
Purtroppo non è così. Ed ogni anno che visitiamo questi luoghi, malgrado gli sforzi che i balneari dicono di portare avanti (con tanti sacrifici) la situazione si presenta non certo ecosostenibile.
Se prendessimo per vere – ma non vedo motivi contrari - le dichiarazioni rilasciate dal comandante dei vigili di Camerota ad un giornalista, le nostre perplessità risultano fondate.
“Molti lidi sono in piena illegalità e nessuno se ne sta preoccupando – dichiara il comandante – C’è una compravendita di concessioni dei lidi che fa spavento”
E per finire si lamenta che, oltre i posteggi auto esosi, anche “ i mancati controlli da parte del Parco del Cilento in questo tratto di zona sono sotto gli occhi di tutti. Le passerelle di legno realizzate dal Parco non hanno avuto quest’anno alcuna manutenzione, provocando numerosi ferimenti di bagnanti”. [dichiarazioni riportate qui - Corriere del Mezzogiorno]

Le foto sono di fine ottobre, ma i rifiuti resistono ancora a dicembre.
Per quanto riguarda i lidi non siamo in grado di dare giudizi, anche se sono ormai installati senza lasciare una spiaggia libera o quasi tra l’uno e l’altro. I cartelloni posti all’ingresso di alcuni lidi sono a nostro avviso solo uno specchietto per allodole. Per le passerelle e i rifiuti lasciati, invece possiamo dire qualcosa. Sapevamo che con un protocollo d’intesa Lidi-parco la manutenzione era di competenza dei lidi. La raccolta dei rifiuti tocca invece al comune di Camerota.
Purtroppo , per i materiali presumibilmente scadenti e per la mancata manutenzione degli stessi, le passerelle sono non solo inagibili – risultano ferimenti di turisti avvenuti questa estate - ma da buttare.
Da voci che non possiamo controllare risulta che il Parco, il quale spese con il progetto Natura 2000 più di 150 mila euro, penserà di ricostruirle d’accapo.

Anche perché pensare di rabbrecciarle è pura fantascienza considerato lo stato in cui si trovano da molto tempo. Tanto è vero che il comune aveva chiuso il passaggio di diversi tratti per scongiurare contusioni e ferimenti di malcapitati.

Potremmo parlare di altri numerosi casi di mancato controllo e gestione poco sostenibile da parte di chi come privato ci campa abbondantemente durante l’estate. Anche l’amianto giace nascosto sottola falesia, più volte segnalato allo sportello del comune, ma senza esito. Non si vede, ed occhio che non ved e, cuore non duole, recita il proverbio.
Non è di certo, questo che abbiamo cercato in breve di mostrare, un quadro da presentare come “marchio di qualità” ad una località in “armonia con la natura”. Una volta, ahinoi!







