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STIAMO UCCIDENDO IL FUTURO. L’ITALIA DEI PROBLEMI VERI

SE NE PARLA SEMPRE MENO, ASSISTENDO INDIFFERENTI
AL LORO TRAGICO INCANCRENIMENTO

📅 mercoledì 4 febbraio 2015 · 📰 AttualitàSalerno

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Questo nostro Bel Paese proprio non finisce mai di sorprenderci. Tanto, anche nell’attenzione che dà ai problemi veri della gente.
C’è sempre e soprattutto, una crescente indifferenza; ci sono comportamenti assolutamente distratti.
C’è, però, una grande, grandissima propaganda per le loro false soluzioni; soluzioni che, nelle parole di chi le propone, fanno apparire l’Italia, un Paese virtuoso; un Paese intelligente e responsabilmente attento alla gente ed ai suoi problemi, soprattutto, se trattasi di problemi dei più deboli umanamente, socialmente ed economicamente.
Tanti italiani buonpensanti di fronte a tanto impegno ed attenzione sono presi da una profonda commozione; da una commozione che viene dal di dentro e che nasce da quelle meraviglie italiane a cui appartengono, tra l’altro, i problemi veri.
Se così è, allora non ci resta che gioirne; non ci resta che manifestare il nostro compiacimento e la nostra condivisione, per tanti italiani, brava gente, attenti ai problemi veri del Paese. Grazie, Santi Protettori!

Ma, nel riscontro oggettivo, dato dalle cose vere della nostra quotidianità, i conti, purtroppo, non tornano.
Più che di soluzioni, si tratta sempre più spesso, di sola falsa propaganda, ispirata da più tempo, ai principi italiani del “tutto va bene”.
Un principio questo che viene dal mondo della politica a cui si deve attribuire anche la paternità delle false soluzioni ai problemi veri, molto spesso, sempre più spesso, risolti solo a parole, il frutto delle solite promesse del niente, mentre restano come macigni a testimoniare la loro indifferenza ai problemi veri della gente, purtroppo, sempre più considerata un ingombrante momento al fare italiano del niente.
Che fare? Come uscirne? Come trovare le giuste soluzioni per evitare che la gente silenziosa continui a subirli, creandosi una vita d’inferno, assolutamente da eliminare per così vivere da Paese civile che, purtroppo, ormai non siamo, avendo come abbiamo, le sofferenze dei tanti problemi veri di cui si parla sempre meno, costruendo a questi la sola alternativa di un falso positivo? Di una gioia di vivere italiana del tutto va bene, anche quando viviamo situazioni tragicamente disumane, del tutto va male?
Non è questa la strada giusta per il futuro del nostro Paese; un futuro sempre più difficile, soprattutto, per la presenza travolgente dei problemi veri per i quali non è nel virtuale Progetto dell’Italia del possibile, trovare le soluzioni umanamente giuste e possibili, così come nelle attese della gente, della buona gente italiana che spera sempre nel miracolo di un cambiamento con le soluzioni tanto attese ai problemi veri di cui l’Italia soffre.
Siamo, senza inventarci niente, in quanto sono già tante le cose concretamente vere da raccontare, un Paese gravemente ammalato di emergenze; emergenze che vengono sempre più prese in considerazione appellandosi alla “forza maggiore”.
L’emergenzialità italiana è ormai endemica; fa ormai parte integrante del nostro sistema Paese; è prioritaria in tutti i patti ed i progetti italiani.
È una vera e propria condizione di vita di un Paese ormai stanco di vivere da Paese anormale.
Un Paese che vuole quindi tornare alla normalità con un fare italiano organico alla soluzione dei problemi veri, senza soluzioni pasticciate e scandali diffusi, l’amaro frutto di tanta, tanta immoralità ed illegalità diffusa.
Occorre fermarsi, raccontando per raccontarsi; occorre fermarsi e ritrovarsi insieme per riflettere e pensare come contribuire con le proprie idee a costruire un laboratorio del fare per dare concrete risposte all’Italia dei “problemi veri”, da affrontare e risolvere per il bene del nostro Paese che non può assolutamente vivere in condizioni emergenziali con i problemi della gente che si incancreniscono e non trovano soluzioni, se non quelle del “tutto va bene” da parte di chi non vuole assolutamente capire il suo ruolo di classe dirigente del Paese.
Tanto premesso, vediamo da vicino i problemi veri a cui porre mano, il più presto possibile; trattasi di problemi che rendono difficile la vita degli italiani.
Vanno risolti con il dovuto impegno, nel rispetto degli italiani che sono stanchi di vivere nell’indifferenza di chi li governa; di quella classe dirigente che deve incominciare a riflettere per il ruolo che svolge, un ruolo dal sacro e saggio rispetto elettori-eletti.
L’Italia dei problemi veri e dalla dimensione infinita sono tanti ed in tutte le possibili direzioni.
Sono problemi veri e prima di tutto, umani e sociali; non sono solo umani, ma anche fisico-territoriali; di conservazione della propria memoria; del proprio patrimonio genetico e della propria appartenenza.
Sono, tra l’altro, problemi veri di tipo immateriale che riguardano il rapporto di genere, il rapporto generazionale, il rapporto con le diversità umane e quel mondo degli invisibili che è una grande realtà del nostro Paese da riportare alla luce ed affrontare con tutto il dovuto impegno del fare che oggi ci manca; che oggi manca all’Italia ed agli italiani, ormai, da troppo lungo tempo, assolutamente inconcludenti nel pensare positivo costruendo percorsi certi di futuro per i propri figli ed i propri nipoti, assolutamente assenti dagli scenari disumanamente vuoti in cui vive il nostro Paese, sempre più protagonista del niente.
Non è da Paese civile far finta che i problemi veri non esistano e/o che siano il frutto della sola invenzione di chi è bravo ad inventarseli nel ruolo di “rompiscatole” di professione per dare solo fastidio al perbenismo imperante del “tutto va bene”.
L’Italia, è bene che lo sappiano chi la governa, sta facendo molti, ma molti passi indietro.
Prima di tutto, nella qualità della vita; nelle prospettive di futuro dei giovani sempre più negate e sempre più abbandonate a se stesse.
Sta facendo passi indietro per il peso crescente e diffuso delle povertà e per la crisi di futuro che ha ormai coinvolto persino la speranza.
Gli italiani del niente esistenziale ormai non credono più a niente; sono silenziosamente rientrati in se stessi rifiutando il dialogo, il confronto, lo stare insieme per pensare insieme e rendersi protagonisti di idee, una grande risorsa per il futuro italiano.
Nella quotidianità italiana c’è sempre più, una crescente aggressione dei problemi veri, con cui ci si deve confrontare, senza trovare le soluzioni giuste possibili e confortate da percorsi altrettanto possibili di un fare necessario da parte di chi governa il Paese, sempre più spesso sgovernando e manifestandosi indifferente ai problemi del Paese; ai problemi della gente; ai problemi dei tanti italiani abbandonati a se stessi e costretti ad un disagio esistenziale sempre più indifferente ai più.
In Italia, oltre ai problemi veri, materialmente intesi, bisogna considerare anche la crisi profonda afferente l’immaterialità, con i valori, l’etica, il degrado umano e sociale diffuso, con la legalità compromessa, la scarsa sensibilità per i saperi, la cultura e l’indifferenza diffusa nei confronti del patrimonio storico-artistico-culturale italiano, sempre più orfano di quella attenzione istituzionale ad un punto tale da diventare la “cenerentola” d’Italia, con tra l’altro cancellato anche il senso comune della “bellezza”, una sensibilità italiana in forte crisi di futuro.
Tra l’altro, è un problema vero che non ha le risposte giuste, la mancanza di sensibilità per il ruolo italiano della cittadinanza attiva, non considerato tale ed assolutamente marginale nelle decisioni importanti, sempre più il frutto dei poteri forti che prendono le decisioni in solitudine, convinti come non mai che questa è la strada giusta e che si può fare assolutamente a meno del protagonismo e della partecipazione dei cittadini italiani.
Voglio, anche se brevemente, richiamare all’attenzione italiana, alcuni dei problemi veri, materiali ed immateriali che stanno ad indicare le gravi sofferenze italiane presenti e future.
Il primo dei problemi veri è quello delle culle vuote; queste sono in sé, il simbolo dello sfascismo italiano.
Chi dovrebbe, non riesce a capire l’importanza del capitale umano per il futuro italiano; le culle vuote rappresentano in prospettiva, un grave ed incolmabile vuoto di futuro, con riflessi insuperabili sul sistema Paese, suicidamene privato del suo capitale umano.
Oltre all’indifferenza per le nascite, nel nostro Paese c’è una grave, gravissima indifferenza per il mondo dei giovani a cui da veri e propri ladri di futuro, i loro padri hanno agito ed agiscono egoisticamente, rubandoglielo.
Per questo tradimento generazionale, dal rifiuto dei nuovi figli, al rifiuto del lavoro per le nuove generazioni, c’è tanto, ma tanto da riflettere e cambiare.
A chiederlo è l’Italia; a chiederlo sono gli italiani traditi che, sono ormai stanchi di subire in silenzio.
Vogliono un’Italia nuova; un’Italia non più vuota di contenuti veri, per effetto delle belle parole, mandate inopportunamente in giro, in lungo ed in largo del Paese, affidando loro solo promesse; solo promesse vuote, senza risolvere poi i problemi veri dell’Italia che, così com’è, nonostante la bella propaganda, è combinata veramente male; male da morire, per cui, ascoltando saggiamente il grido di dolore italiano, bisogna ed in fretta, cambiare, cambiare per non morire; cambiare per evitare il declino da tempo annunciato del nostro Paese.
Altro problema italiano che ci richiama i tanti problemi veri del Paese, riguarda l’indifferenza istituzionalizzata per le fasce deboli; per quei cittadini indifferenti a tutti che, nel corso della loro vita, hanno ormai perso la dignità di uomini; traditi da tutti vivono disperati, sopravvivendo, sempre più spesso, grazie al generoso impegno dei volontari.
Sono tutti questi parte di un mondo del silenzio, i disperati d’Italia, il frutto di una disumana indifferenza italiana; una indifferenza che fa male; che fa tanto male.
Sono questi gli italiani che vivono per strada in condizioni disperate di una solitudine che uccide, prima di tutto, dentro.
Sono i disperati d’Italia a cui manca tutto; a cui manca il calore umano e le cure necessarie per non farli morire.
Sono parte di quel popolo italiano della povertà estrema che, proprio, non interessa nessuno.
Se, qualche volta, dall’indifferenza si passa ad un minimo di umana attenzione, è perché la povertà estrema rimbalza agli onori della cronaca, come per la morte silenziosa di un clochard sotto una casa di cartone in qualche triste angolo delle nostre strade cittadine.
È questo il popolo italiano dei senza diritti; un popolo che ha perso tutto, compresa la dignità.
Tanti, a causa della povertà estrema, hanno per casa la strada dove vivono e poi muoiono in silenzio, considerando la morte una vera e propria liberazione da una vita di inferno; una vita che non conta niente, per cui è indifferente ai più.
Sono gli invisibili; sono i dimenticati d’Italia, abbandonati alle loro sofferenze; non interessano più nessuno, se non a quella solidarietà spontanea che può dare un importante contributo, ma che certamente non può da sola risolvere il problema, sia in termini di aiuti concreti, sia in termini di umanità, avendo una grande necessità di relazionarsi alla società degli indifferenti, offrendo a ciascuno di loro l’occasione di parlare; l’occasione di non farli sentire disperatamente soli.
Il popolo dei senza dimora calcolata in circa 50 mila sull’intero territorio italiano, diversamente distribuito, dal Nord al Sud del Paese, è un popolo in crescita; tanto, mentre cresce l’indifferenza e l’impegno istituzionale con le risorse in calo, assolutamente insufficienti per fare fronte alla domanda crescente di servizi sociali, sempre più necessari in un Paese che non sa assolutamente dare le risposte giuste ai problemi veri della gente e soprattutto alla crescente popolazione della gente invisibile, sempre più “protagonista” del solo silenzio; dell’indifferenza italiana, una caratteristica del nostro mondo che ha perso, tra l’altro, anche la virtù di emozionarsi e di dimostrarsi solidale verso l’altro, bisognoso di aiuti, affinché non diventi un dimenticato della Terra, destinato a morire circondato dal solo silenzio umanamente assordante.
Questa diagnosi amara sull’Italia dei problemi veri potrebbe continuare all’infinito. Il mettere nuovamente il dito sulla piaga è rinviato ad altre occasioni.
Ma, prima di concludere, voglio solo accennare ai problemi veri che vive l’Italia nella cultura e nei suoi beni culturali; ci si riempie la bocca a dire che è il nostro petrolio; che è la grande ricchezza italiana. Ma nel concreto, che cosa si fa per far crescere il Paese culturalmente?
Che cosa si fa per la conservazione del grande patrimonio artistico-culturale italiano, dai più, considerato la ricchezza del futuro italiano, unitamente alla Bella Italia del paesaggio italiano ed al made in Italy legato alla moda italiana nel mondo ed ai sapori italiani, una grande risorsa di una enogastronomia d’eccellenza tanto apprezzata nel mondo?
Il futuro italiano è qui; se vogliamo saggiamente utilizzarlo come grande risorsa italiana, dobbiamo saper superare le tante gravi difficoltà dei problemi veri materiali ed immateriali che pesano come un macigno sulla vita di tutti noi.
L’Italia può cambiare; può avere un diverso futuro; sta, prima di tutto, nel fare di chi governa che deve capire l’importanza del cambiamento, partendo dai problemi veri.
Nel panorama italiano il problema dei problemi veri è il suolo italiano, un suolo maltrattato; degradato, sfasciato che per le frane, alluvioni e continui smottamenti, scivola a valle, trascinandosi dietro sempre più spesso uomini e cose.
Non è possibile essere indifferenti di fronte al degrado italiano. Continuando con l’indifferenza, si andrebbe ad uno “sfascio Italia” assolutamente da evitare per evitare il degrado italiano.
La speranza, anche per noi italiani è l’ultima a morire.
Il nuovo Presidente italiano, potrebbe essere la grande speranza del futuro italiano; tanto lo vedo fortemente legato alle brevi parole del suo messaggio presidenziale, con al centro soprattutto e prima di tutto, gli italiani (il mio pensiero alle speranze ed alle difficoltà degli italiani).
Grazie, Presidente Mattarella. Se parte da qui sarà veramente l’atteso Presidente degli italiani.
Noi ci crediamo e la crediamo. Noi, con la saggezza dei giusti d’Italia, ci vogliamo credere.
Partendo da qui, l’Italia nostra, oggi fortemente sofferente, forse tornerà ad avere fiducia; tornerà ad avere la speranza di un futuro umanamente possibile.
Auguri, Presidente degli italiani; auguri di un grande lavoro per il futuro italiano.

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