AMARE TERRE DEL SUD DOVE ANCHE GLI ULIVI SECOLARI MUOIONO
di Giuseppe Lembo | BlogAl Sud, la gente del Sud, proprio nessuno deve sentirsi tranquilla, di essere coinvolta in quella minacciata catastrofe territoriale che è la morte del suo paesaggio olivicolo.
Il paesaggio olivetato di gran parte delle terre meridionali, soprattutto collinari, è una grande ricchezza, prima di tutto economica e certamente non secondaria per la bellezza della natura che proprio non teme confronti.
Che tristezza, vedere gli ulivi secolari di Puglia, perdere le grandi chiome argentate e diventare uniformemente delle piante senza vita; delle piante morte!
È assolutamente necessario fare qualcosa prima che sia troppo tardi; è necessario allertarsi ed evitare che la tragedia meridionale degli uliveti morti, da possibile ed immaginabile, come dai tanti segnali, diventi per l’intero Sud, un’amara realtà.
Ma che sta succedendo? Perché e per quali cause il Sud d’Italia è violentemente aggredito a ripetizione da sconosciuti batteri killer?
Perché si sta verificando, con ripetuta aggressione, questa invasione al Sud di batteri killer che colpiscono le nostre piante spesso secolari? A memoria d’uomo e nella stessa storia del Sud, non si ricordano assolutamente eventi così rovinosamente catastrofici.
Siamo forse a quella mutazione colpevole del vivere sulla Terra, aggressivamente nemica dell’uomo, nel rapporto uomo-uomo e della natura, nel rapporto uomo-natura?
Forse che dobbiamo prepararci a pagarne il conto? Forse che l’Effetto Serra, comincia a produrre i suoi effetti devastanti, determinando, con il cambiamento del clima, scenari apocalittici, in quelli che sono stati ed ancora sono i mondi belli e godibili, vissuti in armonia per secoli dall’uomo, producendo, tra l’altro, il buon cibo per un sano vivere?
Che c’è che oggi sfugge ai più nella ormai crescente diffusione di batteri globalmente distruttivi? Quali le origini e la causa di tanta violenta diffusione del “xylella fastidiosa”, un batterio killer che in Puglia ha già provocato la morte di migliaia di alberi secolari?
Che fare? C’è, prima di tutto, da allertarsi come opinione pubblica.
La morte degli ulivi non è solo un problema degli ormai quasi scomparsi contadini del Sud.
La morte degli ulivi è un problema a 360 gradi di tutto il Sud; di tutta la gente del Sud.
Non so immaginarmi un Sud senza ulivi; un Sud con la sua civiltà dell’olio cancellata.
Se tanto dovesse accadere, è un disastro umano e naturale insieme; un disastro che cancellerebbe e per sempre, una parte assolutamente insostituibile del nostro futuro; tanto, consegnando ai nostri figli ed al mondo, un Sud assolutamente diverso; un Sud scippato della sua più bella simbologia naturale che viene dagli ulivi argentati, una ricchezza insostituibile per il suo paesaggio dalla bellezza inequivocabilmente unica e dai saperi antichi e forti, come le radicate e profonde radici degli alberi secolari di ulivo.
Oggi, circondato da non pochi misteri, il Sud viene colpito al cuore da un batterio killer che sta distruggendo in Basilicata ed in Puglia soprattutto nel Salento degli ulivi secolari, con grave ed irreparabile danno per il paesaggio e per la stessa economia che verrebbe a perdere un prodotto di pregio, al primo posto nel made in Italy enogastronomico italiano.
Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali consapevole della gravità del problema dal punto di vista naturale, alimentare ed economico, da settembre del 2014 ha attivato misure di emergenza finalizzate alla prevenzione, al controllo per la preoccupante e diffusa eradicazione del batterio, fortemente distruttivo sul territorio meridionale, così come drammaticamente evidenziato dalla morte degli uliveti pugliesi, soprattutto in territorio salentino.
C’è in giro una grande preoccupazione per tutto quello che di negativo potrà accadere e ci potrà accadere.
Che fare? Prima di tutto arginare il più possibile i rischi di contagio, evitando che l’azione distruttiva del batterio possa, estendendosi, creare gli scenari apocalittici di un vero e proprio deserto ambientale, temuto dai più.
A questo punto, c’è da chiedersi e fare chiarezza sulle cause di diffusione del virulento micro-organismo la xylella, in terra meridionale.
Sono forse questi gli scenari ovattati di un capitalismo globale che domina, non solo l’Occidente, ma gran parte degli scenari del mondo, in un percorso di modernizzazione che ruota intorno ad un virus fortemente autoritario che si propone ed impone, come il “dominus” di u futuro disumanamente nuovo, sempre più indifferente ai valori umani assolutamente da non cancellare?
In questa visione del mondo umanamente disumanizzato cresce a vista d’occhio la grande confusione del mondo; crescono, altresì, in modo del tutto inaspettati cambiamenti e mutazioni assolutamente impreviste ed imprevedibili; cambiamenti e mutazioni che riguardano prima di tutto l’uomo, ma non soltanto l’uomo, essendo anche la natura coinvolta in fenomeni tragicamente distruttivi di un fare umano sempre più aggressivo; sempre più indifferente all’uomo, protagonista di vita sul pianeta Terra.
Perché succede tutto questo? Perché negativamente anche la scienza dà il proprio sostegno, come la creazione in laboratorio di batteri killer che, con il loro uso, fanno sempre più spesso fortemente violenza alla natura ed alla stessa vita umana, con un “dominus” del potere del mondo che tutto può, in quanto vero ed unico padrone, autocandidatosi, autocelebrandosi, a governare il futuro di un mondo, sempre più vuoto dei valori della pace e dell’amore, perché cancellati dalla volontà disumanamente diffusa di far crescere la violenza, l’odio, cancellando, tra l’altro, il dialogo, il confronto, senza il quale, così come, si può toccare con mano, il mondo non va da nessuna parte.
L’ulivo nel paesaggio italiano e soprattutto meridionale, non è solo una pianta utile al paesaggio ed all’economia; è, più ed oltre a questo, un simbolo dell’identità e dell’appartenenza; un simbolo di un mondo senza il quale, niente, ma proprio niente, sarebbe più lo stesso.
L’ulivo meridionale è l’espressione più viva e più significativa di un territorio che fa della biodiversità la sua prima, grande ricchezza di vita, ben visibile nei tanti meravigliosi paesaggi e nel suo salutare prodotto, tra l’altro, prodotto principe della dieta mediterranea; un prodotto che, per le sue caratteristiche organolettiche, è un vero e proprio elisir di lunga vita, garantendo con i suoi polifenoli una lunga e sana vita, come testimoniato dal fisiologo e scienziato Ancel Keys e dai tanti che hanno studiato la longevità e la buona salute meridionale.
Fermare e da subito, il disastro naturale ed ambientale che, partendo dalla Puglia, rischia di coinvolgere il mondo del Sud, è una vera e propria necessità antropica in difesa delle proprie radici; della propria appartenenza.
È, tra l’altro, una necessità prevalentemente campana, con la provincia di Salerno al primo posto per la coltivazione di ulivi e di olio prodotto ed al quarto posto tra le regioni d’Italia per coltivazione olivicola, esprimendo, tra l’altro, per le ottime caratteristiche organolettiche del suo prodotto, ben tre tipi di olio extravergine d’oliva, con il riconoscimento della DOP “Colline Salernitane”, “Cilento” e “Penisola Sorrentina”.
Il Sud, non può, per un disastro dalle dimensioni impensabili, essere privato del suo “oro in gocce”, una ricchezza del mondo, riconosciuto dall’UNESCO attraverso il riconoscimento alla Dieta Mediterranea, come patrimonio dell’umanità.
Le vie dell’olio parte del ricco paesaggio olivicolo meridionale sono testimonianze vive che a nessuno ed a niente è dato comprometterne il futuro; sono le radici di tante realtà umane del Sud, dei veri e propri simboli del pathos di un’umanità della Terra che permettono e permetteranno all’uomo contemporaneo di sapere chi è stato, per meglio capire chi sarà.
Tradizione e cultura danno all’ulivo meridionale e quindi all’olio, suo prezioso frutto, un’identità inconfondibile; un’identità che si esprime attraverso il suo sapore, un sapore antico che, miracolo della natura, ancora oggi è identico a quello di una volta; un prodotto del passato, un prodotto dal cuore antico, ieri come oggi, utile ed amico dell’uomo, soprattutto e prima di tutto, per fini salutistici, a disposizione dell’amico uomo che il mondo contadino sapeva amare e rispettare, mentre oggi il mondo globale sa solo e sempre più odiare ed … uccidere.
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