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LETTERA APERTA DI UN CITTADINO CAMPANO AL FUTURO NUOVO GOVERNATORE DELLA REGIONE CAMPANIA

“Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quel che si pensa”
- Martin Luther King -

📅 martedì 19 maggio 2015 · 📰 AttualitàSalerno

19052015 palazzo regione campania
Credits Foto reportcampania.it

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

CARA CAMPANIA TI SCRIVO
LA FABBRICA DELLE IDEE, PER COSTRUIRE INSIEME UNA NUOVA CAMPANIA


Cara Campania, ti scrivo per dirti del bene che ti voglio e delle sofferenze che mi vengono ogni giorno dal tuo profondo, grave e sempre più diffuso, soffrire umano.
Purtroppo non godi per niente di buona salute; tanto, sia sul piano sociale, che umano, culturale, unitamente all’insieme naturale, ambientale e territoriale, in una condizione di crescente e diffuso degrado.

Il disastro Campania, è dagli orizzonti infiniti; è un disastro allargato a più fronti.
Tu, cara Campania, come l’Italia, la nostra bella Patria, soffri, prima di tutto, di “uomo”.
È l’uomo, sempre meno saggio, fortemente sconsiderato, che ti fa male; ti fa tanto, tanto male, facendo male anche a se stesso, senza avere poi la forza, la volontà, la capacità di trovare la via giusta per uscire dai tanti mali che ti vengono ripetutamente imposti, con un fare di assoluta superficialità da parte di chi, con indifferenza non si pone alcun interrogativo sul proprio essere uomo di questa sempre più maltrattata Terra.
Come sei capitata male Campania mia!
Non voglio assolutamente mettermi su di un piedistallo, ma devo dirti di avere la coscienza a posto. Ho fatto, nel corso della mia vita di vero campano nel pensiero e nelle azioni, il mio dovere di cittadino, fortemente attento agli altri; prima di tutto ai diritti degli altri, oggi, sempre più spesso, negati dai più, con un fare assolutamente distratto, per i tanti problemi ed ancor più, per le tantissime gravi sofferenze di un mondo sempre più indifferente all’uomo del nostro tempo.
Quando dico di avere la coscienza a posto, non lo dico per autocelebrarmi e/o scrollarmi di dosso quella porzione di responsabilità in quanto uomo del nostro tempo e, soprattutto, in quanto di uomo campano in particolare.
Niente di tutto questo!
Se lo dico è perché so guardarmi indietro a considerare le diverse tappe della mia, molto spesso, sofferta esistenza.
Non voglio insistere più oltre ma, amici cari, è saggiamente importante sapersi guardare dentro; è importante conoscere e conoscersi.
È assolutamente importante conoscere se stessi. È importante sapere e far sapere agli altri; è, per questo, importante, tanto importante, raccontare per raccontarsi; è importante conoscere e conoscersi.
Continuando con il mio forte impegno umanistico, partendo ancora giovane, da Roma Palazzo della Civiltà del Lavoro, ho intrapreso un’esperienza di vita che è poi diventata la parte prevalente del mio meraviglioso lavoro nel mondo della cultura, come operatore culturale, inventandomi giorno dopo giorno, un percorso di fare cultura come umana opportunità di crescita condivisa, non solo e tanto per me stesso, ma soprattutto per gli altri che, numerosi, sempre più numerosi, oggi più che mai, proprio non sanno capire l’importanza del sapere come pane della mente e come importante elemento di quel protagonismo d’insieme necessario per cambiare il mondo e per dare all’uomo, una diversa e sicuramente più intelligente visone della vita e del mondo, forte di un intelligente rapporto uomo-uomo ed uomo-natura-ambiente.

Purtroppo, cara Campania, dalla Napoli violenta ed aggressiva, sempre più ammalata di uomo, al più lontano paesino dell’anima dell’abbandonato Cilento interno, ormai in fase di crescente e diffuso spopolamento, manchi, con grave danno, di un rapporto intelligentemente equilibrato uomo-uomo ed uomo-natura-ambiente.
È purtroppo, un rapporto fortemente in crisi; un rapporto squilibrato, dove, prima di tutto, manca il dialogo, il confronto, l’insieme delle idee e dove, tra la natura e l’uomo, c’è ormai una vera e propria frattura violenta.
L’uomo campano dimenticandosi della sua appartenenza antica, fortemente legata alla Terra, è diventato il peggiore suo nemico; tanto, usandola, abusandone; tanto, violentandola; tanto, accanendosi contro, sempre più convinto di esserne il padrone assoluto e di imporre a suo piacimento il suo volere, del tutto indifferente di quella continuità di vita assolutamente necessaria, in quanto deve garantire il futuro anche delle nuove generazioni; interessa tutti noi uomini della Terra che dobbiamo imparare ad essere rispettosi gli uni degli altri e così essere, altrettanto, rispettosi della madre Terra che garantisce a tutti noi, le necessarie risorse della vita.
Il futuro del possibile campano è tutto in un rapporto equilibrato ed armonico tra tradizione e sviluppo; un rapporto fortemente campano che ci appartiene; che appartiene a tutta la sua gente, avendone fatto da sempre, una vera e propria ragione di vita, sapendo saggiamente tradurre la tradizione, il suo passato, in nuovi percorsi di uno sviluppo possibile.
La sfida del suo sviluppo possibile, la Campania insieme al Sud più in generale, se la deve saper intelligentemente giocare; tra l’altro, se la deve saper giocare, credendoci e guardando con forza e fiducia verso il nuovo possibile.
Un nuovo che vuole, prima di tutto, il protagonismo della gente; tanto, superando il disagio del suo recente passato caratterizzato da uno sviluppo parziale, episodico ed inadeguato, causa di grave malessere e di lacerazioni profonde nel tessuto sociale di tante comunità meridionali, in sé fortemente ammalate di Sud ed antropologicamente, ammalate di uomo.
Gli interventi straordinari del passato, unitamente agli interventi altrettanto straordinari da tempo finanziati con le risorse comunitarie, purtroppo in Campania hanno lasciato sempre più il segno di una forte e diffusa carica di illegalità, che ha determinato ruberie, sprechi, parassitismi, nonché scarsa capacità di sviluppo, accrescendo, tra l’altro, le distanze tra le due Italie e creando sul territorio quell’assistenzialismo maledetto che si è insediato endemicamente in un’economia senza sviluppo, con caratteristiche di sola economia assistita e fortemente dipendente dal resto del Paese che conta e che ha considerato la Campania, con le altre regioni del Sud, come soli territori serbatoi di voti, di braccia e cervelli da sradicare e di una crescente e diffusa sussidiarietà; il tutto, funzionale ai falsi cambiamenti, senza sviluppo.
Cari politici e caro nuovo Governatore della Campania, siamo ormai ad un punto senza ritorno; le condizioni di gravità estrema in cui versa la Campania nostra chiedono un forte cambio di marcia; richiedono un grande impegno; richiedono idee e tanta, tanta capacità nel fare, rimuovendo quelle maledette vecchie e nuove condizioni di sottosviluppo strutturale, sociale, economico e soprattutto umano e culturale che, fortemente radicate, fin qui, non hanno permesso alla Campania di cambiare, aggravandone, cammin facendo, le sue già gravi condizioni di partenza.
Occorre e da subito, per invertire il corso del vivere campano, fermarsi a riflettere; fermarsi a riflettere, per capire a fondo le complessità socio-economiche e le cause di una sempre meno efficiente amministrazione pubblica nel governo di un territorio, sempre più abbandonato a se stesso; tanto, in tutte le sue direzioni, compresa l’agricoltura ed il turismo, grandi risorse-ricchezza campana, male usate e senza quel risultato capace di produrre l’atteso sviluppo ed il cambiamento, facendo così della Campania una regione nuova nella tradizione antica, con prospettive di un diverso e possibile futuro e con garanzie di mondi nuovi per il futuro delle nuove generazioni.
La grande sfida è quella di rendere concretamente possibile in Campania lo sviluppo umano e territoriale; tanto, partendo per il raggiungimento di questo obiettivo, dalla crescita in settori per vocazione fortemente produttivi (agricoltura, turismo, beni culturali, patrimonio storico-archeologico, prodotti tipici, enogastronomici ed un made in Campania, il sempre più necessario frutto di innovazione nella tradizione).
Occorre, per cambiare concretamente, la forza di un protagonismo nuovo; un protagonismo attivo e partecipato, capace di ridare la dignità perduta alla Campania, un tempo felix, restituendole, prima di tutto, quella legalità che ormai non ha e che senza la quale, è assolutamente impossibile cambiare, sviluppandola e facendola crescere, così come è possibile sviluppare e fare crescere, dando visibilità e trasparenza ad un mondo oggi, purtroppo, disumanamente e tragicamente ammalato di uomo, nel contesto di una realtà umana in grave e diffusa sofferenza per comportamenti umani sbagliati.
Lo sviluppo, soprattutto oggi che dobbiamo sapercelo immaginare globale, nel contesto di forti radici territoriali - locali è, prima di tutto e soprattutto, il frutto intelligente del fare umano; tanto, partendo dalle idee che devono essere pensate insieme ed elaborate in un laboratorio umano partecipato in cui, ciascuno per la sua parte, si deve poter sentire attivamente protagonista nel suo atteso ruolo di protagonista di sviluppo possibile.
Il Progetto Campania del Terzo Millennio è un Progetto per il futuro dei campani, assolutamente non pensabile come il solo frutto cervellotico, basato sulle decisioni dei pochi; così facendo, non si farebbe altro che ripetere gli errori del passato; avremmo in continuità e sempre più, nuova arretratezza; nuovo crescente malessere umano e sociale; nuove occasioni di mancato sviluppo, per le quali, da buoni campani del pianto greco, continueremmo a piangerci addosso, prendendocela con gli altri, considerati i soli responsabili maledetti dei nostri mali e del mancato sviluppo campano.
L’agricoltura, ma non solo l’agricoltura, è un importante settore per il futuro della Campania.
Nell’agricoltura campana deve funzionalmente agire, prima di tutto, una nuova imprenditoria agricola, con giovani imprenditori freschi di idee e con professionalità e capacità organizzativa tali da rendere l’azienda Campania verde primaria per il più generale sviluppo della Campania.
Altrettanto importante è collegare l’agricoltura al territorio ed alle politiche del territorio per le quali e nelle quali, proprio l’agricoltura presenta aspetti multifunzionali.
Nel Progetto Campania, il futuro dell’agricoltura e non solo dell’agricoltura,va visto in un quadro di rapida e crescente evoluzione; va visto in un quadro comunitario ed internazionale.
Nel 2025 l’attuale domanda di prodotti agricoli andrà oltre il raddoppio.
Per tutto questo la nuova Campania, indifferente al suo passato sbagliato, deve saper pensare ad un intelligente sviluppo rurale integrato.
Partendo dall’agricoltura, bisogna altrettanto intelligentemente ridisegnare, per aree omogenee, tutta la Campania verde; tanto, al fine di un attivo coinvolgimento delle popolazioni locali e di tutti gli organismi presenti ed operanti sui territori.
La Campania deve ben capire che la strategia del suo sviluppo territoriale passa attraverso un approccio globale e multisettoriale.
Occorre, per cambiare la Campania, rinnovare l’ethos di riferimento, ancora oggi fortemente radicato a vecchi principi che, continuando ad esistere, sarebbero in sé, un grave danno anche per il prossimo futuro; non porterebbero da nessuna parte, se non al disastro finale.
Tornando al necessario cambiamento agricolo, bisogna pensare a fatti nuovi, superando l’attuale gap di un’agricoltura svantaggiata e produttrice di solo reddito residuale, assolutamente inefficiente e senza prospettive di futuro soprattutto per il mondo giovanile.
Occorre rinnovare ed innovare; tanto, rilanciando le produzioni agricole, nel più rigoroso rispetto della Terra e dell’uomo che la vive, tra l’altro, avvelenandosi.
La Terra non va maltrattata; non va abusata, considerando le sue risorse inesauribili.
Per l’agricoltura campana, se si vuole governare in modo intelligentemente nuovo i territori e la gente fortemente confusa, occorre un Progetto di politica agraria con alla base, un più generale sviluppo, il frutto di larghe intese e di un attivo confronto; tanto, al fine di darle un ruolo forte per l’economia, l’occupazione e quindi per il futuro possibile della Campania che deve saper finalmente capire di essere una regione italiana importante e tra l’altro, ricca, considerata l’abbondante ricchezza di risorse di cui dispone, ma che, purtroppo, sono maleutilizzate; tanto ancora nel campo del turismo, della cultura, dei beni culturali e paesistici – ambientali con, tra l’altro, un made in Campania, fortemente ricercato da tutto il mondo.
L’agricoltura deve essere ripensata, prima di tutto come innovazione, organizzazione intelligente, gestione dei processi macro e micro dalle produzioni alle trasformazioni, conservando le sue caratteristiche di eccellenza in un made in Campania enogastronomico ricercato da tutto il mondo.
Altrettanto bisogna agire saggiamente per il turismo, riqualificando la Campania turistica, promuovendola soprattutto per il suo importante patrimonio artistico-culturale unico al mondo; insieme all’enogastronomia, sono attrattori di eccellenza che, se intelligentemente usati in un Progetto Campania dal futuro possibile, possono cambiare le attuali condizioni tristi della nostra regione ammalata di uomo che sa creare i mali, tanti mali, senza poi sapere come uscirne; come risolverli per quel bene comune che, purtroppo, non ci appartiene; non appartiene alla Campania, regione infelix e sempre più orfana di futuro.
Con la forza delle idee d’insieme, rispettando, prima di tutto l’uomo e poi le professionalità e le specifiche competenze di ciascuno, è possibile salvare la Campania; è possibile farla uscire dalla sua condizione agonica e ridarle quelle risorse e quelle energie umanamente necessarie per credere nel futuro possibile, partendo, prima di tutto, dalla fiducia in se stessi.
La prima e più importante fabbrica della Campania è da vedere nel protagonismo della sua umanità e della capacità di ciascuno di credere in se stessi; è da vedere nel giusto riconoscimento meritocratico e professionale, necessario per un vivere insieme basato sul rispetto reciproco e sul rispetto del proprio saper fare e del proprio saper essere a favore di se stessi e degli altri, intesi come insieme sociale funzionalmente utile al bene comune.
Caro nuovo Governatore della Campania, so, come hanno fatto gli altri tuoi predecessori, che resterai assolutamente indifferente sia di fronte a queste idee, unitamente a quelle di tanti altri campani che, proprio a causa dell’indifferenza di chi li governa diventano sempre più degli indifferenti alle idee, alla politica, all’ethos ed a tutti quei valori umanamente importanti, senza i quali è assolutamente impossibile pensare ad una società che funzioni come insieme e che, come insieme sappia agire da fabbrica delle idee e produrre idee, pensando al bene comune; al bene comunemente condiviso e guidato da illuminati governanti attivamente capaci di costruire quel futuro intelligentemente possibile, di cui si ha assolutamente bisogno; di cui, hanno tanto bisogno le nuove generazioni, il cui futuro possibile è nelle nostre mani; è sempre più, nelle nostre mani.
Caro nuovo Governatore della Campania, chi scrive queste cose è stato per lungo tempo un cittadino campano fortemente impegnato nel ruolo di operatore culturale, di sociologo, di comunicatore autentico e di scrittore.
Una mente pensante al servizio degli altri; un giusto tra i giusti, attento ai tanti problemi del nostro tempo e prioritariamente ai sacri diritti dell’uomo (libertà, diritto alla vita) ed alla PACE nel mondo, costruendo ponti di PACE con l’amico protagonista di PACE, Danilo Dolci, per un futuro di PACE, sempre più necessario all’uomo del Terzo Millennio, con le sue tante diversità in cammino alla ricerca di un mondo nuovo; di un mondo fatto da una società-mondo in una Terra-Stato.
Oltre a questo mio impegno con testimonianze in libri, riviste e tante, tante idee-progetti per l’uomo, sono stato attivamente presente come dipendente, per oltre 30 anni dell’Ente Regione Campania, dove, tra l’altro, ho svolto il ruolo di giornalista come direttore della rivista “Campania Agricoltura”, una rivista istituzionale, poi cancellata, per volontà politica, utile strumento tecnico/programmatico ricco, tra l’altro, di importanti contributi socio-antropologici, riguardanti i diversi aspetti di vita campana, soprattutto in ambiti rurali e del vivere insieme in Campania, per evitare di essere cancellati, dalla crisi di un’umanità abbandonata a se stessa e senza certezze di un futuro possibile.
In Regione Campania ho svolto, tra l’altro, il ruolo di addetto stampa nell’ambito dell’Assessorato all’agricoltura e di referente regionale per l’educazione alimentare a Roma presso il MIPA.
Un’esperienza significativa con opportune ricadute attraverso una rete progettuale proposta alle scuole campane, soprattutto nella fascia dell’obbligo, con alla base progetti di educazione al cibo, di rilevante importanza per l’educazione al vivere sano che dipende molto, da come si mangia (io sono quel che mangio).
Altrettanto significativo il mio lavoro di sociologo, nell’ambito dell’Assessorato alla Sanità, dove mi sono attivamente occupato di Programmazione sanitaria e dell’accompagnamento al cambiamento territoriale ed umano del concetto regionale di cultura della salute, purtroppo in Campania ancora vecchio, in quanto strettamente costretto nell’ambito di una sanità medicalizzata, ospedalizzata ed abbondantemente attenta all’uso-abusato dei farmaci, senza pensare positivo, per costruire percorsi di salute e di uno stare bene ed in salute, fortemente collegato alla prevenzione, all’ambiente naturalmente sano, a quel che si mangia ed a stili di vita capaci di garantire la salute nel rispetto della persona umana.
Tutto questo ha rappresentato percorsi di idee con riproposte in Progetti per una sanità amica che andava privilegiando, soprattutto le fasce deboli della popolazione campana, destinatarie di interventi più vicini alla persona ed ai suoi bisogni, con assoluta funzionalità ed utilità sociale anche in termini di costi da sostenere; in termini sistemici di una nuova sanità-salute.
Ma, purtroppo, la logica dominante del governo dell’Ente era ispirata ad altro; era pensato burocraticamente con altre e più dirette esigenze che avevano in poco conto l’obiettivo primario del diritto alla salute ed alla dignità umana per tutti.
In Regione Campania un problema ancora oggi assolutamente grave, vissuto, tra l’altro, in prima persona, riguarda il giusto riconoscimento delle professionalità e della loro utile funzione per il bene comune e per attivi e buoni percorsi di progettualità e di politiche del fare in un unico insieme funzionale, tecnico-politico.
Ancora oggi oltre al mancato e giusto riconoscimento per il ruolo delle risorse umane, non è assolutamente riconosciuto dal Sistema-Regione il “merito” nel governo delle risorse umane, per chi lavora, dando il meglio di sé.
Nel corso dei trent’anni di lavoro istituzionale, pur soffrendo per gli atteggiamenti di autosufficienza istituzionale, ispirata ad un tutto va bene e soprattutto ad un ruolo politico illuminato del “qui comando io”, ho fatto abbondantemente tesoro del mio ruolo, trasferendone i percorsi-esperienze, in tante testimonianze, in tanti scritti. Con libri-inchiesta dalle verità amare, sicuramente utili strumenti per chi volesse impegnarsi in concreti percorsi di cambiamento; per quel cambiamento per il quale, è, prima di tutto, importante la conoscenza, i saperi, gli aspetti antropico-sociali dell’umanità e dei territori da governare.
Utili strumenti di pensiero, di idee e di progetti del cambiamento possibile, sono, tra l’altro, i miei scritti contenuti nella Rivista “Campania Agricoltura” ed i miei libri, ricchi di riferimenti alla Campania da vivere e da cambiare “Mezzogiorno: una scommessa per il futuro”, “Anch’io sono storia”, “I crocefissi del Sud”, “I globali del Terzo Millennio”, “Cara Italia ti scrivo”.
Questi libri con altri scritti su quotidiani e riviste, sono le mie creature con percorsi di saperi e di una conoscenza amica che potrebbero essere strumenti utili da conoscere, per Progettare insieme la Campania del possibile, attivando quelle voci protagoniste per una conoscenza antropica, utile al cambiamento ed allo sviluppo di una regione che, volendolo, se ne può cambiare il corso, garantendo sui territori anche una vita possibile alle nuove generazioni, oggi in grave disagio esistenziale, con le sue profonde radici nell’umanità campana che, purtroppo, manca delle necessarie energie per voltare finalmente pagina, utilizzando al meglio il protagonismo campano; tanto, sapendo riflettere e facendo ben capire che non si può tutto appellandosi alla sola arroganza del fare ed agendo inopportunamente contro la natura, sempre più spesso aggredita, con conseguenti gravi danni che oltre a noi stessi, un giorno pagheranno anche i nostri figli.
Caro nuovo Governatore della Campania, nel momento in cui siamo, tu puoi ben rappresentare il nuovo della Campania; è un momento particolarmente delicato che richiede il massimo dell’attiva partecipazione umana e del coinvolgimento dei saperi e delle conoscenze, con idee nuove, le sole che possano dare il futuro nuovo alla Campania, una regione scrigno, ricca di testimonianze e di tanti, tanti frammenti preziosi della nostra storia, con un cuore antico soprattutto nei saperi, con al primo posto il grande pensiero velino di Parmenide e di Zenone, i padri della filosofia dell’essere, che hanno lasciato in eredità il pensiero campano (nel Cilento) dell’essere, un patrimonio di saperi di rilevante importanza soprattutto oggi che l’uomo, in quanto essere, rischia i gravissimi danni di un apparire e di un’abusata materialità che potrebbe compromettere e per sempre, la vita dell’uomo ed il suo futuro sulla Terra.
Bisogna, promuovendolo, avere e fare avere un grande e rinnovato interesse per la società campana e per il suo tempo di riferimento; un tempo, sicuramente nuovo da costruire, passo dopo passo, per affrontare tutti insieme quel futuro che non si può non costruire, tradendo così le attese dei nostri figli.


PER IL NUOVO GOVERNATORE DELLA CAMPANIA
CAMBIARE PER NON MORIRE
IL DECALOGO DI UN CITTADINO CAMPANO PER IL CAMBIAMENTO DELLA CAMPANIA DEL TERZO MILLENNIO


- Restituire alla Campania la sua sovranità perduta, dando al popolo la dignità di uomini, cancellando i diritti negati;
- Restituire alla Campania la legalità ormai cancellata e non più comune valore campano, avendo un illecito diffuso che domina sul lecito, un valore di cui assolutamente non si può fare a meno, se si vuole vivere nel dovuto rispetto dell’uomo e della natura;
- Restituire l’insieme campano ai diritti umani, purtroppo, traditi e violati da un’umanità disumana sempre più indifferente agli altri come uomini;
- Ridare alla Campania il diritto alla cultura ed alla comunicazione autentica, un diritto sempre più negato, per colpa di una crescente disumanità diffusa, che è sempre più, espressione di un mondo dell’apparire indifferente all’essere;
- Ridare alla Campania il diritto alla salute ed alla vita, un diritto sempre più spesso negato ad un punto tale da produrre umana indifferenza da parte di chi governa, mettendo al primo posto la salute e quindi la vita dei cittadini;
- Fare della Campania un laboratorio di idee condivise, con protagonista il popolo campano ridotto, abusandone al negativo ruolo di inutile comparsa;
- Innovare la Campania, facendola crescere nelle tecnologie e nei processi di sviluppo, basati prima di tutto nella consapevolezza del proprio ruolo e nella capacità di governare i processi, purtroppo deboli, perché affidati ad uomini sbagliati e senza le giuste competenze;
- Promuovere il merito, riducendo e/o eliminando del tutto l’inopportuna presenza di gente sbagliata a posti che richiedono merito, capacità e non dipendenza da poteri che espropriano i legittimi diritti di chi merita e di chi ha le competenze per essere concretamente utile agli altri;
- Conoscere a fondo le risorse campane; è da queste che bisogna partire per cambiare e quindi sviluppare la Campania;
- Costruire con la forza comune delle idee campane, un Progetto Campania, tra l’altro, con al primo posto, le risorse campane e tutte le risorse materiali di questa Regione da troppo lungo tempo maltrattata dall’uomo ad un punto tale da ridurla a Cenerentola d’Italia, per colpa di un popolo delegittimato e senz’anima e di una politica-padrona che ha pensato solo a se stessa, costruendosi, sempre più spesso, negativamente percorsi fortemente illeciti e fatti di un malessere profondo, il primo grave male da cui assolutamente deve uscire la CAMPANIA NOSTRA, FORTEMENTE AMMALATA DI UOMO.



Tanto come percorso di idee condivise, con determinata forza di insieme, bisogna pensare al futuro della Campania, prima di tutto ed innanzitutto, partendo dall’uomo; deve partire dai valori fondanti di una vita di insieme basata sul rispetto degli altri.
Deve partire dalla cultura e dai saperi, la cui grave mancanza non permette quel tanto atteso cambiamento e sviluppo, le cui leve sono proprio nell’uomo, attraverso la conoscenza, la crescita umanamente diffusa ed i valori dimenticati, causa di tante crescenti negatività nel rapporto umano e sociale, dove il dialogo, il confronto, il rispetto degli altri, è sostituito sempre più dall’arroganza, dalla forza, dal fare barbaro e dalle imposizioni violente dei più forti sui più deboli.
Questo, a partire da subito, deve essere il nuovo corso della Campania; un corso della buona politica al servizio della gente e per la gente, impegnata in un fare intelligente che vuole pensare a costruire quel necessario futuro, purtroppo, da troppo tempo negato.
Un futuro, prima di tutto di PACE, di rispetto dell’uomo e di una società dai diritti non più negati, ma parte viva di un mondo d’insieme con la guida illuminata dei giusti al servizio della società dei giusti, senza violenze, senza atti di barbarie, senza privilegi a danno dei più deboli, senza politica del niente, continuando nell’indifferenza a fare e farsi male, rendendo così questa povera Campania, il paradiso terrestre nelle tante sofferte negatività umane.
Cambiare si può! Cambiare si deve! Partiamo da qui, professando la giusta, convinta fede di uomini rigenerati e pronti a fare il proprio dovere istituzionale e di cittadini, al servizio degli altri, partendo dal sacro principio che al primo posto di tutto c’è l’uomo.
Anche in Campania deve essere così; tanto, sfatando gli errori e le false ingegnerie umane che ancora oggi si rifiutano di capire che, al primo posto nella società ci deve essere la costruzione sociale prima che economica, basata sulle sole regole dell’esclusione umana e delle povertà crescenti, una dannazione per l’uomo del nostro tempo, sempre più ammalato di uomo.
Purtroppo, le previsioni della vigilia del voto in Campania non promettono niente di buono.
C’è tanta indifferenza; c’è tanto disgusto per i cambi di casacca; c’è tanta sfiducia nel pensare comune di “anche questa volta sarà come le altre e non cambierà niente”.
C’è, per tutto questo, una crescente e diffusa volontà del non voto; di un astensionismo che suona come una pesante sconfitta per la politica sempre più lontana dai cittadini.
Cari candidati Governatori della Campania, alla vigilia di un voto importante, ma fortemente inquinato dal niente, ci sono davanti a voi questi scenari tristi di una Campania ormai al capolinea; di una Campania dissanguata che non ha ormai energie da spendere e tanto meno da sprecare.
Riflettete! Riflettete!
Non voltatevi dall’altra parte, in quanto anche voi potreste essere la parte viva dell’altra parte; un’altra parte che, non è la buona Campania; che non è parte di quel mondo umanamente condiviso, in quanto sempre più grondante di una disumanità che uccide.

Riflettete! Riflettete!
Pensate positivamente ad essere Governatori di umanità nuova per una NUOVA CAMPANIA.

BLOG di Giuseppe Lembo - La pagina corrente è autogestita

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