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IL TURISMO IN CAMPANIA UNA GRANDE RISORSA

RIFONDARE LA CULTURA DEL TURISMO IN CAMPANIA
Dai villeggianti ai turisti. Dai turisti ai turisti culturali del mondo

📅 venerdì 11 settembre 2015 · 📰 EconomiaCilento

11092015 cilento interno
Credits Foto napolidavivere.it

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Occorre e da subito, un intelligente Progetto Campania, per un nuovo turismo nella Terra cara al mondo, per essere la Terra del pensiero dell’essere di Parmenide e di Zenone.
Bisogna partire dai territori e dalla preziose e diverse risorse presenti in ogni angolo della Campania, per creare un Progetto Campania con alla base una rete di intelligente “ospitalità amica”; tanto, ripercorrendo i ricchi siti di tante importanti testimonianze di quell’”antico campano” dove un tempo, era di casa la buona accoglienza, con alla base l’importante mondo dei sapori antichi e di un tipico campano oggi più che mai ricercato in tutto il mondo. Tra l’altro, è forte il fascino dei siti di tante testimonianze, un importante patrimonio dell’umanità che è il solo della Campania, ma che la Campania proprio non sa rispettare, utilizzandolo positivamente per il bene della sua gente che, purtroppo, e sempre più, in maniera del tutto assurda, sta morendo di Campania, una regione cenerentola, tra le più povere d’Italia, afflitta com’è da opprimenti mali antropici.
Facendosi male, è brava a costruirseli, senza poi sapere come uscirne; come liberarsene.
Ebbene le cause del “malessere Campania”, cause sempre più diffuse e radicate, sono da ricercare in quella condizione umana di “italianuzzi” a cui è stata cancellata perfino la speranza di un futuro diverso; di un futuro umanamente nuovo e capace di costruirsi con l’insieme delle idee comuni, un mondo nuovo; un mondo che metta al centro dello sviluppo umano e territoriale della Campania le sue risorse che vengono, prima di tutto,dalla Terra, oggi riconosciuta Terra regina per il suo mangiare sano alla base di una dieta del buon vivere e della buona salute; è la dieta mediterranea, dall’UNESCO, promossa a patrimonio immateriale dell’umanità.
Ma oltre al made in Campania legato ai buoni prodotti della Terra, c’è anche un made in Campania legato alla creatività del fare, con prodotti di alta qualità artigianale e creativa; sono prodotti ricercati dal mondo che ama mangiare e vestire campano.

Non è solo questa la ricchezza campana; c’è anche e soprattutto il suo patrimonio immateriale del sapere e le sue tante testimonianze di un antico (Napoli, Pompei, Paestum, Velia e tante, tante altre realtà minori da scoprire e da vivere), che in sé rappresentano l’oro di Napoli e della Campania; se bene usato, offrendolo al mondo, così come merita, può diventare oro del Sud e dell’Italia.
Questo è possibile; è assolutamente possibile, sempre che lo vogliano gli italiani e soprattutto i tanti meridionali piagnoni che, ormai rassegnati al loro destino del niente, sanno solo e sempre più, piangersi addosso ed inopportunamente gridare al mondo da rassegnati che al Sud, in Campania non c’è niente da fare; non c’è, dicono, la possibilità di cambiare risollevando le sorti umane di una regione falsamente povera, in quanto così vogliono i suoi italianuzzi rassegnati al “non c’è niente da fare”.
Così facendo, c’è l’amaro compiacimento di un suicidio collettivo che, per colpa della gente rassegnata al niente della propria vita, rinuncia con determinata indifferenza al proprio futuro possibile che, volendo, con determinazione se ne può assolutamente cambiare il corso, trasformandolo da “futuro negato” in un “futuro da mondo nuovo”.
Come fare tutto questo? Che fare per cambiare il “negativo Campania” in positivo?
Prima di tutto aprirsi alla cultura, alla conoscenza, alle innovazioni ed a quel cambiamento che richiede uomini formati ed informati; che richiede gente protagonista, non rassegnata a vivere da rassegnata nella convinzione sbagliata che nel “nobile” territorio campano, non ci sia assolutamente niente da fare.
Trattasi di una convinzione sbagliata che non porta se non alla fine annunciata di un grande mondo che non può e non deve morire, per sola colpa degli “italianuzzi” campani che non sanno positivamente credere al proprio futuro.
Così pensando e facendo, la gente campana si costruisce con le proprie mani quel disastro umano assolutamente evitabile sempre che lo si voglia.
Svegliati Campania! non attardarti più oltre nell’ostinata volontà di farti inopportunamente male! Non è necessario, né giusto! Volendo, cara Campania mia, puoi anche salvarti!
Tanto è possibile, diffidando dei falsi soloni che, egoisticamente, per pensare a se stessi, non vogliono assolutamente il tuo bene.
Il bene della tua gente, purtroppo, ammalata di nanismo umano e culturale e di quel senso antico di una sudditanza che porta all’indifferenza ed a scelte suicide, il frutto di una sudditanza che non muore mai.
La Campania dei campani va salvata con l’attivo protagonismo della gente campana; va salvata unendo le sue eccellenze culturali, istituzionali e volontarie che, tutte insieme, rappresentano un ricco patrimonio per un nuovo corso di umanità in Campania, con un sistema rinnovato ed attentamente impegnato ad utilizzare al meglio le sue tante importanti risorse umane, territoriali, delle testimonianze e di un pensiero antico, quello dell’essere che serve non solo alla Campania, ma al mondo per risalire la china ed uscire dal falso apparire e diventare così cittadino dell’essere, con i suoi valori che dovranno necessariamente essere il nuovo dell’umanità oggi confusamente alla ricerca di un insieme mondializzato attraverso i processi di una globalizzazione che non sa trovare la strada giusta per costruire un mondo umanamente nuovo; un mondo necessariamente nuovo nel rispetto degli altri e di tutte le tante diversità-ricchezza da conservare per evitare inopportuni e disumani sradimenti, un danno gravissimo per il futuro del mondo che deve saper stare insieme rispettando, prima di tutto, tutte le diversità umane, una grande risorsa per far crescere quell’universalità del mondo che, come unità d’insieme, deve sapere stare insieme, avendo le sue profonde radici in ciascuno di noi; nel nostro mondo particolare che può diventare il lievito e la forza per un grande e coeso insieme universale .
Il grave male dello sgangherato turismo italiano e soprattutto del Sud, è la crisi profonda della cultura d’impresa che non c’è e che ha ormai delegato ad uno spontaneismo artigianale, un settore importante per il futuro italiano; un settore che oggi non funziona per i vuoti demenziali dei piani alti di quanti governano le tristi sorti del nostro sempre più sgangherato Paese.
Oltre all’allarme c’è da gridare con rabbia l’appello per uscire e per sempre dal profondo sonno in cui marciscono le coscienze addormentate del nostro Paese.
C’è da dire basta! c’è da gridare con forza, svegliatevi! Questo, vale prima di tutto e soprattutto, per l’Italia con un forziere di beni turistici unici al mondo; sono purtroppo e sempre più, male utilizzati.
Sono, purtroppo e sempre più, abbandonati a se stessi con un grave ed irreparabile danno per il futuro del Paese oggi confuso e senza prospettive di cambiamenti possibili.
Questo, vale soprattutto per il Sud e per una regione come la Campania che fa le sue cose turistiche ostinatamente male; tanto per farsi male, facendo naturalmente male alla gente campana che attraverso il turismo, se organizzato bene, rispettando le logiche della cultura d’impresa, può fare stare bene tutti i campani, in tutte le diverse sue parti territoriali, avendo un patrimonio di diversità biologiche e naturali, unico al mondo.
La Campania degli antichi sapori, unitamente agli aspetti salutistici della dieta mediterranea con le sue tante attraenti bellezze naturali, ricche, tra l’altro, di un patrimonio di cultura, di saperi e di testimonianze artistiche ed archeologiche, è una grande risorsa italiana; tanto, così come è stata riconosciuta dall’UNESCO con l’inserimento nella lista di bene dell’umanità. È la regione principe del Mediterraneo e del mondo; può fare un turismo di qualità, basato sulle sue tante eccellenze culturali; sui i suoi saperi, sulle sue risorse archeologiche ed artistiche in uno con precorsi enogastronomici che, se bene utilizzati, possono riportarci a quella “Campania felix”, ormai, insipientemente, dimenticata dai più.
Il turismo campano, così com’è, è fortemente rinsecchito; è rinsecchito per colpa di quel popolo di nani del settore che ne è la componente dominante; è rinsecchito per l’atteggiamento istituzionale incapace di dare i servizi necessari al territorio e con questi, tutte le necessarie infrastrutture, a partire dalla viabilità, senza le quali la povera Campania è condannata ad un sottosviluppo permanente anche nel turismo, una grande risorsa campana, in uno con le sue eccellenze agricole e del made in Campania.
E’ questa la strada maestra del futuro campano; è questa la strada da seguire attraverso un intelligente “Progetto Campania” per invertire l’attuale corso di uno sviluppo sempre più negato, oggi segnato da sottosviluppo e povertà umane e culturali diffuse.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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