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La cultura, l’ultima speranza, per salvare il mondo

Anche il Sud può essere protagonista di un futuro possibile
Anche Napoli, umanamente e socialmente in cammino, può rinascere e sperare in un mondo nuovo.

📅 venerdì 30 settembre 2016 · 📰 CulturaCilento

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

La cultura, ancora oggi e forse più che mai prima di oggi, può essere al centro di un mondo nuovo. Può cambiare il mondo, facendo rinascere anche mondi negati e quindi cancellati dal futuro possibile.
Tanto non è il solo frutto di un miracolo da sempre atteso, ma che di fatto, non diventerà mai concretamente un percorso di vita dove le speranze diventano certezze ed i sogni realtà.
È apparentemente impossibile che le attese di vita diventino miracolisticamente realtà.
Qualche volta, con un utile e rigenerante beneficio del “tutto è possibile” anche al Sud può esserci il cosiddetto miracolo.
Questa volta succede a Napoli, ma non per San Gennaro, il Santo miracoloso che a Napoli da Santo Patrono, tutto può.

Questa volta succede a Napoli, non come miracolo di San Gennaro, ma per volontà di un saggio e condiviso fare napoletano, con protagonisti i giovani dei vicoli di Napoli che, uscendo dalle condizioni di una grave sofferenza e di amare solitudini di una vita troppo difficile, decidono positivamente di diventare intelligenti protagonisti di un mondo nuovo; di un mondo dal futuro possibile, anche a Napoli, la città più importante del Sud e capitale del Mediterraneo, con un suo percorso di lunghe sofferenze, per cui considerata città simbolo, del futuro assolutamente negato.
Tanto, per le sue gravi sofferenze antropiche che, giorno dopo giorno, l’hanno resa “città proibita” e paradiso in terra di un illecito diffuso e che, cammin facendo, ha purtroppo cancellato, la legalità ed i diritti di ciascuno a vivere serenamente e nel rispetto reciproco dell’uno per l’altro.
Purtroppo, è questo il clima di Napoli oggi; c’è in giro tanta disumana violenza; c’è in giro un insieme di solitudine e di una sofferta condizione umana, ad un punto tale da renderne l’insieme triste e tale da non favorire tra la gente, “l’umanamente possibile” al fine di cambiare, rigenerandone la vita e per così vivere in pace e bene gli uni con gli altri.
Sono queste le sagge attese della gente che vuole poter vivere di rispetto reciproco; tanto, per un insieme umano di solidale condivisione e di protagonismo, per costruire a più mani, un futuro possibile.
Che fare per arrivare a tanto nel nostro Paese e soprattutto al Sud, dove c’è purtroppo una grave e sempre più crescente sofferenza umana e dove la scomparsa del “familismo amorale” è stata ben sostituita da un egoistico individualismo che si compiace di avere il mito della persona, utilizzando al massimo un se stesso che, così com’è, proprio non porta da nessuna parte?
Con questo mio scritto non voglio parlare in generale dell’uomo, del suo fare e della sua condizione esistenziale.
Voglio, piuttosto, rivolgere la mia attenzione umanamente possibile, ad una condizione umana legata al Sud; nello specifico, voglio parlare di Napoli, considerata, pur avendo caratteristiche di altra natura, una città del Sud, assolutamente difficile se non impossibile da vivere in un tempo dove la vita umana è prevalentemente espressione di un avere-apparire che prende tutto di sé, determinandone il corso e diventando purtroppo e sempre più spesso, vita negata.
Tanto succede a Napoli dove le sofferenze umane sono veramente infinite e fanno pensare ad una città dal futuro negato; ad una città con le sue istituzioni ridotte a deserto, dove cresce in modo diffuso, il rischio di arrendersi.
Ma non è Napoli solo un deserto umano, dove è assolutamente difficile da vivere e/o semplicemente sopravvivere.
Anche a Napoli possono sorgere albe nuove; anche a Napoli può esserci la speranza di un futuro possibile; di un futuro che si può costruire con il protagonismo della gente che, volendo con forza, anche in condizioni disperatamente difficili, se non del tutto impossibile, può decidere quella svolta miracolosa che incide sull’insieme umano, cambiandolo e così incamminandosi in percorsi di umanità che sono la grande anima di noi e degli altri insieme.
Perché questa speranza di futuro umanamente possibile anche per Napoli e la sua gente e per i tanti giovani partenopei che, sentendosi abbandonati a se stessi, si sentono senza speranza e dal futuro negato?
Il miracolo alternativo a tutto questo avviene proprio a Napoli. Viene dalla Napoli antica; dal cuore di Napoli (la Sanità) che non è solo Gomorra e mondo del malaffare con il solo presidio permanente della camorra.
È questa, la Napoli di Ermanno Rea e del suo romanzo Nostalgia (in uscita da Feltrinelli) con i suoi vicoli testimoni di tanta disumana violenza e dal futuro assolutamente negato.
In questo difficile territorio urbano di insieme napoletano, siamo alla bella notizia; ad una notizia che ha in sé il sapore del miracolo.
Nel cuore di Napoli, meglio conosciuto come Rione Sanità, è miracolosamente in atto un’iniziativa di straordinario rilievo culturale e civile.
L’anima regista è quella di un parroco; Antonio Lombardi il suo nome.
Un parroco di strada, come Don Luigi Merola che, con il suo organismo associativo “A voce d’e creature”, ha saputo aggregare intorno a sé come palestra di vita, la strada, fatta di tante vite di giovani disperatamente bruciate e senza speranza di futuro.
E così i miracoli napoletani si ripetono, rigenerando umanità disperatamente abbandonate a se stesse e senza speranza di futuro.
Il centro aggregante, dell’umanamente nuovo di Napoli, è la Basilica di Santa Maria, dove grazie a Don Antonio Lombardi, un saggio esempio di prete di strada, un gruppo di ragazzi dalle drammatiche esperienze di vita, fortemente insieme, dopo attivi momenti di incontri e di una forte volontà di socializzare; tanto, ispirandosi alla figura di Anna Maria Luisa de' Medici che nel 1737, sottoscrisse con la dinastia dei Lorena, un “patto di famiglia” che impediva il trasferimento, fuori dal Granducato, il ricco patrimonio artistico e culturale, ricchezza di Napoli e non di altri.
È a quel saggio modello, dimenticato dai più che, grazie all’intelligente regia di Antonio Lombardi, parroco della Sanità, i giovani del quartiere, da tanti conosciuto e definito come “quartiere maledetto”, disumano ed impossibile da vivere, si sono riferiti per dare vita ad una cooperativa sociale “La Paranza” che, con la guida illuminata di padre Lombardi, gestisce saggiamente le catacombe di San Gennaro e le più importanti chiese del quartiere.
È questa una notizia fantastica! Una notizia da “Miracolo di San Gennaro”!
Trattasi di un fare di strada pensato e voluto da giovani napoletani, non più disposti a continuare a vivere da “rifiuti umani” dal futuro negato.
È veramente una gran bella notizia, soprattutto perché nasce dal basso ed è assolutamente distante da ogni possibile sostegno istituzionale.
Un progetto di vita, voluto dalla gente; voluto dai giovani del più disumano quartiere di Napoli. Tanto, con la convinzione-certezza che qualcosa deve cambiare anche a Napoli, dove la cultura ed i tanti importanti beni comuni possono, se diventano patrimonio comune, avere in sé la forza del cambiamento possibile, restituendo, così facendo, il protagonismo umano anche ai disperati di Napoli.
La nascita della cooperativa la Paranza rappresenta in sé un segnale forte; un segnale di certezza di vita più che di sola miracolistica speranza per Napoli e per il Sud più in generale.
Nel più malfamato rione di Napoli, giovani insieme, rifiutando il loro passato fortemente sbagliato, oggi si sentono in sé protagonisti di futuro; tanto, forti della cultura e delle importanti risorse di Napoli.
Credono come insieme umano, nella difesa dei beni comuni ed in quella rinascita umanamente possibile che può venire proprio dalla valorizzazione di un patrimonio storico-artistico, per troppo lungo tempo, abbandonato a se stesso.
Con intelligente protagonismo hanno ben capito il “dove andare” e quindi il “che fare” per cambiare, immaginandosi per sé ed oltre, quella rinascita napoletana con un possibile sviluppo proprio nella parte di Napoli, la più disumanamente negata al futuro.
Siamo di fronte ad una grande sfida; ad una sfida assolutamente da vincere, per sconfiggere il tanto funesto e diffuso virus del fatalismo e della rassegnazione al “così è” e ad un “non c’è niente da fare” che, per troppo lungo tempo, ha segnato il triste destino di Napoli e del Sud più in generale.
Ma il “positivo” di Napoli che fa ben sperare in un futuro possibile per Napoli, per la Campania e più in generale per il Sud, non si ferma qui; non è solo in questa buona notizia.
C’è anche dell’altro; c’è la possibilità-certezza che Napoli trovi la sua giusta strategia di città metropolitana, un fatto nuovo ed importante che può rappresentare il nuovo corso per una nuova storia di Napoli dal futuro possibile, con caratteristiche di città moderna, assolutamente oltre la sua negativa immagine di città violenta e le sue ancora tante diffuse sofferenze da superare, misurandosi con il nuovo, a partire dalle idee, per una nuova Napoli; per una Napoli, prima di tutto, più umanamente vivibile.
Occorre per Napoli e la Campania, un piano strategico al fine di attivare le direttrici di quel cambiamento e di quello sviluppo che hanno alla base, come primi attori protagonisti i giovani, a cui non servono le sole pulsioni ottimistiche ma, una volta per tutte e concretamente le cose che servono; le cose che sono necessarie per cambiare e per liberare i territori da una marginalità sociale, l’amaro frutto di azioni di governo assolutamente senza credibilità, mancando della necessaria fattibilità e di prospettive concrete per i giovani.
A Napoli ed al Sud più in generale, occorre promuovere quel rinnovamento istituzionale che non c’è e che è altrettanto ed assolutamente necessario per la rinascita civile; tanto, per necessarie azioni di sviluppo e per affermazioni di quella concreta umanità del fare necessaria a garantire mondi umanamente aperti al confronto e democraticamente capaci di governare il futuro, prima di tutto, pensando a garantire l’uomo ed il suo territorio.
Ma, non finisce qui! A Napoli, la città della disperazione umana, della violenza e del futuro negato, ci sono ancora altri segnali da vero e proprio “miracolo di San Gennaro”.
Sono i segnali umanamente positivi di un futuro possibile anche a Napoli; un futuro non imposto ma che lentamente aiuta a far credere nella speranza tanti giovani napoletani, già, tra l’altro, segnati da triste esperienze di vita.
Il nuovo napoletano è di grande importanza; tanto, soprattutto per quell’ostinata capacità umana di risollevarsi, quando già tutto è tragicamente compiuto e con i soli scenari di umanità perdute, contese da mondi negati e senza alcuna speranza di futuro.
Ma non è così! Non è sempre così!
La volontà di rinascere rigenerandosi, ci fa ben sperare per Napoli e per il mondo dove è l’uomo con la sua volontà ed il suo impegno ad essere, sempre e comunque, protagonista di futuro.
Se anche al rione Sanità di Napoli, un vero e proprio inferno terreno,si scopre, da parte dei giovani, un’umanità nuova capace di cancellare il passato, tristemente fatto di disperazione e di violenza, allora c’è da pensare che il nuovo del mondo, umanamente possibile, è veramente, ovunque nel mondo.
È l’uomo che può imprimere un nuovo corso alle cose. E’ questo il messaggio che ci viene da quell’insieme umano giovanile oggi positivamente aggregato nelle cooperative napoletane.
La “Paranza” per gestire le importanti ed abbandonate risorse del ventre di Napoli, meglio conosciute come catacombe di San Gennaro, unitamente a delle Chiese del quartiere, in sé l’anima viva e bella di una Napoli che, così facendo, proprio non muore mai.
Il nascente protagonismo delle tante giovani anime spente ed abbandonate a se stesse del Quartiere Sanità ci fa capire che anche a Napoli, non tutto è perduto; che anche a Napoli, in Campania, nel Sud e nei Sud del mondo, ci può essere la rigeneratio umana, coraggiosamente in cammino verso mondi nuovi.
Al centro di questo miracolo napoletano e del risveglio umanamente possibile anche in altre parti del mondo negate al futuro, c’è la cultura e le sue risorse, un patrimonio per l’uomo e dell’uomo che, se ben attivato e/o riattivato, può saggiamente fare scoprire mondi nuovi.
Mondi di umanità, di pace umana e sociale e di un possibile sviluppo che può farsi strada anche in realtà frettolosamente considerate dallo sviluppo negato.
La cultura, i saperi, le testimonianze ed il patrimonio dei beni culturali, parte della storia dell’uomo, sono una grande ricchezza; una ricchezza che, prima o poi, si impone, attivando un protagonismo che deve sempre e comunque partire dall’uomo, erede dei saperi del mondo, da usare con grande intelligenza, per poi trasferirli agli altri che ne dovranno essere non i “padroni”, ma i custodi nobili, capaci di un uso altrettanto intelligente, per poi trasferirli in eredità agli altri di generazione in generazione.
Agli altri del mondo che, a Napoli, come in altre parti del mondo, devono pensare al futuro da “protagonisti”, costruendolo insieme, con il necessario e dovuto equilibrio, nonché con la saggezza passato - presente e futuro che non deve assolutamente mancare all’uomo della Terra.
La guida illuminata di Antonio Lombardi, prete di strada alla Sanità, darà sicuramente i suoi buoni frutti. È un segnale di grande importanza per un mondo di giovani che a Napoli non si vuole rassegnare al “non c’è niente da fare”.
Dopo la Sanità, Scampia, San Giovanni a Teduccio con il nuovo polo universitario della Federico II, la Libreria Colonnese, con una nuova sede nella strada di Vico, ci sono tanti altri segnali positivi di un sempre più possibile napoletano, saggiamente proiettato in una Napoli che non vuole assolutamente morire; sono segnali importanti per cambiare; per cambiare anche a Napoli, in un mondo negato, dell’assolutamente impossibile.
Per Napoli, grazie all’intelligente umanità dei giovani che non vogliono assolutamente morire di un “niente napoletano” che non giova a nessuno, quella della Paranza, è un’opportunità di vita per un mondo nuovo; per un mondo di umanità nuova che proprio non ci sta a vivere aspettando di morire, in un mondo e di un mondo dal futuro negato.
Il nuovo napoletano, così come dimostrato da questo nuovo percorso di vita di insieme, è un nuovo di umanità che, rifiutando tutto il negativo del proprio ESSERE, vuole cambiare e non lasciarsi travolgere dalle tante negatività umane che appartengono soprattutto, al regno dei forti sui deboli e vengono utilizzate abusandone, per dominare con insipienza il capitale umano, facendosi, tra l’altro, male e facendo male all’insieme umano di cui si è parte.
Napoli non vuole assolutamente morire; è questa la Napoli dei tanti saggi tra cui Ermanno Rea, recentemente scomparso, testimone intelligente di un tempo che, appellandosi alla cultura, senza ulteriori indugi, dice con forza basta al “non c’è niente da fare”.
Che fare, per cambiare? Porsi intelligentemente all’ascolto e pensare a costruire insieme un progetto di bonifica culturale, con risvolti di grande umanità positiva e di altrettanti grandi prospettive per quel futuro possibile che è assolutamente parte di Noi; che è dentro di Noi e va stimolato appellandosi al richiamo identitario che, con la forza della cultura, porta al cambiamento dell’esistenza, dando a tutti la possibilità di scoprire che la vita non è fatta solo di bianco e nero, ma anche di tanti saggi toni intermedi e luminosi aperti alla vita del possibile.
Grazie Napoli! Ancora una volta dalle tue viscere silenziose viene un’importante lezione di vita. Una lezione con le radici nella cultura che può magicamente permettere di scoprire a Napoli le vie di una vita quotidiana, da cui attingere nuova umanità giovanile, per un futuro possibile anche per Napoli e le generazioni di giovani che, per cambiare, devono saper saggiamente riconoscersi facendolo proprio nel passato napoletano.
Per Napoli e per il mondo, le umanità di strada, grande risorsa di un insieme saggiamente condiviso, possono rappresentare il nuovo del mondo e costruire insieme saggiamente, con la loro anima-vita, il nuovo del mondo.

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