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Disfatta culturale italiana. Si pensa di cancellare la filosofia e gli studi umanistici nell’italia degli “italianuzzi”

Un bambino che legge sara’ un uomo che pensa

E così l’Italia del grande umanesimo, cancellando i percorsi del sapere, decide di negarsi al futuro e buttarsi nelle braccia di “ “L’ère de la mèdiocrité”

📅 martedì 11 ottobre 2016 · 📰 CulturaCilento

11102016 filosofia
Credits Foto pixabay.com

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

C’è da preoccuparsi per il futuro italiano; un futuro, sempre meno ricco di genialità, per cui, sempre più mediocre e di fatto cancellato, dov’è cancellata, tra l’altro, anche la speranza.
I mali d’Italia, i gravi mali d’Italia, sono tutti, ma proprio tutti nel nanismo di un presente dismesso che irresponsabilmente, va cancellando il buono d’Italia e così facendo, facendosi male, si va sempre più negando al futuro italiano che, stando così le cose, sarà sempre più orfano di quei saperi, di quella conoscenza e di quella genialità e creatività artistica e culturale, che hanno fatto grande l’Italia nel mondo.
Oggi gli scenari italiani sono veramente tristi; sono tristi, per l’indifferenza alla cultura, ai saperi ed alla geniale creatività italiana.
Il nuovo italiano è la mediocrità; una mediocrità che, produce, tra l’altro, un fare politico mediocre, con un fare d’insieme altrettanto mediocre; con una burocrazia sempre più mediocrazia ed una cultura indifferente ai più, per avere un sistema educativo - formativo assolutamente mediocre che, funzionalmente a chi lo mantiene in piedi non vuole, non avendolo come obiettivo, l’”eccellente” italiano; quell’”eccellente” che è il figlio, prima di tutto e soprattutto, della “buona Scuola”.
Purtroppo altri sono gli scenari italiani; ben altri sono gli interessi di una “bottega italiana” che sta crollando in un’Italia sempre più dismessa; in un’Italia, dall’insipienza diffusa che, oltre al danno alle professioni, sempre più fonti di un grave analfabetismo professionale ha, inopportunamente dismesso anche la saggia Italia dei vecchi mestieri, protagonisti di un manifatturiero senza confronti e di un sapere del fare che, ha tra l’altro, dato un’identità unica al cibo italiano, inconfondibile nel mondo per le sue buone caratteristiche salutistiche e di sapori.

C’è nel cosiddetto mondo nuovo italiano una grande e fortemente diffusa confusione; una confusione comune che è all’uomo del nostro tempo, che vivendo del mito dell’avere e dell’apparire, cerca percorsi di conoscenza che hanno in sé l’obiettivo del solo avere-apparire; tanto, sacrificando i percorsi di un umanesimo che bada, prima di tutto, all’uomo; ai valori ed ai saperi che servono all’uomo per costruire insieme, un mondo umanamente nuovo, garantendo l’Io che diventa Noi, utile ai percorsi di un’umanità condivisa capace di avere la Pace, come fine primario di un sociale universale sempre più indifferente al mondo che crede e sempre più ai soli falsi valori dell’ avere-apparire, mettendo, da parte l’ESSERE che, universalmente è in sé l’anima insostituibile del mondo.
L’uomo, continuando a fare male e farsi male, continua a darsi in modo sbagliato, modelli e stili di vita, sempre più sbagliati.
Modelli e stili di vita che cercano di dare un senso al vivere comune, esaltandosi nell’ avere-apparire della propria umanità terrena, sempre più senza senso e senza futuro.
Tanto in Italia ed in gran parte d’Europa e dell’Occidente dove cresce la mediocrità umana e l’eccesso di una burocrazia che, non avendo in sé i saperi umanamente giusti, si rifiuta di agire per il bene dell’uomo del nostro tempo, purtroppo e sempre più, ammalato di uomo.
Perché tutto questo? Perché l’uomo è sempre più nemico del suo simile che si chiama uomo?
Perché la società dell’apparire che divinizza il dio avere proprio non sa vivere e comportarsi saggiamente? È, purtroppo, la società delle scelte sbagliate che agisce irresponsabilmente e si fa male creando condizioni di un grave e sempre più diffuso malessere.
C’è da riflettere su come vanno le cose nel sociale sempre meno saggio del mondo ed italiano in particolare.
C’è da riflettere per le scelte poco sagge e senza futuro che nanisticamente e per forte crisi di umanità intelligenti si fanno in Italia, compromettendo, così facendo il futuro italiano.
C’è da riflettere su come soffre di futuro la Scuola italiana, sempre più indifferente ai saperi ed alla conoscenza. Tutta la sua fragile attenzione è per il tecnologico, l’assolutamente nuovo di una didattica che è sempre meno attenta ai saperi ed alla conoscenza.
Dopo il bel capolavoro della riforma dell’università con le lauree brevi con le quali crescerà, purtroppo, l’analfabetismo delle professioni, oggi si pensa di accorciare, tra l’altro, il percorso degli anni di studi, portando a solo quattro anni gli studi superiori.
Tanto al fine di permettere ai giovani di poter accedere a 17 anni al mondo del lavoro creando, in quel lavoro che, tra l’altro non c’è, le prime importanti esperienze di vita lavorativa.
A che serve? A chi giova?
Non è forse assolutamente meglio dare prima del lavoro sul campo, un buon percorso formativo teorico, saggiamente utile in quel mondo del lavoro dove c’è una grave e diffusa mancanza di conoscenza teorica che, cammin facendo, diventa sempre più conoscenza applicata?
Ma il veramente grave del sistema scolastico italiano, sta soprattutto nei suoi contenuti educativi, formativi e disciplinari.
C’è, in giro, una grande confusione! C’è il mito, a senso unico, celle conoscenze informatiche e della crescente indifferenza per quelle discipline curriculari che un tempo saggiamente formavano con i giusti valori, quell’insieme dei saperi che erano alla base delle buone professioni italiane, oggi fortemente materializzate nelle conoscenze informatiche, come l’”unicuum” del sapere, creando gravi vuoti umani ed un nanismo culturale e di saperi con, tra l’altro, un inefficiente uso della lingua italiana, maltrattata per ignoranza, sia quando si scrive che quando si parla.
Cammin facendo, con il protagonismo della Scuola del fare, capricciosamente indifferente ai saperi nell’Italia senza futuro, si sta adoperando per una grave e dismissione intramoenia dei saperi e della conoscenza; tanto, complici gli insegnanti, rende gli alunni, eredi del nuovo tempo italiano, orfani degli strumenti del sapere assolutamente necessari a quel “buono sociale” che dobbiamo responsabilmente imparare a costruire tutti insieme, considerando per questo fine, il patrimonio del sapere ricevuto in eredità da conservare e da usare saggiamente ed altrettanto saggiamente, trasferirlo poi al futuro di quelli che verranno.
Questo saggio patrimonio del pensiero di cui ancora la società italiana può godere, compresi i giovani, ci viene dal geniale passato italiano e del mondo.
Un patrimonio che ha rappresentato nel tempo, il mondo di tante generazioni italiane e delle loro sagge professioni che tanto hanno saputo dare all’Italia ed al mondo.
Questo patrimonio classico-umanistico, con aggiustamenti di percorsi dannatamente inutili e pericolosi per il futuro italiano, rischia di essere cancellato, cancellando così facendo, gli studi umanistici in Italia, purtroppo inopportunamente modificati in un ibrido senza senso; tanto, ritenendolo giusto e necessario, per far crescere in Italia la cultura informatica ed il mondo dei “saperi tecnologici” che, orfani della saggezza del “sapere antico”, proprio non hanno futuro; proprio non vanno da nessuna parte.
Altro, non possono fare che mediocrizzare la società ed il suo futuro che, senza i giusti saperi e la giusta conoscenza, non può che essere una società mediocrizzata e quindi una società dal futuro negato.
In Italia e questo mi fa tanta rabbia per avere frequentato il Liceo Classico (con i suoi studi di Latino e Greco e la buona e saggia Filosofia, un ricchezza italiana, fortemente presente nella società che la considera parte di sé e del suo futuro possibile); mi fa rabbia, per avere acquisito all’Università percorsi formativi e di saperi Sociologici e per avere creduto nella cultura italiana, avendo maturato e sperimentato sul campo, esperienze da operatore culturale; per avere dato, tra l’altro, forte della mia conoscenza umanistica, il mio lungo impegno nel ruolo di giornalista della comunicazione autentica, di cui ha tanto, ma tanto, bisogno l’Italia per evitarne nanisticamente quella fine da parte di chi pensa sia giusto sacrificare il passato ad un presente confuso e senza senso, per creare il solo nuovo del “niente italiano”.
È questo l’insano obiettivo italiano dei soloni della Scuola, presi dalla smania, nel ruolo di riformatori, di riformare, cancellando la Scuola italiana; tanto, pensando ad una sua rigenerazione sulle ceneri del niente italiano; un niente che, per il suo essere niente non serve a nessuno e tanto meno al futuro italiano che, così facendo, diventa futuro assolutamente negato.
Dopo la riforma-sfascio universitaria e del suo tragico cammino poco universitario, i soloni del sistema Italia, si stanno preparando alla riforma-sfascio della Scuola Superiore, riducendola a quattro anni e cancellandone percorsi e discipline considerati non utili al futuro italiano che, per ignoranza di chi è chiamato a progettarlo, pensa come assolutamente inutili e da cancellare; tra l’altro, in questo disegno di dismissione italiana, c’è la cancellazione della Filosofia, una disciplina importante, parte intelligente degli studi umanistici del Liceo classico e del Liceo scientifico italiano.
L’Italia si vanta, a buona ragione, di essere il Paese d’Europa con un sistema scolastico, fortemente vocato agli studi classici e con in primo piano la Filosofia; tanto, come per le linee portanti della Riforma Gentile del 1923.
Perché pensare che sia giusto oggi cambiare o addirittura cancellare i percorsi umanistici dove i tanti giovani italiani hanno appreso le lingue di latino e di greco, parte di un passato del mondo che ci appartiene; che è parte di noi e che serve anche al futuro italiano, nel saggio percorso dei saperi del mondo passato - presente - futuro.
Altrettanto dicasi per la Filosofia; il pensiero filosofico ci appartiene. È parte di noi e non può essere assolutamente cancellato; cancellandolo, i saperi italiani ne subirebbero un grave danno per il presente e più oltre, per il futuro italiano.
Intervenire nella Scuola con progetti di cambiamento dannosi al sapere italiano è un danno per tutti; è un grave danno per la società italiana che non può e non deve subire una mutazione così poco opportuna, se non gravemente dannosa per il percorso dei saperi italiani che, oggi come non mai prima, ha tanto, tanto bisogno del suo passato.
Quando, si pensa al cambiamento della Scuola per i fini di una falsa democratizzazione si sbaglia e non poco; in Italia c’è l’esempio negativo della Scuola media unificata che, con l’obiettivo dichiarato di cancellarne le differenze, mettendo insieme anche i figli del sottoproletariato italiano, ha di fatto raggiunto il pessimo risultato di un confuso sottoproletariato educativo e formativo, solo formalmente insieme, ma assolutamente distante e con netta separazione degli uni dagli altri.
La Filosofia, una disciplina cara all’Italia e sempre più indifferente all’Europa dove è crescente l’attenzione per studi di economia e di informatica, nonostante la evidente differenza con gli altri, soprattutto d’Europa, serve all’Italia; serve all’Italia ed agli italiani anche nel tempo nuovo della cultura mediatica del Terzo Millennio che, non può fermarsi al nuovo, mettendo da parte un passato di saperi che ci appartiene e che serve a crescere umanamente ed a sviluppare saggezza d’insieme.
Basta quindi con il sacrificare inutile; un sacrificare dal frutto nanistico di programmatori poco pensatori e soprattutto poco saggi nel determinare il nuovo italiano, ritenendo maledettamente utile liberarsi del suo passato.
La Filosofia, come il Latino ed il Greco, serve all’Italia; nessuno può pensare di sacrificarli a vantaggio dell’educazione finanziaria.
Serve studiare la Filosofia? Io sono fortemente convinto che serve; che servono all’Italia gli studi umanistici, latino e greco compresi, per conservare al futuro i nostri saperi e la nostra identità con le sue profonde radici nel passato; sarebbe un’ulteriore stupida avventura italiana, pensare di cancellarle per un nuovo del niente che sicuramente non giova, così come possono giovare gli studi fatti di discipline che fanno parte di un sapere lontano del pensiero filosofico e/o linguistico e storico del latino e del greco, mondi lontani che è saggio far conoscere ai nostri figli, conservandone i percorsi di studio assolutamente necessari per costruire il futuro italiano che è e deve essere, prima di tutto e soprattutto, saggio futuro dei saperi per l’UOMO.

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