Menu
Cerca Effettua una ricerca

📰 Categorie

📍 Località

CAMPANIA: PERCORSI DI FUTURO. LE PRIME CENTO STARTUP PER PROGETTARE E CREARE LAVORO E SVILUPPO AUTOCENTRATO

CAMPANIA IN CAMMINO DAL FUTURO NEGATO AD UN FUTURO UMANAMENTE POSSIBILE

📅 lunedì 12 dicembre 2016 · 📰 AttualitàSalerno

12122016 startup
Credits Foto pixabay.com

foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

Una grande regione come la Campania, purtroppo e sempre più in modo inarrestabile, corre veloce verso un grave declino umano e territoriale; un declino dal futuro negato.
Alla Campania, un tempo “Felix”, un tempo Regione con al centro l’Uomo dell’Essere e dei suoi valori umanamente significativi, un tempo terra di poeti, di pensatori e di filosofi (da Gianbattista Vico a Benedetto Croce), vive in un dannato silenzio il suo oscurantismo; un oscurantismo umano e territoriale che ha come unico possibile sbocco, un grave niente esistenziale.
Un niente disumano, che accompagna i campani in territori sempre più abbandonati; sempre più degradati e negati al futuro, per mancanza assoluta di futuro.
I suoi territori minori, ormai cancellati i guardiani della Terra, saggi protagonisti di un mondo e di una civiltà contadina ormai scomparsa, sono sempre più degradati; sempre più abbandonati a se stessi e sempre più privi di quelle risorse umane necessarie a farli vivere; risorse umane ormai cancellate, ormai scomparse per mancanza di condizioni di vita.
Ancora pochi vecchi e poi ci sarà il nulla esistenziale. Un nulla che va aggredendo anche le aree urbane, dove cresce il degrado e dove sono gravemente cancellate le opportunità di vita, prima di tutto il lavoro, per poter vivere, conservando tutte le buone caratteristiche umane di dignità e di qualità della vita, chiari indicatori del buon vivere territoriale.

Un buon vivere che, purtroppo, non c’è e che incide e gravemente sugli stili di vita; che incide e non poco, sulla qualità della vita che, di anno in anno, scivola sempre più in basso nella scala dei valori del buon vivere campano.
Considerando la qualità della vita in Campania, ci troviamo di anno in anno ad un inarrestabile scivolamento verso il basso, con una vita da sopravvivenza che cancella tutto il fascino di una grande Regione italiana che cammin facendo, nell’indifferenza, va perdendo punti, con un grave danno italiano e diffusamente campano.
Nella classifica finale del diverso andamento della qualità della vita, in base ad indicatori ben definiti e ben individuati, abbiamo scenari campani da vero e proprio allarme rosso.
Scenari campani veramente tristi di cui sono purtroppo, in tanti che ci sguazzano senza averne consapevolezza e senza minimamente porsi il problema per trovare ed in fretta, le soluzioni giuste, al fine di evitare una tragedia umanamente e socialmente annunciata ed evidenziata da segnali che ne indicano senza equivoci, il grado di pericolosità per tutti.
Occorre porvi la dovuta attenzione; occorre correre ai ripari. Questa Campania così com’è, proprio non va; proprio non ha futuro.
In Campania la qualità della vita, un valore sempre più indifferente e dimenticato, non è assolutamente un valore.
Si cerca un vero e proprio scivolamento verso il basso per trovare quell’equilibrio di uno stare bene, stando assolutamente male.
I dati della ricerca sul vivere italiano e la qualità della vita che ne è alla base, vedono di anno in anno, la Campania toccare il fondo, attestandosi negativamente nella parte assolutamente bassa della graduatoria.
Nel 2016 con scarti spesso notevoli, di anno in anno sempre più verso il basso, la città e la provincia italiana dove si vive meglio è stata Mantova; un primo posto ben meritato, con il massimo del punteggio pari a mille; a chiudere la graduatoria delle 100 province osservate è Crotone.
La situazione delle province campane non è assolutamente da condiviso compiacimento. Le cinque province campane sono tutte ben incasellate nella parte bassa della classifica formulata in base ad indicatori che segnano le condizioni della vita e della qualità della vita per ciascun cittadino; tanto, in base a quello che offre il territorio per il vivere civile ed una buona qualità della vita.
Napoli è la terzultima al 108mo posto con punti 51,71, rispetto ai mille di Mantova che è passata al primo posto, superando la città di Trento.
Niente di che per le altre province campane. Al 72mo posto troviamo, come prima in graduatoria delle province campane, Benevento, con 342,29 punti; seconda è Salerno al 79mo posto con 281,11; terza Caserta al 91mo posto con 198,61 punti; quarta Avellino al 92mo posto, con 175; quinta ed ultima per qualità della vita al 108mo posto con soli 51,71 Napoli; conduce il terzetto di coda, con Siracusa penultima al 109mo posto con 31,27 punti e Crotone, al 110mo posto, con punti 0,00. I dati campani sono veramente allarmanti.
Siamo di fronte ad un territorio di grande pregio artistico, naturalistico - ambientale, di saperi, di cultura e dal passato eccellente che, cammin facendo, è andato smantellando tutto di sé, riducendo, così facendo, le sue caratteristiche di territorio di saperi, umanamente vivibile; di territorio godibile e bello da vivere.
C’è da allarmarsi! C’è da gridare allo scandalo! C’è da considerarci, oltre che campani sedotti ed abbandonati, campani ed ancor più, italiani traditi!
Italiani maltrattati ed inopportunamente ridotti a cittadini di serie B e/o ancora peggio ultimi dal sempre più difficile insieme italiano.
Perché quelli che dovrebbero sapere fingono di non sapere, ignorando quella triste condizione campana da vera e propria catastrofe umana?
Sentite, sentite, siamo per qualità della vita nelle gravi condizioni di ultimi d’Italia.
Perché tanto? Da che e da chi dipende tutto questo? Pericolosi ed inaffidabili tromboni del fare falso e bugiardo, con le gravi conseguenze della seduzione e dell’abbandono di sempre, non hanno saputo fare il loro dovere, difendendo la Campania, una parte nobile del sistema Italia, rivendicando per sé quei giusti diritti che invece come sempre e più di sempre, si sono concretizzati in non diritti; in diritti negati, causa di una pessima vita campana e di un territorio sempre più disumanamente degradato e poco garantito e con diritti sempre più diffusamente negati; sempre più miopemente cancellati, con un fare nanistico, indifferente ai più, da feroce ed assolutamente grave ed inopportuna dismissione.
La Campania delle dismissioni facili è ormai parte integrante e condivisa di sé; è una vitale parte di sé. Ne rappresenta l’anima viva falsamente viva che, oltre ad essere falsamente viva, è anche diffusamente ammalata di sé, prossima a morire.
Avvicinandosi al dismesso campano, primo in Italia, vediamo da vicino la grande dismissione del territorio campano, con la cancellazione dei servizi territoriali perché un inutile e dannoso peso campano ed italiano più in generale.
Con tale logica si è pensato di cancellare, tra l’altro, il lavoro, soprattutto il lavoro giovanile.
A che serve se possono andare in giro per il mondo e frutto del loro impegno delle braccia e dei cervelli, assaporare la dolcezza di “lo pane altrui”? Tanto, facendo così risparmiare il costo di bocche campane da sfamare sul suolo campano e ricevendo magari qualche soldo per impinguare le casse vuote di un’Italia che soldi proprio non ne ha per soddisfare i tanti optional italiani e campani in particolare che, senza farsene una ragione, vanno saputi considerare inutili e quindi da dismettere per il bene superiore dell’economia italiana, un’economia da profondo rosso italiano e da profondo rosso emergenziale per la Campania ed il Sud più in generale.
A che serve quindi far lavorare i giovani in casa nostra, quando, senza dare fastidio a nessuno possono andare a lavorare altrove, non stressando, così facendo nessuno con lavori che è meglio dismettere, perché usuranti?
Ma è veramente triste sentire ancora parlare di lavoro, indicandolo, come primaria necessità di vita. Chi dice questo non vuole bene all’altro, in quanto si compiace di vedere sudato e dalla schiena rotta e/o con il cervello confuso per gli sforzi sovrumani compiuti per inventarsi un lavoro socialmente utile al solo fine di campare e così quindi affaticarsi, stancarsi e stare così male, rischiando di ammalarsi e, per gli sforzi compiuti, lavorando, lavorando, per la sola pagnotta, di invecchiare precocemente. Ma, è umano tutto questo?
A che serve fare il negriero pensando che il lavoro è un diritto costituzionalmente garantito e che è un dovere sociale, di fare lavorare gli altri, senza poi mettere in conto che il lavoro stanca e che è un danno alla salute per vivere veramente bene ed a lungo la propria vita.
Il lavoro che non c’è, produce disoccupazione diffusa e con questa, un grave disagio giovanile delle tante braccia e dei cervelli che se ne vanno, sottraendo risorse utili se non del tutto necessarie per un nuovo futuro campano.
Ma le tante variabili del malessere campano che ci ritroviamo nel negativo della qualità della vita sono ben oltre il lavoro ed esprimono significativamente le gravi sofferenze umane di chi vive in una regione disumanamente abbandonata a se stesa e dal futuro sempre più negato.
In Campania le sofferenze umane e sociali maggiori riguardano soprattutto Napoli ed il suo hinterland dove vive il 50% della popolazione campana, con oltre 3 milioni di abitanti.
Napoli e la sua vasta area metropolitana diffusa, oltre a non garantire a chi la abita, una vita di qualità, spesso non garantisce neppure una condizione di sofferta sopravvivenza; sono tanti i napoletani vicini alla soglia della povertà che in uno con l’esercito di chi viene da immigrato in Campania ed a Napoli in particolare, sperando in una vita migliore, purtroppo, per le gravi e dannose sofferenze quotidiane da vita di strada e dal solo cibo umanamente ricevuto dal solidale territoriale, attivamente presente e saggiamente vicino alla gente, è costretta a ricredersi ed a soffrire in silenzio per le sue condizioni di un mondo umanamente solo. di disperati della Terra, sempre più abbandonati a se stessi.
Ma non finisce qui! Le gravi sofferenze campane e napoletane in particolare, continuano all’infinito e danno come amaro e triste risultato nella qualità della vita italiana, quei posti da ultimi della graduatoria del come si vive nel nostro Paese; tanto, con un aggravamento diffuso per il 2016 (Napoli, in coda alla graduatoria che vede Benevento, come prima delle province campane, al 72mo posto). È questa una condizione che non può assolutamente passare inosservata.
La mala qualità della vita, così ampiamente diffusa in tutta la Campania ed a Napoli in particolare, sta ad indicare che sono tante le cose che non vanno sul territorio campano; si tratta di cose umanamente importanti che ci spingono ad una disumana condizione da italiani ultimi; da italiani dal futuro negato. Dal futuro cancellato e/o comunque, sempre più umanamente degradato.
Perché, così tanto malessere in Campania? Prima di tutto, per un fare sociale fortemente compromesso da diffuse condizioni di criminalità e di illegalità; a queste vanno ad aggiungersi un diffuso abbassamento umano, professionale e culturale della classe dirigente, purtroppo, sempre più mediocre, con una conseguente e diffusa mediocrizzazione della società di riferimento, dove regna sovrana la corruzione, l’illecito ed una diffusa vita di scambio, basata sul principio sovrano, assolutamente intoccabile del “io do una cosa a te e tu dai una cosa a me”.
Questo principio rappresenta, un continuum campano fatto di scambio diffuso con le conseguenti sofferti condizioni di una sudditanza familistica dei campani che, così facendo non si sono mai liberati da forme striscianti di schiavitù, ritrovandosi alla mercé di questo e/o quel “dominus” che tutto può ed a cui tutto si deve; a cui, da padre-padrone, tutto, ma proprio tutto, è dovuto.
Oltre alle richiamate sofferenze campane antropiche e territoriali ce ne sono delle altre altrettanto importanti, assolutamente da non trascurare. Si tratta di sofferenze materiali ed immateriali che non vengono rimosse e non vanno cancellate per così ridare la giusta e meritata dignità di vita alla Campania nostra, un tempo terra “Felix” e di grandi saperi.
Tutto questo ci deve far riflettere ed a fondo! Tutto questo ci deve restituire dignità umana e territoriale ed un intelligente ed attivo ruolo da protagonisti campani, per affrontare con forza e coraggio le grandi sfide del tempo nuovo del Terzo Millennio, avendo la piena e responsabile consapevolezza che la Campania è un’importante e saggia realtà umana e territoriale e che, se le sue condizioni sono di grave disagio e di altrettanto grave sofferenza umana e territoriale è unicamente per colpa degli uomini; per colpa dei tanti campani che preferiscono vivere da “italianuzzi” sudditi e non assumere il giusto ruolo di cittadini protagonisti, attori e non spettatori in un contesto umano-sociale attivamente partecipato, con un saggio fare da parte di ciascuno di noi per il nuovo campano, da cittadini attivi, con una grande forza dentro, per trasformare il suolo campano da suolo umanamente negato ed avvelenato, da suolo di illegalità e criminalità diffusa, in suolo campano dalla cittadinanza attiva, con un territorio da “città territorio”, fatto per l’uomo e non contro l’uomo ridando, così facendo, una grande dignità di vita a tutti i campani stanchi dell’ormai troppo lungo silenzio.
Per questo obiettivo i campani protagonisti non vogliono più delegare niente a nessuno; non vogliono assolutamente ed in modo silenzioso, da veri protagonisti toculacapo, sentirsi sudditi sottomessi, a tutto danno della loro vita; della qualità della loro vita, sempre più ultima e spogliata del vero sapore di uomini veri di questa nostra maltrattata Terra, tra l’altro, fortemente abbandonata a se stessa e senza futuro possibile.
Occorre riprendersi e con forza il ruolo attivo di ideatori del proprio sviluppo umano e territoriale.
Tanto, pensando; tanto, mettendo insieme le proprie idee da confrontare attivamente con quelle degli altri e trasformarle, attraverso un ricco laboratorio territoriale di umanità in cammino, in cultura del fare, per un PROGETTO CAMPANIA che deve diventare PROGETTO DI FUTURO CAMPANO, per le tante risorse di cui dispone, una delle più grandi regioni italiane, resa nanisticamente ultima dagli uomini che, ammalati di potere, pensano nella logica di sempre, ai soli maledetti inciuci del potere che, così facendo, avrà come unico e tragico sbocco possibile, la morte sicura di una Regione del sole e della vita, che merita ben altra sorte, ossia, di vivere, riprendendosi quella gioia di vita sempre più diffusamente negata.
Occorre, per tutto questo, un comune spirito d’insieme, fatto della saggia anima di una cittadinanza attiva, responsabilmente impegnata a cambiare; a cambiare la Campania, restituendo dignità ai suoi territori maltrattati ed abbandonati a se stessi e sempre più a grave rischio per l’uomo.
Occorre restituendo dignità di vita alla Campania minore, dove si muore ma non si nasce e dove, per crescente mancanza di vivibilità umana c’è in atto una grave emorragia migratoria che ne provoca la desertificazione, rendendo i tanti Paesi dell’anima, in Paesi senz’anima con, tra l’altro, una disumana cancellazione dell’identità e dell’appartenenza ad un passato ormai scomparso anche nei vecchi mestieri e nella stessa agricoltura, fonte del buon cibo campano di una volta, sempre più cancellato ed avvelenato.
Il PROGETTO CAMPANIA, dalla forte connotazione di città territorio, deve basarsi sul saggio rapporto d’insieme pubblico/privato, con un pubblico assolutamente rispettoso dei diritti dei cittadini ed un privato intelligente protagonista di idee del fare, liberandosi della passata sudditanza basata sul libero convincimento che tutto dipende dall’alto e che il compito del cittadino deve essere solo quello che gli dicono, evitando assolutamente di fare quello che pensa sia giusto fare.
Il nuovo campano, affinché sia veramente e concretamente nuovo, deve sapersi riconoscere nei saperi e nei valori dell’ESSERE; saperi e valori dell’ ESSERE oggi cancellati per l’invadente prevalenza di un mondo falsamente nuovo fatto di solo avere ed apparire.
Così non è! Questo non è assolutamente il nuovo globale del mondo e tanto meno di un punto d’oro del mondo mondializzato che si chiama Campania, dove finalmente e per sempre, devono essere restituiti ai cittadini che la abitano un suolo sicuro e non avvelenato, con territori da usare saggiamente come l’agricolo eccellente per risorse, importanti al futuro campano e con l’uso dei suoi beni culturali e naturalistici e delle grandi realtà urbane, l’oro della Campania, una grande risorsa campana che ci invidia il mondo, che non può fare assolutamente a meno del sole di Napoli, dei dolci sapori della Terra campana e soprattutto dei saperi culturali e valoriali dell’Essere che, radicati nel Cilento, Terra di Parmenide, vanno assolutamente considerati, con la dovuta ed opportuna saggezza, trattandosi di un patrimonio immateriale dell’umanità, per così garantirsi concretamente quel futuro possibile, che per essere tale, deve partire dalla CULTURA DELL’ESSERE, un grande valore, un grande patrimonio per tutti gli uomini della Terra.
Ai cittadini campani va garantito il diritto dei diritti, ossia la dignità e l’umanità di uomini liberi; di uomini di un territorio stanco di emigrazione, stanco di violenze e di lutti; stanco, tra l’altro, di subire l’egoistico protagonismo di chi usa la violenza contro gli altri per atti assolutamente illeciti.
Ai cittadini campani per tutto questo, per un loro saggio futuro, bisogna garantire sui territori una buona scuola, unitamente ad un saggio insieme umano e culturale.
Bisogna, tra l’altro, garantire strade sicure e trasporti che funzionano.
Nel cambiamento innovativo in atto, la Campania deve saper recuperare la grande risorsa dei suoi cervelli in giro per il mondo che, con un grave fare emorragico assolutamente disumano, hanno abbandonato ed abbandonano i nostri territori, rendendoli, così facendo, sempre più negati al futuro per un responsabile vuoto di risorse umane, parte di un importante patrimonio che, senza una giusta ragione, è stato cancellato, ma non del tutto perduto.
Per il futuro della Campania occorre attrezzare politiche di sviluppo, partendo dai territori e dalle tante risorse di cui dispongono. Occorrono politiche innovative e tecnologicamente avanzate, per uno sviluppo autocentrato e partecipato con le idee condivise dei tanti campani che, con le loro intelligenze possono trovare un insieme giusto, creando il tanto atteso cambiamento e sviluppo.
Tanto, utilizzando un Progetto Campania, ricco di progetti (le start-up) umanamente significative per il nuovo campano.
Si tratta di un nuovo assolutamente necessario se non vogliamo continuare a fare male alla Campania che, così facendo, andrà sempre più a fondo e sarà sempre più una regione negata al futuro, con fughe crescenti ed inarrestabili di braccia e soprattutto di cervelli ed una qualità di vita sempre più bassa.
Cui prodest? A chi giova fare male ad una Terra che potrebbe essere veramente bella da vivere, se avesse un fare umano più attento all’uomo, più saggio nel considerare il futuro ed il come costruirlo, nel rispetto umano di tutti e con tante, tante idee condivise?
Quando scrivo, lo faccio, non per comunicare agli altri sogni che, magari sono sogni sempre più proibiti; lo faccio con la forte convinzione che sono le idee, soprattutto se condivise, la grande forza del cambiamento.
I sogni della grande bellezza, è bene che li facciano poetando e li trasmettano alla gente i poeti che sono la grande ed assolutamente necessaria anima viva dell’umanità dei grandi sentimenti umani.
Scrivo, con grande partecipazione, per trasmettere idee; idee che, se e quando diventano saggia forza di un’insieme condiviso, possono essere utili per cambiare le nostre condizioni umane, diventando concretamente percorsi di un fare che serve alla società del nostro tempo, soprattutto se e quando vive in condizioni ed in realtà difficili ed umanamente negate, diventando cammin facendo, realtà umane senza futuro.
Oggi, ovunque nel mondo ed anche da Noi in Campania, l’homo faber in uno con l’homo sapiens devono essere insieme agli altri, costruttori di futuro; deve aiutare l’altro a camminare insieme in un fare condiviso da Io/Noi.
Tanto, è assolutamente necessario per un mondo nuovo; tanto, è assolutamente necessario per una Campania nuova che, da Regione Cenerentola e dal vivere senza qualità ha, volendolo, tutti i necessari requisiti umani e territoriali, per diventare una Regione leader in Italia e nel mondo, aprendosi ad un grande futuro possibile.
Tanto, perché lo può! Tanto, perché ha una grande risorsa di saperi, nel pensiero antico dell’ESSERE parmenideo, patrimonio del mondo che, se ben utilizzati e saggiamente arricchiti con i saperi socratici legati alla saggia conoscenza di se stessi e ad un fare maieutico che può trasformare, conoscendosi, l’uomo singolo ed isolato con scarse possibilità, in un saggio essere umano, con alla base una forte relazione interumana ed un’assolutamente necessaria collaborazione fra gli uomini; tanto al fine di costruire un’umanità campana, come eredità di insieme, partendo dai valori dell’Essere parmenideo e dal saggio impegno, da parte di ciascuno di Noi, per un non facile, ma assolutamente necessario cammino umano con l’Io che diventa Noi. Un Noi del pensiero e del fare, per un mondo umanamente nuovo anche in Campania, con una sua grande ricchezza materiale ed immateriale che ne rende volendolo saggiamente, possibile il cammino, prima di tutto umano, al fine di una feconda ed attiva interazione umana della gente campana, da cui partire per il nuovo campano.
Attraverso la progettazione del nuovo possibile, si può dare alla Campania un futuro assolutamente possibile.
Un nuovo, partendo dal turismo, richiamando nuovi flussi; tanto è possibile promuovendo l’immagine turistico - culturale della Campania nel mondo.
Tanto è possibile pensando ad interventi umanamente necessari per il territorio, per l’ambiente, per i borghi antichi che, sempre più abbandonati a se stessi, da Paesi dell’anima, sono ormai diventati Paesi senz’anima.
Il futuro possibile della Campania, oltre a tutto questo, va pensato in modo autocentrato (le start-up sono un saggio strumento di progettazione innovativa), considerando con la dovuta attenzione le risorse campane disponibili sui territori e spendibili per lo sviluppo possibile.
Tra queste, oltre ai borghi antichi, c’è da prendere in considerazione i saperi campani, unitamente ai beni culturali ed ai sapori che da dimenticati ed indifferenti, possono riprendersi quell’anima perduta, attraverso il pensiero innovativo e le tecnologie non invasive che possono essere utili per lo sviluppo del territorio campano, promuovendo nuovi percorsi formativi, con un saggio recupero del mondo scomparso dei vecchi mestieri, parte di un’anima campana del passato che potrebbe essere utilmente funzionale anche al nuovo campano, per un mondo nuovo che potrebbe riportare la Campania nel mondo, come regione principe, di un’Italia non più Cenerentola d’Europa e del mondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

BLOG di Giuseppe Lembo - La pagina corrente è autogestita

Cilento Notizie su GNews
Leggi il nostro regolamento dei commenti prima di commentare.