LA VIRTÙ UMANA DELLA DISUBBIDIENZA
Il trasgredire umano ha in sé la saggezza del progredire
di Giuseppe Lembo | BlogInterrogando il mondo della Sociologia e della cultura sociologica fondata essenzialmente sull’uomo e sulla società di riferimento, si ha chiaramente e distintamente consapevolezza della trasgressione umana con in sé la saggezza del progredire e del “positivo” che viene all’uomo della Terra dalle sue reiterate disobbedienze.
Tanto ci viene dagli orizzonti sociologici, di grande utilità per l’uomo. Partendo da lontano, abbiamo, come ci insegna Prometeo, l’esigenza dell’uomo, dai tempi lontanissimi, di superare i limiti geografici, ma non solo.
In questo affannoso fare umano c’è, tra l’altro, l’esigenza di superare anche i limiti etici, una costante che dai tempi lontanissimi, ha sempre accompagnato l’uomo nel corso della sua vita terrena. E così la vita, la vita dell’uomo nella sua mutazione, con alla base caratteristiche assolutamente naturali, naturalmente si evolve, allontanandosi dai suoi principi basi e dalle sue caratteristiche assunte a norma di riferimento della vita umana.
La trasgressione, sociologicamente considerata, ha in sé una grande forza del generante progredire.
Tanto ci viene dai Libri dal forte sapore e saperi sociologici che, partendo da lontano, ci informano su aspetti non sempre conosciuti del comportamento umano.
Il “Dilemma di Prometeo”, fa parte di una serie di articoli di Adriano Favole e Giulio Giorello, contenuti nella “Lettura - Numero 274”, allegato al Corriere della Sera.
Sono pagine in sé interessanti che ripropongono una questione volutamente circondata da poca chiarezza, circa la saggia e positiva inosservanza delle norme, con opportunità nuove per l’uomo pigramente o peggio ancora vilmente chiuso in se stesso, negandosi, così facendo, al futuro.
Prometeo, come da lunga tradizione di un sapere fortemente fantastico e come dagli scritti di Favole e Giorello, cedette al saggio impulso di donare il fuoco all’uomo.
Trattasi di una metafora che, è bene conoscerla; che è bene che tutti conoscano, perché in sé rappresenta la conoscenza; l’inizio della conoscenza umana contro il volere divino di Zeus che punisce Prometeo per una disubbidienza considerata grave ed assolutamente inammissibile.
Grazie, Prometeo! Grazie, per la tua saggia disobbedienza! Una disobbedienza, sociologicamente interpretata oltre che positiva in sé, il grande inizio della storia del mondo.
Senza la conoscenza, che mondo sarebbe stato? Senza la conoscenza, che mondo sarebbe?
Una disobbedienza importante che la sociologia considera saggiamente positiva.
Le reiterate disubbidienze hanno fortemente inciso sulla storia dell’uomo e sul futuro possibile. Mancando le reiterate disubbidienze, finalizzate all’andare oltre i confini possibili, avventurandosi, così facendo, nell’assolutamente proibito del mondo, sarebbe stato sicuramente un futuro piatto e senza la conoscenza necessaria a cambiare, mutando, i destini dell’uomo e della Terra.
Anche la vita biologica è il frutto di uno scarto dalla norma, in sé produttrice di una diversità che è la vita come eccezione.
Nella teoria dell’informazione c’è il rumore senso, tanto più efficace quanto meno è probabile. E così la crescente attenzione sociologica per l’improbabilità, il disordine, la differenza di potenziale, sono in sé combinazioni di uno status che, cammin facendo, come da studi sociologici, si concretizzano proprio nell’inosservanza della norma; un’inosservanza - valore per l’uomo della Terra che, grazie alle sue disubbidienze, ha potuto arricchirsi di saperi e di conoscenza, varcando l’egoistico proibito per volere di chi si sente gelosamente custode di un “conoscere tutto per sé”.
E così, gli esempi della conoscenza, su basi assolutamente casuali arricchiscono gli scaffali di nuovi ed importanti Libri; di nuovi Libri, supportati dal sapere sociologico.
È di Michel Serres, il Libro “Il mancino zoppo” - Bollati/Boringhieri. Anche dalle sue interessanti pagine, la conferma che la ricerca scientifica ha esiti assolutamente casuali, con scoperte casuali che vengono al mondo ed arricchiscono i saperi del mondo, cercando altro.
L’autore Reinhart Koselleck nel suo libro “Futuro passato” - Clueb ci informa che il miglioramento umano e soprattutto il miglioramento nella sfera dei saperi umani, avviene grazie al superamento dei limiti dell’esperienza; limiti che sono un vero e proprio danno – dannazione per l’uomo che riesce e sempre più, a superare solo grazie al SUO FARE DISUBBIDIENTE.
Ed ancora, la letteratura del progredire trasgredendo, ha altri ed altri importanti autori che ne hanno sociologicamente definiti i percorsi.
Nell’umano, cammin facendo, la disobbedienza è andata man mano rientrando nella giusta norma di vita rispettosa delle comuni regole di vita.
Tanto, con un fare condiviso che nella società di massa, soggetto - oggetto di grande attenzione sociologica, si è costruito il principio fondante dell’obbedienza collettiva; un’obbedienza senza se e senza ma nel rispetto comune di leggi e regole sempre più necessarie per vivere insieme; sempre più necessarie almeno per sopravvivere insieme.
L’obbedienza umana è un problema dell’uomo di tutti i tempi. Già i Greci, per ridurre l’uomo all’obbedienza, si erano inventati la dea Nemesi; in quanto dea della giustizia, umanità di spada e bilancia, era pronta ad intervenire, richiamando al giusto ordine umano e rimettendo d’imperio, con il dovuto, forte e decisivo fare, l’uomo al suo posto.
Cammin facendo le cose umane sono fortemente mutate rispetto al punto di partenza; tanto, con la convinzione-certezza che nell’umano non c’è niente, assolutamente niente dal certo assoluto e per sempre; tutto, invece è umanamente mutevole e può cambiare determinandone di conseguenza quelle che prima, erano state considerate certezze - verità.
Il mondo nel corso della sua storia, spesso esagerando, soprattutto per quanto riguarda la giusta e saggia LIBERTA’ dell’Uomo, si è dato regole strette di ubbidienza.
Gli ubbidienti silenziosi sono i buoni cittadini; sono gli esecutori fidati.
L’ubbidienza è una virtù che l’uomo si cuce addosso attraverso percorsi ubbidienti che partano dalla Famiglia per poi continuare con il dovuto rigore nella Scuola e nella società da cittadino, con il Mondo del Lavoro che preferisce soprattutto il lavoratore ubbidiente.
L’obbedienza collettiva, con il suo fare salvifico, è nel mondo considerata l’unico mondo per assicurare alla società un’esistenza pacifica e rigorosamente ordinata.
Nel tempo in cui viviamo, cancellando spesso la libertà umana, l’obbedienza individuale e collettiva è stata adottata come vero e proprio obiettivo ideale di vita.
Tanto, superando quel fare iniziale della modernità umana, nato come necessaria risposta ad un insieme basato sull’ordine.
Come naturale alternativa umana e sociale alla disubbidienza con le sue lontanissime radici di un trasgredire per progredire. Anche la modernità è passata attraverso la disobbedienza.
La modernità deve tanto alla disobbedienza umana; il suo lungo e non facile percorso sa fortemente di disobbedienza.
Oggi con la società di massa siamo nell’espressione del polo opposto ossia ad una forma grandemente diffusa di obbedienza collettiva.
Un’obbedienza che molto spesso non giova al futuro del mondo; non giova assolutamente al dinamismo umano del futuro del mondo che si fa male abusando di disobbedienza; può addirittura morire di obbedienza, soprattutto nella sua forma estrema di obbedienza collettiva.
Mentre la massa è passiva ed ubbidiente, il capo carismatico veste panni assolutamente diversi, ossia può impunemente esercitare il diritto-dovere di disubbidire alla legge.
Tanto, con il deplorevole compiacimento dell’uomo - massa che gli riconosce il sacro diritto di violare le regole che vengono dal suo potere.
Siamo, per concludere, di fronte ad un interrogativo a cui va data la risposta giusta. Ci si può, stando così le cose, chiedere perché normalmente l’obbedienza viene considerata una virtù individuale e delle moltitudini che si fanno popolo e come tale viene premiata, mentre la disubbidienza, viene considerata un peccato grave; un vero e proprio devastante tradimento e come tale viene punita e messa alla gogna.
Una risposta possibile, ma assolutamente non giusta e tanto meno giustificabile viene da Noi, come insieme sociale; viene dalla società che, indifferente a tutto, si deve assolutamente difendere, limitando la libertà d’azione. Tanto, per comodo opportunismo, si dice che viene fatto nell’interesse di tutti.
Come dalla quotidianità del nostro fare e vivere sociale non è sempre così; sempre più spesso, non è assolutamente così. Per fortuna della società obbediente, c’è sempre in alternativa, il “contro” della disubbidienza.
Un “contro” a volte utilmente saggio, gettando, così facendo, le basi della società. Soprattutto oggi, oltre alla “disubbidienza”, anche il sapere, il saggio sapere, è considerato un gesto di ribellione nei confronti dell’autorità che non vuole assolutamente essere disturbata dalla società che, inconsapevolmente sottomessa, con un fare maledettamente ignorante, mantiene e rafforza il suo potere.
A ben considerare le cose del mondo, analizzandone le situazioni, si può, a giusta ragione, riconoscere la disubbidienza come l’origine della vita, se tale è se oltre all’origine è anche la ragione stessa della vita, allora c’è da gridare forte, facendolo gridare al mondo dei sottomessi senz’anima, l’evviva per la saggia disubbidienza umana, grazie alla quale si origina rigenerandosi la vita, sempre più incancrenita e depotenziata da forme crescenti e spesso disumane di obbedienza collettiva, un grave, gravissimo male umano e sociale del nostro tempo.
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