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CRESCE IL VUOTO DEI VALORI ITALIANI Dove va l’Italia? Chi la salverà?

📅 lunedì 26 giugno 2017 · 📰 CulturaSalerno

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foto autoredi Giuseppe Lembo | Blog

La storia italiana non va assolutamente dimenticata; non va cancellata dalla memoria collettiva. Non va negata al futuro di quelli che verranno che hanno bisogno, come non mai, di conoscere il loro passato, anche se disperatamente triste.
A questo passato triste, appartiene un “caso eccellente” della storia italiana. Un grave caso italiano sul quale si richiede oggi e sempre più, un’attenta e saggia riflessione, sia di insieme che da parte di ciascun italiano che ama questo nostro Paese, dalle tante risorse umane e dai saperi infiniti, unitamente alle infinità dei suoi crescenti e diffusi mali che vengono da lontano e chiedono di essere risolti per evitarne l’incancrenimento ed una crisi italiana senza ritorno.
Nel novero dei mali d’Italia ce n’è uno che rappresenta una grave piaga aperta, per tutti gli italiani.
La morte violenta dello statista, dello studioso e del politico Aldo Moro, è in sé una grave sofferenza italiana.
Una sofferenza italiana di cui tanti ancora non sanno darsene una ragione.

Il 9 maggio è stato l’anniversario della morte violenta di Aldo Moro. Il 9 maggio, dell’anno 1978 le Brigate Rosse massacrarono senza una ragione Aldo Moro, un “innocente d’Italia”, che veniva così consegnato alla storia italiana, come un MARTIRE ITALIANO; dopo essere stato crivellato di colpi, veniva restituito alla famiglia dentro una Renault 4 rossa.
Siamo, con la tragica fine di Aldo Moro a quelle tante verità italiane nascoste che rappresentano in sé il protagonismo di un’Italia che non sa, forse perché non vuole sapere ed altrettanto, non vuole trovare la giusta strada della saggezza italiana, mancando la quale, al nostro Paese, può continuare a succedere di tutto e di più.
È importante, è assolutamente importante approfondire le cause ancora sconosciute del perché italiano dell’uccisione, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro, un grande statista italiano, vittima del “fare politica” riferita alla Democrazia Cristiana che non piaceva al brigatismo rosso italiano, fatto da proletari armati che vedevano, come unica soluzione italiana, la violenza ed i crimini politici e non l’assolutamente necessaria via maestra di saggia umanità per conquistare l’Italia alla “libertà di popolo”.
Si trattava, purtroppo, di una vera e propria follia omicida che, per lunghi anni, ha insanguinato l’Italia, facendo delle Brigate Rosse, una triste forza della violenza italiana che non portava assolutamente da nessuna parte.
Quello di Aldo Moro è ancora e forse per sempre, un mistero italiano senza verità.
Una data politicamente tragica per l’Italia che coincide, tra l’altro, con la morte di un altro “martire italiano”. Un martire di mafia; Peppino Impastato, il suo nome, ucciso in Sicilia nello stesso giorno e nello stesso anno in cui a Roma veniva “martirizzato” lo statista italiano Aldo Moro.
Peppino Impastato era il figlio di FELICIA, una mamma coraggio che andava dicendo “La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura”.
Ricordare Peppino Impastato insieme ad Aldo Moro fa bene all’Italia; fa bene alla memoria degli italiani, nei cui scenari, le Brigate Rosse e la loro violenza, sono un pesante e triste ricordo italiano, con un martire politico dal nome di Aldo Moro, assolutamente da non dimenticare; in quanto “padre della Patria”, il suo pensiero e le sue sagge testimonianze sono una saggia guida del nuovo italiano.
Aldo Moro e Peppino Impastato non sono morti invano. Sono martiri italiani, a cui gli italiani, con grande rispetto, devono inchinarsi, raccogliendo con la dovuta saggezza, il loro pensiero/testimonianza.
Purtroppo, sono queste, con tante altre, le tristi vergogne italiane; vergogne da non cancellare, da non negare, ma su cui riflettere; su cui saggiamene riflettere.
Perché Aldo Moro? La risposta è tutta, in quella lettera/testamento di addio alla moglie, in cui lo statista condannato a morte, certo che tanto sarebbe avvenuto, alza il dito accusatore ed in modo forte dice all’Italia che il suo è un martirio dovuto e conseguente alla presenza della DEMOCRAZIA CRISTIANA, una forza politica italiana primaria nel governo del Paese; una forza politica, vista come nemica da quelle Brigate Rosse che, ritengono, per punirla, utile e necessario massacrarne in modo drammatico e violento, uno degli uomini più importanti.
Di massacrarne, come “reo dei mali d’Italia” Aldo Moro, statista italiano, colpevole dell’appartenenza ad una parte politica italiana la DC, considerata una classe politica padrona unica dei lavoratori e responsabile dei tanti mali d’Italia.
Questo mio scritto, in scaletta, parte del mio impegno quotidiano di scrivere per comunicare pensieri ed idee condivise, è nato in Terra Santa, a Tel Aviv, dove mi trovo per un certo tempo e dove, giorno dopo giorno, sono attento a considerare le differenze umane del fare, il frutto, soprattutto, di un grande, creativo impegno per un futuro sempre più innovativo.
Mio obiettivo principale, è prima di tutto, quello di valutare le testimonianze di vita, compagne di viaggio dello statista Aldo Moro nel suo lungo percorso umano/politico, fino alla tragedia italiana della sua morte violenta.
Voglio, in prima istanza, cercare di capire l’umanità politica di Aldo Moro, partendo, com’è giusto che sia, dalle sue idee/testimonianze.
Attraverso una di queste sue testimonianze di vita umana e politica, si capisce a fondo la forte personalità dello statista italiano.
Andava ripetendo spesso a se stesso ed agli altri “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”.
Ricordare Aldo Moro è un dovere italiano di tutti Noi. È un utile dovere italiano per un nuovo cammino di insieme, forte delle idee di un grande testimone politico del nostro tempo; un testimone scomodo al punto da volerne la sua eliminazione e di cui, conoscendone da vicino il suo pensiero, le sue idee, possiamo capirne a fondo la sua importanza italiana di ieri, di oggi e del nostro futuro, dove la memoria condivisa, avrà in primo piano, l’uomo saggio, lo statista eccellente ed il politico di altri tempi che, i nostri tempi gravemente inconcludenti, hanno cancellato dagli scenari italiani.
Tanto, con grave, gravissimo danno, per tutti gli italiani; un danno che si riflette anche nell’indifferenza istituzionale per una figura italiana che ha dato tanto all’Italia libera e democratica, nello spirito del suo vivere, ispirato al principio delle sue parole/testamento che sono parte del buono italiano ed assolutamente da non dimenticare. “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”.
Un testamento/verità che serve all’Italia di oggi ed alla sua classe di POTERE, sempre meno politica e sempre meno virtuosa nei comportamenti del loro fare, con al primo posto gli altri, ossia i cittadini italiani da rispettare, senza mai cancellarne le libertà di insieme ed il loro fare dal protagonismo, purtroppo sempre più negato e sempre più disumanamente lontano dai tempi politici del saggio statista ALDO MORO.
Ma lo si può dimenticare e/o anche cancellare quanto si vuole e così facendo, continuando a farsi male, facendo male!
Aldo Moro vivrà ed in maniera determinata nell’Italia del nostro tempo. Vivrà anche nell’Italia inconcludente e politicamente orfana di statisti.
Quest’”Italia sbagliata”, dovrebbe assolutamente rinsavire. A quest’Italia gravemente ammalata di potere ed orfana della politica del Buongoverno, è indirizzata la maledizione di un saggio figlio d’Italia.
Di un figlio che si può dimenticare quando si vuole, ma è sempre e comunque presente tra Noi.
È sempre e comunque presente tra Noi, attraverso il suo pensiero, le sue sagge parole, le sue testimonianze.
Con disperata sofferenza nel cuore, ALDO MORO, rivolgendosi agli italiani, in modo saggio, pronunciò la frase fortemente profetica “Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se non nasce un nuovo senso del dovere”.
Siamo, oggi come non mai prima, dalla data della triste morte per mani assassine di Aldo Moro, alla resa dei conti. Ad un “Redde rationem” che niente e nessuno potrà fermare.
L’Italia è oggi nelle condizioni profetiche di Aldo Moro. L’Italia non si salverà e la stagione italiana dall’inizio alla fine, fatta com’è, di falsi diritti e di altrettanto falsa libertà, è prossima alla sua resa dei conti. Purtroppo, in Italia dall’uccisione di Aldo Moro, le condizioni italiane si sono gravemente aggravate.
La previsione/maledizione è pronta a colpire. Quel nuovo senso del dovere, ritenuto necessario da Moro per salvare l’Italia, non c’è da nessuna parte.
L’orizzonte italiano sia umano che politico, ne è assolutamente privo.
Siamo ad un orizzonte piatto. Siamo, purtroppo e sempre più in un’Italia, con l’assenza totale del senso del dovere, una virtù italiana assolutamente mancante in un Paese in grave declino, avvelenato com’è di disumanità diffusa, dove manca il senso del dovere, come valore condiviso. Dove, con il senso del dovere mancante, è diffusamente crescente anche il vuoto di umanità; tanto, con una grave indifferenza italiana per l’altro in quanto UOMO e con un vuoto devastante del senso del dovere, una sofferenza italiana che ci avvelena e ci cancella sempre più al futuro con scenari tristi di umanità negata così come previsto da ALDO MORO, un saggio italiano, morto ammazzato per i tanti sofferti mali d’Italia, senza una giusta e saggia soluzione italiana.

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